Nati in aprile
Compleanni in punta di penna
1 aprile 1809 - 4 marzo 1852
NILOLAJ GOGOL'
Ma non era tutto un sogno? Era proprio vero che colei per un solo sguardo della quale egli avrebbe data la vita, colei al cui ricetto accostarsi egli già stimava inesprimibile beatitudine, era proprio vero che colei era adesso tanto cortese e benevola con lui? Egli volava su per la scala. Non nutriva alcun pensiero terrestre; non era acceso dalla fiamma d’una terrestre passione, no, egli era in quel momento puro e innocente, come un vergine garzone che ancora senta in sé indeterminata una spirituale sete di amore. E ciò che avrebbe in un uomo corrotto risvegliato turpi pensieri, ciò appunto faceva più puri i suoi.
(da: I racconti di Pietroburgo)
1 aprile 1959
SANDRO VERONESI
Oggi il tema del giorno è l’allarme gamberi. È su tutti i giornali, e non soltanto nelle pagine della cronaca di Roma, anche in quelle nazionali. I gamberi-killer della Louisiana. Ne parlano tutti con preoccupazione perché si tratta di una specie particolare, importata una quindicina d’anni fa dalla Louisiana da un allevatore del lago di Bracciano e sparsasi per tutto il Lazio, dicono, a causa della sua straripante capacità di proliferazione. Di fosso in fosso, di canale di scolo in canale di scolo, sono risaliti fino alla discarica di Malagrotta e da lì, sempre stando a quello che dicono i giornali, l’altra notte hanno dato l’assalto a Roma, attraversando l’Aurelia all’altezza del tredicesimo chilometro e generando notevoli problemi.
(da: Terre rare)
4 aprile 1881 - 4 dicembre 1941
AMALIA GUGLIELMINETTI
Che delizia esser donne e scriver versi! Voi non imparate i miei a memoria e sopratutto non li infliggete agli amici vostri, potrebbero sospettare che siate innamorato di me, ciò che proprio mi dorrebbe. Anzi vi devo ancora dire che, pensando meglio, fu davvero una fortuna che noi non ci siamo conosciuti di persona. Chi sa come sarei stata sgarbata con Voi se mi aveste detto solo una metà di ciò che m'avete scritto! Veramente io sono sgarbatamente sincera con le persone che tengo in miglior conto. Vi sarei spiaciuta, certo.
(da: Lettere d'amore)
5 aprile 1936
ELIO PECORA
«Il meglio – dice – quel che chiamiamo sublime
sta nell’ombra, nell’angolo: occorrono occhi
per vederlo, orecchi per ascoltarlo: come nel piede
danzante della Madonna di Caravaggio a Sant’Agostino
o lo screzio sorpreso di Desdemona nella canzone del salice.»
Parla guardando il pioppo che va sfogliandosi:
«Non scrivere – dice – quel che ho appena detto.»
(da: Rifrazioni)
7 aprile 1866 - 20 febbraio 1942
ANNIE VIVANTI
La creaturina nella culla aprì gli occhi e disse: - Ho fame.
Nulla si mosse nell'ombra della camera silenziosa e l'infante ripetè il breve grido inarticolato. Allora s'udì un fruscìo di vesti, un lieve accorrere di passi: due tenere braccia lo sollevano, e lo acqueta un cinguettìo di dolci parole vane. Ecco per la puerile guancia il fresco petto materno, per la piccola bocca avida ecco la fonte di blande e bianche delizie.
Sopita e soddisfatta la creaturina ricade nel sonno.
(da: I divoratori)
8 aprile 1909 - 8 maggio 1983
JOHN FANTE
Una sera me ne stavo a sedere sul letto della mia stanza d’albergo, a Bunker Hill, nel cuore di Los Angeles. Era un momento importante della mia vita; dovevo prendere una decisione nei confronti dell’albergo. O pagavo o me ne andavo: così diceva il biglietto che la padrona mi aveva infilato sotto la porta. Era un bel problema, degno della massima attenzione. Lo risolsi spegnendo la luce e andandomene a letto.
Al mattino mi svegliai, decisi che avevo bisogno di un po’ di esercizio fisico e cominciai subito. Feci parecchie flessioni, poi mi lavai i denti. Sentii in bocca il sapore del sangue, vidi che lo spazzolino era colorato di rosa, mi ricordai cosa diceva la pubblicità, e decisi di uscire a prendermi un caffè.
(da: Chiedi alla polvere)
9 aprile 1930 - 24 febbraio 2018
FOLCO QUILICI
In linea d’aria solo poco più di un miglio lo separava dalla dorsale montana, pochi anni prima suddivisa in tante concessioni minerarie; tutte abbandonate, meno la loro, il Rabbit Creek del settore est. Alla base di una lunga fila di rocce incastrate una nell’altra, quel punto, visto da lontano, appariva come un castello di carte.
Rallentò il passo oltre il gomito del sentiero tra gli alti ammassi sassosi. Lo attendeva un tortuoso miglio in salita e finalmente sarebbe giunto alle baracche, una dove abitavano e l’altra dove stipavano riserve e materiali per lo scavo e la decantazione del materiale estratto.(da: Libeccio)
10 aprile 1960
CLAUDIA PIÑEIRO
Quell’estate, l’estate successiva al suo licenziamento, mio padre sosteneva l’economia familiare vendendo turboventilatori. I turboventilatori erano, a quei tempi, quanto di più innovativo si potesse trovare per alleviare la canicola nella zona metropolitana bonaerense. E quell’estate del 1976 faceva molto caldo a Buenos Aires e dintorni. Noi eravamo tra quelli che vivevano nei “dintorni”. “Grazie a Dio fa caldo,” diceva mio padre, che non credeva in alcun dio. Io sì, almeno allora. La sera, quando andavo a letto, pregavo che l’indomani le temperature raggiungessero valori ancora più alti.
