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Nati in gennaio

Compleanni in punta di penna

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1 gennaio 1840 - 24 marzo 1920

MARIA ANTONIETTA TORRIANI

In tutte le leggi umane, ad ogni diritto fa riscontro un dovere. Ma il bimbo, piccino, inconsapevole, fragile come il vetro, ed imperioso come un sultano, fa eccezione alla legge generale.

Per lui tutto è diritto, nulla è dovere.

Gli inglesi, più seri, più freddi di noi, malgrado le loro esclamazioni continue sulla famiglia, sull’Home, passano metà dell’anno girovagando in paesi stranieri, e pel poco tempo che rimangono at home, hanno provato il bisogno di inventare la nursery, una camera a parte, dove relegano i bambini colle nutrici e le bambinaie.

Noi invece amiamo meglio la famiglia, la casa in cui passiamo tutta la vita. I bimbi non ci disturbano, non li isoliamo. Vivono con noi. Sono padroni di tutto l’appartamento.

(La gente per bene)

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1 gennaio 1919 - 27 gennaio 2010

JEROME DAVID SALINGER

Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio d’infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto. Sono tremendamente suscettibili su queste cose, soprattutto mio padre.

(da: Il giovane Holden)

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2 gennaio 1920 - 6 aprile 1992

ISAAC ASIMOV

HARI SELDON... nato nell’anno 11.988 dell’Era Galattica, morto nel 12.069.
Nell’attuale calendario dell’Era della Fondazione queste date corrispondono agli anni meno 79 e primo. Figlio di genitori della media borghesia di Helicon, nella regione di Arcturus (dove suo padre era coltivatore di tabacco nelle piantagioni idroponiche del pianeta), Seldon aveva rivelato, fin dalla prima giovinezza, una spiccata attitudine alle scienze matematiche. Gli aneddoti riguardanti questa sua qualità sono innumerevoli. Si dice che all’età di due anni...
La Psicostoria fu senza dubbio la scienza alla quale portò il maggior contributo.

(da: Trilogia della Fondazione)

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3 gennaio 1954

ERIK LARSON

Mi sono sempre chiesto come doveva essere stato, per un forestiero, assistere in prima persona all'oscura ascesa al potere di Hitler. Che aspetto avesse la città, che cosa si sentiva, si vedeva, si respirava, e come i diplomatici e gli altri visitatori interpretassero gli eventi che accadevano intorno a loro. Col senno di poi, ci siamo resi conto di quanto sarebbe stato facile cambiare il corso della storia in quel periodo delicato. E allora perché nessuno ha alzato un dito? Perché c'è voluto cosí tanto tempo per riconoscere il reale pericolo rappresentato da Hitler e dal suo regime?

(da: Il giardino delle bestie)

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5 gennaio 1932 - 19 febbraio 2016

UMBERTO ECO

La storia dei nani e dei giganti mi ha sempre affascinato. Tuttavia la polemica storica dei nani e dei giganti è solo un capitolo di quella millenaria lotta tra padri e figli che, come vedremo alla fine, ci riguarda ancora da vicino.

Non c’è bisogno di scomodare gli psicoanalisti per ammettere che i figli tendono a uccidere i loro padri – ed è solo per attenermi alla letteratura in merito che uso il termine maschile, non ignorando che è stata buona e millenaria abitudine, dai cattivi rapporti tra Nerone e Agrippina ai fatti di cronaca nera, uccidere anche le madri.

Il problema è piuttosto che, simmetrico all’assalto dei figli ai padri, c’è sempre stato l’assalto dei padri ai figli. Edipo, e sia pure senza colpa, uccide Laio, ma Saturno divora i suoi figli e a Medea non potrebbe certo essere intitolata una scuola materna.