(da: Un comunista in mutande)
11 aprile 1947
ENRICO DEAGLIO
Frank Defatta aveva già il cappio al collo, e gli avevano messo pure un sigaro in bocca. Si rivolse alla folla e gridò, nell’inglese rudimentale proprio dei «dagos»:
«I liva here sixa years. I knowa you all. You alla my friends».
Lo sollevarono con un colpo secco della corda che scivolò sulla corteccia del pioppo e così Frank smise di parlare; il sigaro gli cascò dalla bocca e cominciò a tossire. Ma in quei pochi secondi pensò ancora che l’avrebbero tirato giù: li conosceva tutti, erano tutti suoi amici da sei anni.
(da: Storia vera e terribile tra Sicilia e America)
14 aprile 1857 - 25 marzo 1941
LUIGI NATOLI
La sera del 12 gennaio 1698, due ore prima dell’Avemaria, la piazza del Palazzo Reale di Palermo si empiva di una folla immensa, ondeggiante, varia, che si accalcava dietro le file della fanteria spagnola, schierata fra i due bastioni costruiti dal cardinale Trivulzio e il monumento di re Filippo V. Perpendicolarmente alla linea dei soldati, e con le spalle al quartiere militare degli spagnoli, erano ordinati tre squadroni di cavalleria, gente estera raccogliticcia, che, per tradizione, si chiamava dei Borgognoni.
(da: I Beati Paoli)
15 aprile 1895 - 11 giugno 1966
CORRADO ALVARO
Il lato noioso della faccenda era che parlavano di lui, Rinaldo o Rinaldino, come se fosse nascosto nella apparenza del suo piccolo corpo e cercassero di tirarlo fuori. Parlavano di lui all’infinito, ed egli aveva l’impressione che possono provare gli agnelli quando si prendono in braccio e se ne sente il peso. Erano discorsi su quello che egli avrebbe fatto da grande, mentre egli non voleva mai diventare grande, sarebbe rimasto piccolo, essi non lo sapevano. Egli guardava gli uomini come esseri di un altro regno, simili alle montagne e agli alberi.
(da: L'età breve)
17 aprile 1919 - 16 marzo 1978
JUAN RODOLFO WILCOCK
A pochi metri sotto terra si stende un largo strato di tufo, materiale che gli antichi adoperavano nelle loro costruzioni; a forza di scavare, hanno lasciato queste cave vuote, con grotte e gallerie comunicanti. Dopo tanti secoli, alcune si sono riempite di detriti, altre sono crollate; ma ne rimangono ancora molte in piedi. Quante, non si può dire, poiché nessuno le ha esplorate tutte; spesso il lavorio della natura ne ha cancellato gli ingressi, e siccome le grotte sono completamente vuote, neanche gli archeologi se ne interessano.
(da: Lo stereoscopio dei solitari)
17 aprile 1960
MARIAPIA VELADIANO
Sono una donna corale.
Un’opera collettiva senza il nome degli autori segnato in fondo.
Sono stata scritta da uomini e donne di ogni tempo. Mi hanno vista bambina, signora, gran dama, regina, spaventata, incantata, sgomenta, solenne, vestita di perle e di sacco. Sono stata di tutti come l’aria che si respira, l’acqua che dà vita, l’abbraccio di cui si ha bisogno.
Sarò di tutti ancora e per sempre, sono madre e non c’è fine al desiderio di essere figli.
Mi hanno raccontata in poesia, in pittura, in musica, nel vetro, nel ghiaccio immacolato, a punto croce, sulle volte delle cattedrali e sui selciati delle piazze, a chiacchierino e col tombolo.
(da: Lei)
19 aprile 1940
VITTORINO ANDREOLI
La geografia ha perduto di importanza. Affermare che le sorelle Tarantola sono nate a Verona, in un borgo chiamato Pradelle di Novaglie, non soltanto è inutile, ma aggiunge mistero a una notizia che invece è persino banale, come appunto una nascita.
Ormai dominano due parole nei vocabolari e nella mente di ciascuno: Europa e globalizzazione. Di fronte a queste dimensioni, Pradelle di Novaglie non è nemmeno un’espressione geografica, neppure una curiosità: è semplicemente un nonsense.
(da: La quarta sorella)
19 aprile 1965
ELENA STANCANELLI
Il bar dove l’ho incontrato è lungo e stretto. Col bancone da un lato e i frigoriferi dall’altro. Bastano quattro o cinque persone per sentirsi in trappola. Mascia mi prepara il caffè e lo appoggia sulla punta estrema del bancone, dove non c’è folla. Se invece siamo sole, mi metto vicino a lei e parliamo. Mi racconta del suo cane, un pitbull al quale ha insegnato ad andare sullo skateboard nella rampa del garage. Mascia è bassa, sempre vestita di nero. Ha i capelli rasati tranne un ciuffo viola che le scende sulla fronte e sugli occhi. Sul piattino, mi mette sempre la bustina di zucchero di canna. Ormai quasi tutti vogliono lo zucchero di canna, perché quello bianco è trattato chimicamente e fa venire le crisi ipoglicemiche.
(da: Un uomo giusto)
20 aprile 1960
SIMON BECKETT
Il magazzino aveva continuato a bruciare per tutta la notte. Il fumo s’innalzava come una nuvola più scura nel cielo coperto di quel mattino. Il puzzo dell’incendio ispessiva l’aria, donando alla giornata primaverile un prematuro sentore autunnale.
Le facce da ora di punta fuori dalla fermata di King’s Cross erano voltate in direzione della colonna scura, quando Kate salì i gradini della stazione della metropolitana. Il fumo si innalzava oltre i tetti delle case di fronte a lei; poi, a mano a mano che riguadagnava la superficie, i palazzi si avvicinarono, ostruendole la visuale.
(da: Dove c'è fumo)
23 aprile 1899 - 2 luglio 1977
VLADIMIR NABOKOV
C’era una volta un uomo che si chiamava Albinus, il quale viveva in Germania, a Berlino. Era ricco, rispettabile, felice; un giorno lasciò la moglie per un’amante giovane; l’amò; non ne fu riamato; e la sua vita finì nel peggiore dei modi.
La storia, in breve, è tutta qui, e qui avremmo potuto fermarci se non fosse stato giovevole e dilettevole raccontarla; e benché su una pietra tombale vi sia spazio quanto basta a contenere, incorniciato nel muschio, il compendio di una vita, i particolari sono sempre graditi.
(da: Una risata nel buio)
24 aprile 1815 - 6 dicembre 1882
ANTHONY TROLLOPE
La giovane donna che dovete perdonare, se vi riesce, non apparteneva forse ai Primi Diecimila di questo nostro mondo inglese, o perlomeno non potrei affermarlo con grande energia. Per nascita era legata a persone importanti – imparentata alla lontana con alcune persone importanti davvero, che appartenevano ai Primi Mille, qualora esista davvero tale categoria; ma di quei parenti importanti lei aveva saputo e visto ben poco, e loro si erano curati di lei altrettanto poco.
(da: Potete perdonarla?)
28 aprile 1923 - 10 gennaio 1977
CRISTINA CAMPO
Accusare di frivolezza i favolisti francesi perché adornarono di qualche piuma di struzzo le loro fate, significa «possedere la vista, non la percezione». Proprio quella possedeva invece una Madame d’Aulnoy, che seppe cogliere nelle voci del popolo i misteri più delicati e lo faceva quasi senza avvedersene, quasi in sogno, come si coglie un quadrifoglio in un prato. (Non così i fratelli Grimm che esplorando metodicamente, foglia per foglia, il folklore, ne trovarono, sì, molti anche loro, ma tra una messe soffocante di erbe senza magia).
(da: Gli imperdonabili)
28 aprile 1953 - 14 luglio 2003
ROBERTO BOLAÑO
Tanti anni fa avevo un amico che si chiamava Jim e da allora non ho mai più visto un nordamericano così triste. Disperati ne ho visti molti. Tristi, come Jim, nessuno. Una volta se ne andò in Perù, un viaggio che doveva durare oltre sei mesi, ma lo rividi poco tempo dopo. Che cos’è la poesia, Jim?, gli domandavano i bambini mendicanti a Città del Messico. Jim li ascoltava guardando le nuvole e poi si metteva a vomitare. Lessico, eloquenza, ricerca della verità. Epifania. Come quando ti appare la Madonna.
(da: Il gaucho insopportabile)
30 aprile 1959
ALESSANDRO BARBERO
Il nostro frate si chiama Salimbene da Parma. Il suo nome, in realtà, è Salimbene de Adam, ma fuori della sua città è conosciuto da tutti come Salimbene da Parma. È un frate francescano, vissuto nel Duecento, e sotto molti aspetti la sua mentalità è simile a quella di tutti gli altri frati. Al tempo stesso, però, è un uomo con il suo temperamento e le sue idiosincrasie. Proviamo dunque a vedere che cosa c’è nella testa di un frate del Duecento.
(da: Donne, madonne, mercanti e cavalieri)
1 aprile 1875 - 10 febbraio 1932
EDGAR WALLACE
Gli orfani erano la debolezza del signor Collings. Nei rapporti ordinari tra avvocato e cliente, era un uomo austero e riservato con una fredda passione per il compromesso. I contendenti entravano nel suo ufficio ribollenti di gioia perché i loro avversari si erano messi alla loro mercé; entravano parlando di risarcimenti con numeri di parecchie cifre e della assoluta rovina degli uomini o delle ditte che li avevano offesi, sgattaiolando via nello splendore di un sole australiano con le loro certezze distrutte, il loro spirito abbattuto e il loro futuro rannuvolato.
(da: Il trasformista)
2 aprile 1840 - 29 settembre 1902
ÉMILE ZOLA
Ahi! la fame gli era divenuta compagna. Non trovava per quanto frugasse tra i ricordi, una sola ora di sazietà. Era distrutto come una candela, aveva lo stomaco contratto, la pelle attaccata alle ossa. E ora ritrovava Parigi nel buio, grassa, superba, traboccante di commestibili; vi rientrava su un letto d’ortaggi e s’aggirava in mezzo a sconosciute vivande che pullulavano intorno a lui e lo turbavano. Il carnevale e la notte di baldoria erano durati dunque per sette anni. Rivedeva infatti le finestre risplendenti dei ristoranti, le donne che chiacchieravano e ridevano, e la città golosa abbandonata quella notte di gennaio, ormai lontana; e gli pareva che tutto fosse divenuto più grande, per sfogarsi poi in quegli sterminatissimi mercati, di cui il greve sentore, denso ancora della indigestione del giorno prima, cominciava a percuoterlo in viso.