(da: Sulle spalle dei giganti)

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8 gennaio 1921 - 20 novembre 1989

LEONARDO SCIASCIA

L’ho incontrato l’ultima volta, nei primi di agosto, davanti Montecitorio. Non lo vedevo da mesi. Sereno come sempre, gioviale, sorridente. E sorridendo abbiamo ricordato il momento in cui a lui era stata proposta la candidatura a deputato: e il mio consiglio o desiderio che non l’accettasse; e che lo stesso consiglio avrebbe dato a me, se ci fossimo visti prima che, a mia volta, mi fossi trovato ad accettare quel che a lui avevo sconsigliato. Mi disse che si era stancato di fare il parlamentare, e che come a una condizione di riposo tornava a fare il magistrato. Non abbiamo parlato d’altro: il sole scottava; e credo stesse per partire.

(da: A futura memoria)

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9 gennaio 1908 - 14 aprile 1986

SIMONE DE BEAUVOIR

La donna? è semplicissimo – dice chi ama le formule semplici: è una matrice, un’ovaia; è una femmina: ciò basta a definirla. In bocca all’uomo, la parola «femmina» suona come un insulto; eppure l’uomo non si vergogna della propria animalità, anzi è orgoglioso se si dice di lui: «È un maschio!». La parola «femmina» non è un peggiorativo perché colloca le radici della donna nella natura, ma perché la imprigiona nel sesso, e tale sesso appare al maschio spregevole e nemico perfino nelle bestie innocenti, a causa dell’inquieta ostilità che la donna suscita in lui; perciò vuol trovare nella biologia una giustificazione a codesto sentimento.

(da: Il secondo sesso)

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10 gennaio 1846 - 15 dicembre 1918

SALVATORE FARINA

...Infine ho la coscienza di non essere perversa, e se scendo in fondo al cuore, trovo che sarei capace di far la moglie come le più brave. Ma che colpa ne ho io se quest'uomo non mi sa prendere, se non se ne dà nemmeno pensiero, se non mi ama? Non mi ama, e non solo non mi ama, ma non mi ha amato mai! Quasi quasi me lo diceva in faccia, perchè è schietto ed abborre le simulazioni, il signor marito. Gli ho risposto, come andava fatto, che a me non ne importa un bel nulla e che alla fin dei conti siamo pari, perchè neppure io l'amo nè l'ho amato mai...

(da: Amore bendato)

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11 gennaio 1949

PACO IGNACIO TAIBO II

Una fotografia scattata nel 1929 a Caraguatay, Misiones, mostra un Ernesto Guevara all’età di quattordici mesi che tiene in mano una tazzina (o una cannuccia per il mate), indossa una mantellina bianca e ha in testa un orrendo berrettino che ricorda un salacot coloniale, preannunciando il disastro che lo accompagnerà per tutta la vita in fatto di abbigliamento, quello stile peculiarmente cencioso che sarà il suo sigillo personale.

(da: Senza perdere la tenerezza)

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12 gennaio 1949

HaARUKI MURAKAMI

Dal maggio di quell’anno fino all’inizio dell’anno seguente vissi in montagna, all’imbocco di una stretta valle. L’estate a fondo valle pioveva senza sosta, ma sulle alture di solito faceva bel tempo. Questo grazie al vento che soffiava da sud, dal mare. Il vento portava nuvole gonfie d’acqua che si abbattevano sulla valle e ne risalivano i versanti scaricando la pioggia di cui erano gonfie. Dato che la casa in cui vivevo si trovava proprio su un crinale, succedeva spesso che nel giardino davanti splendesse il sole, mentre sul retro pioveva a dirotto. All’inizio mi pareva molto strano, ma col tempo mi ci ero abituato, anzi, finii per trovarlo normale.

(da: L'assassinnio del Commendatore)

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14 gennaio 1921 - 3 aprile 1990

MARIO POMILIO

Glie l'ho detto, per conoscerlo disponevo di mille indizi. Ma soprattutto avevo lì la sua biblioteca: e lei sa in qual misura possono aiutarci a capire un uomo i libri ch'egli ha posseduto. Ci sono lì le sue scelte e i criteri delle sue scelte, i suoi gusti di lettore e le sue stesse passioni d'uomo. Ci sono i libri ch'egli ha acquistato per poi sfogliarli svogliatamente, e c'è la traccia di quelle assidue, quotidiane convivenze che si stabiliscono con un testo amato o contraddetto.