(da: Il ventre di Parigi)
4 aprile 1912 - 19 luglio 1978
MARCELLO MARCHESI
“L’angoscia mi scompensa” dice M. “Dimentico atti necessari, do importanza ai futili, ricordo persone antipatiche e sento urgenze inesistenti. Giro intorno a una parola come un somaro alla mola, non riesco a evitare la rima. Sono tutto da spremere, tutto mi dà spunto, ma fino all’angolo… dietro non so. Sfarfallo di pensiero in pensier, di niente in niente, e mi par d’essere un genio a rate. Invecchio. La mente mi precede, non so tenerle dietro. Ancora qualche anno e la guarderò agire per conto suo, me immobile.”
(da: Diario futile)
5 aprile 1940 - 14 agosto 2020
STEFANO MALATESTA
Mi attiravano molto di più le piccole metropoli lagunari e presahariane, come Mopti, o le bizzarre forme architettoniche da science fiction di Djenné. E naturalmente pensavo da anni di risalire il Niger. Era un grande fiume orgoglioso, che per mantenere la sua imponente larghezza durante la stagione calda riduceva la profondità fino a mezzo metro e avevo visto magnifiche fotografie degli abitanti rivieraschi, sempre immersi nell’acqua a lavarsi, che lo attraversavano a piedi.
(da: Il grande mare di sabbia)
7 aprile 1890 - 27 gennaio 1979
VICTORIA OCAMPO
Quei sentimenti e quei pensieri che lui m’ispirava, non glieli ho mai confessati. C’era in lui una tendenza a far dell’ironia su quanto non era di suo gusto, e i nostri gusti differivano. L’ironia di Borges faceva su di me lo stesso effetto che provoca il succo di limone su di un’ostrica fresca. Non è che l’ironia mi dia fastidio (e la sua possedeva spirito e sapore) e ridere mi ha sempre permesso di vivere. Ma durante gli anni in cui abbiamo adorato divinità differenti, e pure nelle occasioni in cui eravamo d’accordo su uno stesso dio, fu sempre per ragioni opposte.
(da: Dialogo con Borges)
8 aprile 1962
ALBERTO ANGELA
Lo sguardo è rivolto a un orizzonte lontanissimo, quasi cercasse l’abbraccio di sensazioni e ricordi dolci e protettivi.
Uno scialle di seta, che un refolo di vento gonfia come una vela, le incornicia il volto. Sarebbe già volato via se non lo tenesse fermo con un gesto deciso della mano. È l’unico cenno di forza del corpo nudo di questa donna, dolcemente adagiato nella valva di una gigantesca conchiglia. La debole luce dell’alba non definisce i suoi contorni. E sarebbe impossibile: la sua bellezza infatti è raccontata da migliaia di piccole tessere di pietra che ne compongono le forme sinuose al centro di una sala.
(da: Cleopatra. La regina che sfidò Roma e conquistò l’eternità)
9 aprile 1982
ALESSIA GAZZOLA
Ho aspettato questo giorno per cinque anni e finalmente da un mese sono una specialista in medicina legale a tutti gli effetti di legge.
Nei primi giorni tutti mi dicevano che bello, sei in vacanza, ma col cavolo che è bello, perché la vacanza è tale se alla fine hai un posto in cui tornare. E io questo posto non ce l’ho più. Ho solo un appartamento in affitto che necessiterebbe di una bella rimodernata, una scrivania che è un vecchio tavolo da cucina, un armadio troppo piccolo per tutta la mia roba, e un conto in banca che grida vendetta.
(da: Arabesque)
11 aprile 1900 - 22 febbraio 1989
SÁNDOR MÁRAI
«Un uomo, e allora?» disse Gretl. E la vecchia Helena batté le mani con gesto quasi devoto, mentre la sua bocca sdentata balbettava umilmente, con ammirazione: «Un uomo!» E Nanette, la vedova, fissò lo sguardo sul pavimento e disse gravemente, con l'accento di chi evoca un ricordo: «Un uomo» Rimasero così, meditabonde, quindi cominciarono a ridere, si inginocchiarono l'una dopo l'altra davanti al buco della serratura e sbirciarono dentro la stanza, provando una gioia indicibile.
(da: La recita di Bolzano
11 aprile 1984
SILVIA AVALLONE
Arrivava, da chissà quale universo sprofondato nel corpo. Da così lontano dentro la carne, come se provenisse da un paese straniero.
E aumentava, s’irradiava dall’ombelico a dismisura. Esatta, regolare: sessanta secondi interi. Lei lo sapeva che le avrebbe schiantato le reni. E poi, sarebbe cresciuta ancora. Si sarebbe fatta gigante come sua madre la sera prima abbandonata sul divano, come il telefono in corridoio che non aveva squillato per anni; gli occhi di Zeno quando le aveva detto: «Sì, andiamo via».
Le avrebbe fermato il cuore, come tutte le cose che non potevano guarire. Adele lo sapeva.
(da: Da dove la vita è perfetta)
15 aprile 1843 - 28 febbraio 1916
HENRY JAMES
Osservato dalle finestre di un albergo dall’aria lugubre, un cimitero angusto nel cuore di una città anonima e laboriosa non invita mai a pensieri confortanti; e lo spettacolo non è dei migliori quando le tombe coperte di muschio e l’ombra dei sepolcri hanno ricevuto l’inutile ristoro di una nevicata umida e opaca. Se poi, quando l’aria è densa di questa pioggerella gelata, il calendario indica che la felice stagione primaverile ha già sei settimane, si dovrà ammettere che la scena non manca davvero di tratti sconfortanti.
(da: Gli europei)
16 aprile 1941
GIAMPIERO MUGHINI
Al modo di un gruppo di congiurati, ci eravamo dati appuntamento a decidere il titolo di una rivista di politica e di cultura sulle cui pagine volevamo scambiare cazzotti e sorrisi con il Novecento, il gran secolo dei nostri vent’anni. Seduti su un divano neoclassico di inizio Ottocento che sarebbe piaciuto a Mario Praz, quella serata d’autunno del 1963 eravamo sette o otto. Il più grande di noi carbonari era Nino, che di anni ne aveva 22 o 23 e conosceva bene l’inglese. Oggi non c’è più. A parte il sottoscritto, gli altri erano Vittorio, Francesco, Elio, Gabriele, Tano.
(da: Addio, gran secolo dei nostri vent'anni)
17 aprile 1947 - 21 giugno 2022
PATRIZIA CAVALLI
Per riposarmi
mi pettino i capelli,
chi ha fatto ha fatto
e chi non ha fatto farà.
Dietro la bottiglia
i baffi della gatta,
le referenze
le darò domani.
Ora mi specchio
e mi metto il cappello,
aspetto visite aspetto
il suono del campanello.
Occhi bruni belli e addormentati...
Ma d’amore
non voglio parlare,
l’amore lo voglio
solamente fare.
(da: Poesie, 1974-1992)
18 aprile 1973
NICOLA LAGIOIA
Una pallida luna di tre quarti illuminava la statale alle due del mattino. La strada collegava la provincia di Taranto a Bari, e a quell’ora era di solito deserta. Correndo verso nord la carreggiata entrava e usciva da un asse immaginario, lasciandosi alle spalle uliveti e vitigni e brevi file di capannoni simili ad aviorimesse. Al chilometro trentotto compariva una stazione di servizio. Non ce n’erano altre per parecchio, e oltre al self-service erano da poco attivi i distributori automatici di caffè e cibi freddi.
(da: La ferocia)
19 aprile 1946
VIVIAN LAMARQUE
Prima hai avuto anche tu il tuo canto
del cigno. Pranzetti clandestini con la nuova
vicina di letto, mangiavi come un lupo,
respingevi sdegnata gli spaghetti
se l’inserviente te li pretagliava, bevevi
Fragolino, tu che mai ridevi persino ridevi,
e quando la vicina si chiudeva in bagno a fumare
le facevi da palo in memoria delle tue amate
Marlboro, il pacchetto bianco e rosso, il caffè Barba
in Galleria, il cinema Ambasciatori,
la te stessa sana tra i sani che le fumava.
(da: Madre d'inverno)
20 aprile 1492 - 21 ottobre 1556
PIETRO ARETINO
Io non voglio, signora, contendere con voi di dolore. Non che io non vincessi, per dolermi la morte del vostro marito più che a persona che viva; ma perché la vincita mi saria perdita, essendogli voi moglie, perché tutti i duoli, nel mancar dei conforti, si danno a loro. Né è perciò che la mia passione non preceda a la vostra, perché il vezzo, che vi domesticò a star senza, aveva indurato l’ amore, tanto più tenero in me, quanto non un’ora, non un momento, non un attimo ho saputo né potuto stargli assente, e più son note le vertù sue a me che a voi. E mi si debbe credere, avendole io sempre vedute, e voi sempre udite; onde altri si compiace più ne la vertù degli occhi propri che nei gridi de la fama.
(da: Scritti scelti)
21 aprile 1816 - 31 marzo 1855
CHARLOTTE BRONTË
Lavorai per Edward come secondo impiegato con fedeltà, puntualità e zelo. Avevo la capacità e la volontà di portare a termine quel che mi veniva affidato. Crimsworth cercava scrupolosamente dei difetti, ma non ne trovava; incaricò anche Timothy Steighton, il suo favorito e principale dipendente, di controllare anche lui. Tim era perplesso: ero preciso come lui e più veloce. Crimsworth indagò su come vivevo, se avevo debiti: no, i miei conti con la padrona di casa erano sempre in regola.
(da: Il professore)
23 aprile 1924 - 20 settembre 2020
ROSSANA ROSSANDA
Non ho trovato il comunismo in casa, questo è certo. E neanche la politica. E poi dell'infanzia non ricordo quasi niente, e poco dei primi sette anni nei quali - secondo Marina Cvetaeva - tutto sarebbe già compiuto. Non ho nostalgie di un'età felice né risentimenti per lacrime versate nella notte. Dev'essere stata un'infanzia comune, affettuosa, un'anticamera, una crisalide dalla quale avevo fretta di uscire per svolazzare a mo' di farfalla. Tutti mi sembravano farfalle salvo i bambini.
Sono nata negli anni venti a Pola con sconcerto delle anagrafi: nata a Pola (Italia), a Pola (Iugoslavia), a Pola (Croazia).