(da: Il quinto evangelio)

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15 gennaio 1914 - 30 novembre 1943

ETTY HILLESUM

Caro signor S.!

Le ho appena scritto un lungo sproloquio, ma credo che glielo risparmierò. Già solo a rileggerlo, adesso, non posso fare a meno di sorriderne. È tutto così patetico e così ingessato. E mentre sono qui, tranquillamente seduta alla mia scrivania, e il sangue mi scorre vivace nelle vene, grazie ai piacevoli esercizi che mi ha insegnato lei, mi viene quasi voglia di accarezzarmi il capo con gesto materno e dirmi: Ma sì, piccina, vedrai che tutto si aggiusta, basta che tu non prenda troppo sul serio te stessa, i tuoi sentimenti e i tuoi pensieri. Alla fin fine dovresti vergognarti, in un modo o nell’altro.

(da: Diari)

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17 gennaio 1820 - 28 maggio 1842

ANNE BRONTË

Tutte le storie che si rispettino contengono una morale; in alcune, il tesoro può essere difficile da trovare, e una volta trovato, così scarso di quantità, che la secca e raggrinzita noce certamente non vale la difficoltà di rompere il guscio. Non sono capace di giudicare se sia questo il caso con la mia storia oppure no. A volte penso che potrebbe rivelarsi utile per alcuni, e piacevole per altri; ma sarà il mondo a giudicare. 

(da: Agnes Grey)

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19 gennaio 1809 - 7 ottobre 1849

EDGAR ALLAN POE

Anche la più sfacciata sfortuna deve pur finire col sottomettersi al coraggio mai stanco della filosofia, come la più ostinata città alla vigilanza senza tregua di un nemico. Salmanezer, si è letto nella Sacra Scrittura, restò per tre anni dinanzi a Samaria; la quale infine gli cedette. Sardanapalo – vedi Diodoro – seppe resistere per sette anni in Ninive; ma non gli valse a nulla. Troia cadde al compiersi del secondo lustro; e Azoth, come sostiene Aristeo sul suo onore di gentiluomo, aprì in ultimo le porte a Psammitico, dopo un quinto di secolo che le teneva sbarrate.

(da: Obscura)

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20 gennaio 1960

MARCELLO FOIS

 

Chi tenta la strada del piacere della lettura in quanto tale, a scuola è destinato a soccombere. Il piacere della lettura è una conquista, spesso privata, spesso dettata da un amalgama esistenziale imponderabile, spesso totalmente extrascolastico. La scuola dovrebbe occuparsi della lettura. Dovrebbe occuparsi del contenitore, senza interferire sul contenuto. La scuola dovrebbe produrre un lettore che sappia distinguere tra il valore formativo di ciò che legge e il suo valore ludico, o confortante, o consolatorio. 

(da: Renzo, Lucia e io)

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23 gennaio 1930 - 17 marzo 1992

DEREK WALCOTT

Premio Nobel per la letteratura 1992

Vidi come la risacca stampava il suo merletto 
sulla riva del collo di lei, poi le secche di seta 
turbinarono sulle sue caviglie, come onda senza suono,

 

e sentii che un altro freddo busto, non quello di lei, ma il tuo, 
vide questo con mandorle di pietra per occhi, il naso rotto 
che si gira, mentre la seta frusciante si adegua.

(da: Omeros)

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24 gennaio 1862 - 11 agosto 1937

EDITH WHARTON

La storia l’ho appresa, a pezzi, da persone diverse e, come di solito succede in questi casi, ogni volta il racconto cambiava.

Se conoscete Starkfield, in Massachusetts, conoscerete anche l’ufficio postale. Se conoscete l’ufficio postale, avrete sicuramente visto Ethan Frome fermarsi lì davanti in calesse, mollare le redini sulla groppa incavata del suo baio e trascinarsi sul marciapiede di mattoni fino al colonnato bianco, e vi sarete chiesti chi fosse.