(da: La ragazza del secolo scorso)
27 aprile 1977
CHIARA GAMBERALE
No. Non aveva mai creduto che potesse venire qualcosa di buono da persone afflitte dallo stesso problema che stabiliscono programmaticamente di aiutarsi. Credeva semmai che la salvezza, come la sventura, ci sorprende, e arriva da dove meno ce lo aspetteremmo.
Eppure si ritrovava lì, perché Damiano aveva insistito e, nonostante tutto, aveva ancora il potere di condizionarla se si trattava di stare bene, stare male, provare a stare meglio.
(da: L'isola dell'abbandono)
28 aprile 1926 - 19 febbraio 2016
HARPER LEE
Quando aveva quasi tredici anni mio fratello Jem si ruppe in malo modo il braccio sinistro all’altezza del gomito. Quando il braccio guarì, e gli passò la paura di non poter più giocare a football, accadeva raramente che si sentisse in imbarazzo per il braccio lesionato. Era diventato un po’ più corto dell’altro; quando stava in piedi o camminava, il dorso della mano formava un angolo retto col suo corpo, mentre il pollice era parallelo alla coscia.
(da: Il buio oltre la siepe)
29 aprile 1863 - 29 aprile 1933
KOSTANTINOS KAVAFIS
La camera era povera e triviale,
nascosta sull'equivoca taverna.
Dalla finestra si vedeva il vicolo
sudicio e angusto. Dabbasso
provenivano voci di operai
che giocavano a carte e facevano baldoria.
E lì, sull'infimo e sordido giaciglio,
ebbi il corpo d'amore, ebbi le labbra
sensuali e rosate dell'ebbrezza –
rosate di una tale ebbrezza, che anche adesso
che scrivo, dopo tanti anni!,
nella mia casa solitaria, m'ubriaco ancora.
(da: Poesie erotiche)
30 aprile 1965
GIUSEPPE CULICCHIA
Giro giro tondo, casca il mondo…
Verso la fine degli anni Ottanta il mondo pareva proprio sul punto di cascare e io nell’attesa mi limitavo a girare in tondo, giorno dopo giorno. Facevo sempre piú o meno lo stesso percorso. Senza una meta. Ogni giorno le stesse vie. Le stesse vetrine. Le stesse facce. I commessi guardavano la gente fuori dai negozi come gli animali allo zoo guardavano i turisti. Rispetto a loro mi sentivo in libertà. Ma ero solo libero di non far niente.
(da: Tutti giù per terra)
1 aprile 1929 - 11 luglio 2023
MILAN KUNDERA
Così, dopo molti anni, mi ritrovai a casa. Stavo sulla piazza principale (dove ero passato innumerevoli volte da bambino, da ragazzo e da giovane) senza provare alcuna emozione; al contrario, pensavo che quella piazza così piatta, coi suoi tetti sovrastati dalla torre del municipio (simile a un soldato con un elmo antico), sembrava un grande cortile di caserma, e che il passato militare di quella città morava, un tempo baluardo contro le scorrerie di turchi e magiari, aveva impresso sul suo volto i segni di una irrimediabile volgarità.
(da: Lo scherzo)
2 aprile 1950
GIUSEPPE SCARAFFIA
La decisione di esibirsi solo nelle case private, probabilmente l’unica scelta possibile data la sua impreparazione tecnica, aveva accentuato l’esotico alone di mistero di cui amava circondarsi. Meno esigente degli artisti, l’alta società era rimasta colpita da quella donna alta e sottile, con gli occhi vivi e ardenti sotto la massa di capelli scuri. Un testimone evoca la sua linea superba e il suo portamento nobile, semplice e pieno di personalità. Era l’incarnazione delle femme fatale che gremivano i quadri e i romanzi dell’epoca, era la Salomé seminuda e ingioiellata di Gustave Moreau. «Fatemi ballare la grande danza davanti a Erode», aveva chiesto al suo impresario, «vi darò una sensazione che nessuno ha ancora provato e che nessuna danzatrice è riuscita a dare. Sono l’unica in grado di esprimere una simile idea di seduzione.»
(da: Gli ultimi giorni di Mata Hari)
4 aprile 1914 - 3 marzo 1996
MARGUERITE DURAS
l dolore Ho ritrovato questo Diario in due quaderni negli armadi blu di Neauphle-le-Château.
Non ricordo di averlo scritto.
So che è opera mia, sono stata io a scriverlo, riconosco la calligrafia e i particolari del racconto, rivedo il luogo, la stazione d'Orsay, gli spostamenti, ma non mi vedo nell'atto di scrivere questo Diario. Quando posso averlo scritto, in che anno, a che ora del giorno, in quale casa? Non lo so più.
(da: Il dolore)
6 aprile 1924 - 14 luglio 2022
EUGENIO SCALFARI
La notte sentivo il respiro del mare e mi sembrava il respiro dell’Universo che si espande e si restringe, e le stelle cambiano posto, alcune sono già spente ma la loro luce arriva ancora perché viaggia per conto proprio e lo spazio è lunghissimo da percorrere.
A volte un chiodo di dolore mi trafiggeva il petto ma durava poco, mi faceva sentire ancora vivo. Dal mio letto vedevo la cresta spumosa delle onde che si infrangevano sulla scogliera illuminate da un faro intermittente e lontano.
(da: L'amore, la sfida, il destino)
7 aprile 1889 - 10 gennaio 1957
GABRIELA MISTRAL
Premio Nobel per la letteratura 1945
M'imbattei in questo bimbo
quando io andavo al campo:
l'ho trovato addormentato
in mezzo ad alcune spighe...
O forse è accaduto
attraversando la vigna:
cercando i pampini
urtai la sua guancia...
E per questo temo,
all'addormentarmi,
che evapori come
la gelata nelle vigne...
(da: Tenerezza. Edizione bilingue)
9 aprile 1821 - 31 agosto 1867
CHARLES BAUDELAIRE
Ho trovato la definizione del Bello, - del mio Bello. È qualcosa d’ardente e di triste, qualcosa un po’ vago, che lascia corso alla congettura. Andrò ad applicare, se si vuole, le mie idee a un oggetto sensibile, all’oggetto, per esempio, il più interessante nella società, a un viso di donna. Una testa seducente e bella, una testa di femmina, voglio dire, è una testa che fa sognare in una volta, - ma in maniera confusa, - di voluttà e di tristezza; che presuppone un’idea di malinconia, di fiacchezza, persino di sazietà, - ma pure un’idea contraria, ossia un ardore, un desiderio di vivere, associato a un’amarezza rifluente, come provenisse da una privazione o da una disperazione. Il mistero, il rimpianto sono ugualmente caratteri del Bello.
(da: Diari intimi)
10 aprile 1939
CLAUDIO MAGRIS
Esiste un futuro del passato, un suo divenire che lo trasforma. Come la realtà, anche l’io che la vive e la guarda si scopre plurale. Attraversando i luoghi segnati in quelle epiche cronache di trent’anni fa, si ha l’impressione di squarciare sottili pareti invisibili, strati di realtà diverse, ancora presenti anche se non afferrabili a occhio nudo, raggi infrarossi o ultravioletti della storia, immagini e attimi che non possono ora impressionare una pellicola ma che ci sono, che esistono al pari degli elettroni inattingibili per l’esperienza sensibile.
(da: Danubio)
11 aprile 1943
BARBARA ALBERTI
Ho quattordici anni. Il mio corpo e la mia capacità di capire crescono ogni giorno in armonia, ma devo stare attenta: a non farmi contagiare dal dolore impresso su ogni volto, come il marchio di una colpa indimenticata.
Sono tristi mio padre, e mia madre, è triste la gente di Nazareth.
Alle fanciulle non s’addice far domande; ma io, a tutti quelli che incontro vorrei chiedere se hanno scelto il loro destino, o se una strada come questa del villaggio li ha inghiottiti senza lotta.
Il mio nome è Maria. Ma avrei voluto chiamarmi
Joash, come il re disobbediente.
(da: Vangelo secondo Maria)
13 aprile 1906 - 22 dicembre 1989
SAMUEL BECKETT
Il signor Hackett girò l'angolo e, nella luce che si affievoliva, vide, poco distante, la propria panchina. Sembrava occupata. Questa panchina, di proprietà molto probabilmente del comune o del pubblico, naturalmente non era sua, ma egli la considerava sua. Tale era l'atteggiamento del signor Hackett verso le cose che gli piacevano. Sapeva che non erano sue, ma le considerava sue. Sapeva che non erano sue, perché gli piacevano.
Fermatosi, guardò la panchina con maggiore attenzione. Già, non era libera. Il signor Hackett aveva una visione un po' più chiara delle cose quando stava fermo. La sua andatura era molto irrequieta.
(da: Watt)
15 aprile 1878 - 25 dicembre 1956
ROBERT WALSER
Anche gli scrittori, non diversamente dai generali, devono compiere spesso i più complicati preparativi prima di passare all’attacco e di dar battaglia, in altri termini di azzardarsi a lanciare sul mercato un libro oppure un’opera d’arte o da strapazzo: cosa che non di rado suscita violenti contrattacchi. Com’è noto, ogni libro provoca la relativa recensione, la quale talvolta è così feroce che il libro deve immediatamente eclissarsi, mentre il povero, indegno e miserevole autore soffoca tristemente e puntualmente si dispera.
(da: La passeggiata)
17 aprile 1885 - 7 settembre 1962
KAREN BLIXEN
E la scomparsa di lui aveva lasciato la porta socchiusa a cose fin allora sconosciute alle due sorelle, tanto più giovani dei suoi figli spirituali. Da un passato di cinquant'anni prima, da quando, cioè, le pecore senza pastore correvano a smarrirsi nelle montagne, funesti ospiti non invitati s'insinuavano furtivi alle calcagna dei fedeli e sembravano oscurare le stanzette e lasciarvi entrare il freddo. I peccati dei vecchi Fratelli e delle vecchie Sorelle giungevano, con il loro tardo e penetrante pentimento, come un mal di denti, e i peccati degli altri contro di loro si ritorcevano con amaro rancore, come un veleno nel sangue.
(da: Capricci del destino)
17 aprile 1957
NICK HORNBY
Non c’ero mai stata, alla Casa dei Suicidi. Ci ero soltanto passata davanti un paio di volte con l’autobus. Non ero nemmeno sicura che si poteva ancora salire sul tetto, ma la porta era aperta e non ho fatto che salire le scale fino a quando sono finite. Chissà perché non avevo pensato che non è che uno si può buttare dove e quando vuole: ma poi ho scoperto che non ti lasciano fare così. Avevano tirato su questa rete, ma alta, e c’erano delle sbarre curve con gli spuntoni in cima… be’, qui ha iniziato a venirmi il panico. Io non sono né alta né tanto forte, e ormai neanche più giovane.
(da: Non buttiamoci giù)
19 aprile 1891 - 8 ottobre 1985
RICCARDO BACCHELLI
Falliti al principio d’estate i moti anarchici di Spagna a San Lucar de Barramonda e a Cordoba, bandito da tutti gli stati d’Europa, che cominciava ad assestarsi, nemico ormai di quasi tutti i suoi antichi e nuovi compagni, ridotto senza risorse, nell’anno 1873 l’agitatore Michele Bakùnin si trovava rifugiato nella libera Elvezia, a Locarno, alla mercè della grazia di Dio, in cui non credeva.
Alloggiava alla Locanda del Gallo, all’estremo della cittadina. Era pensione modesta; e da tre mesi non aveva potuto pagarla. Vivevano a suo carico Antonia e numerosa figliolanza.
(da: Il diavolo al Pontelungo)
19 aprile 1957
LILLI GRUBER
Berlino, il cuore del Terzo Reich. Hella, un po’ sgomitando, è riuscita ad arrivare in prima fila. Wastl le è accanto, nella sua uniforme delle Waffen-SS l’ha aiutata a fendere la folla. Dietro di loro il pubblico spinge e suda. A sinistra, uno schieramento di macchine fotografiche e ingombranti cineprese. A questo appuntamento si è radunata la stampa del mondo intero. Tutti vogliono raccontare il nuovo episodio di una guerra che dilania da venti mesi l’Europa.
Dal loggione riservato al pubblico, Hella si sporge verso la platea della Krolloper.
(da: Tempesta)
20 aprile 1942 - 15 ottobre 2018
ARTO PAASILINNA
Sull’automobile viaggiavano due uomini depressi. Il sole al tramonto, battendo sul parabrezza polveroso, infastidiva i loro occhi. Era l’estate di San Giovanni. Lungo la strada sterrata il paesaggio finlandese scorreva sotto il loro sguardo stanco, ma nessuno dei due prestava la minima attenzione alla bellezza della sera.
Erano un giornalista e un fotografo in viaggio di lavoro, due persone ciniche, infelici. Prossimi alla quarantina, erano ormai lontani dalle illusioni e dai sogni della gioventù, che non erano mai riusciti a realizzare. Sposati, delusi, traditi, entrambi con un inizio d’ulcera e una quotidiana razione di problemi di ogni genere con cui fare i conti.
Avevano appena finito di litigare per decidere se era meglio rientrare a Helsinki o passare la notte a Heinola.
(da: L'anno della lepre)
23 aprile 1564 - 23 aprile 1616
WILLIAM SHAKESPEARE
Già corre la clessidra che non può fermarsi
finché uno di noi sarà spirato. Solo su ciò pensate,
se ci fosse qualcosa in me che volesse rivelarmisi
avversa in questo affare, fosse un occhio
contro l’altro, braccio oppresso da braccio,
distruggerei chi offende, cugino; lo farei,
benché parte di me stesso. Perciò comprendete
come mi comporterò con voi.
(da: I due nobili cugini)
23 aprile 1929 - 3 febbraio 2020
GEORGE STEINER
L’uomo si comporta come se fosse lui a forgiare e a dominare la lingua, mentre è la lingua invece che resta la padrona dell’uomo. Quando questa relazione di dominio viene invertita, l’uomo si trova limitato a strani espedienti. La lingua diventa allora mezzo di espressione, e in quanto espressione, la lingua può degenerare in puro mezzo d’impressione (in pura stampa). Sforzarsi di aver cura del proprio discorso, persino quando la lingua viene usata in questo modo, è lodevole. Ma da solo, questo non basta a districarsi dall’inversione e dalla confusione del vero rapporto gerarchico tra la lingua e l’uomo. Giacché di fatto è la lingua a parlare.
(da: Dopo Babele)
28 aprile 1874 - 12 giugno 1936
KARL KRAUS
Che potrà mai essere ii senso di forza di un Nerone, o la furia distruttiva di un Gengis Khan, o l'onnipotenza del Giudizio Universale in confronto con l'esaltante soddisfazione di un cancelliere della divisione per la coscrizione militare dell'ufficio giudiziario distrettuale, ii quale, a causa della mancata ottemperanza a un preavviso di presentazione a scopo di computo della tassazione militare, condanna qualcuno a pagare una multa di due corone!
(da: Detti e contraddetti)
28 aprile 1948 - 12 marzo 2015
TERRY PRATCHETT
Le dita di Imp accarezzarono le corde, suonando altri tre accordi. Il lanciatore di ascia abbassò l'arma.
Quella era musica che non solo ti rubava l'anima, ma si fermava anche a rapinare una banca lungo la strada. Era musica con le maniche arrotolate e il colletto sbottonato, che alzava il cappello e si portava via l'argenteria sorridendo.
Era musica che ti scendeva fino ai piedi attraverso il bacino senza nemmeno avvertire il cervello.
(da: All'anima della musica)
29 aprile 1965
MICHEL BUSSI
Malone sentì i piedi staccarsi dal suolo, e subito dopo vide la signora dietro il vetro. Sebbene indossasse una divisa violacea un po’ da poliziotta, aveva un viso paffuto e occhiali allegri. Chiusa nel suo gabbiotto trasparente, sembrava che vendesse i biglietti per la giostra.
Alla mamma tremavano un po’ le mani a tenerlo sospeso in quel modo.
La signora lo guardava dritto negli occhi, poi guardava mamma, poi abbassava lo sguardo sui quadernetti marroni che teneva aperti davanti a sé.
(da: La doppia madre)