(da: Ethan Frome)

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26 gennaio 1804 - 3 agosto 1857

EUGÈNE SUE

 

Un tapis-franc, nel gergo dei ladri e degli assassini, è un’osteria o una bettola della peggior specie.
Un pregiudicato che, in quella ignobile lingua, si chiama orco, o una donna, anch’essa pregiudicata, che si chiama orchessa, gestiscono di solito queste taverne, frequentate dalla feccia della popolazione parigina: vi si trovano a bizzeffe ex forzati, truffatori, ladri, assassini.

(da: I misteri di Parigi)

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29 gennaio 1860 - 15 luglio 1904

ANTON PAVLOVIČ ČECHOV

A casa, a Mosca, l’atmosfera era già invernale, si accendevano le stufe e la mattina, quando i figli si preparavano per andare al ginnasio e prendevano il tè, era buio, e la njanja accendeva il lume per breve tempo. Il gelo era già cominciato. Quando cade la prima neve, il primo giorno che si esce in slitta, è bello vedere la terra bianca, i tetti bianchi, si respira bene, dolcemente, e in quei momenti si ricordano gli anni della giovinezza. I vecchi tigli e le betulle, bianchi di brina, hanno un’aria benevola, sono più cari al cuore dei cipressi e delle palme, e accanto a loro non si ha più voglia di pensare ai monti e al mare.

(da: I racconti della maturità)

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31 gennaio 1923 - 10 novembre 2007

NORMAN MAILER

È sempre uno shock vederlo di nuovo. Non in tv, ma in piedi davanti a te, nella sua forma migliore. Allora il Piú Grande Atleta del Mondo rischia di diventare il nostro uomo piú bello ed è destino che faccia la sua comparsa un vocabolario iperbolico. Le donne sospirano. Gli uomini abbassano gli occhi, consapevoli del proprio scarso valore. Anche se Ali non aprisse mai bocca per far tremare come gelatina l’opinione pubblica, ispirerebbe comunque amore e odio. Perché è il Principe del Paradiso: lo dice il silenzio che circonda il suo corpo quando lui è luminoso.

(da: La sfida)

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1 gennaio 1879 - 7 giugno 1970

EDWARD MORGAN FORSTER

Una volta al trimestre il collegio al completo faceva una gita: vale a dire che i tre maestri vi partecipavano insieme a tutti gli alunni. Di solito era una passeggiata piacevole e i ragazzi attendevano con impazienza il gran giorno, dimenticavano i vecchi rancori e usufruivano di una discreta libertà. Per evitare che ci andasse di mezzo la disciplina, la gita aveva luogo immediatamente prima delle vacanze, quando l’indulgenza non fa male a nessuno, anzi sembrava un passatempo organizzato in famiglia piuttosto che nella scuola, giacché la moglie del direttore, signora Abrahams, aspettava i gitanti al luogo prescelto per il tè con alcune signore sue amiche, e li accoglieva con affabilità materna.

(da: Maurice)

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1 gennaio 1944

RENZO PARIS

L’etnia marsicana è un tatuaggio profondo, che non si cancella facilmente. Così era stato per Silone, così fu per me. Quando lessi Uscita di sicurezza mi resi conto di aver vissuto la mia infanzia negli anni Quaranta-Cinquanta allo stesso modo in cui Silone aveva vissuto la sua, nel primo decennio del Novecento. Le cose erano cambiate di poco. Anche se le terre del Fucino non erano più dei Torlonia, quei principi possedevano le azioni dello zuccherificio, dove affluivano le barbabietole coltivate in quelle fertili zone. 

(da: Il fenicottero)

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3 gennaio 1892 - 2 settembre 1973

J.R.R. TOLKIEN

Ora, il popolo dal quale proveniva Tuor vagava per le foreste e le alture e non conosceva il mare né di esso cantava; ma Tuor non dimorava con loro e viveva da solo nei pressi del lago che ha nome Mithrim, ora cacciando nei boschi, ora creando musica presso le rive con un’aspra arpa fatta di legno e di tendini d’orso. Avendo udito del potere dei suoi ardui canti, molta gente venne da vicino e da lontano per ascoltare il suono della sua arpa, ma Tuor abbandonò il canto e partì verso luoghi solitari. Qui, egli apprese molte cose strane e conobbe i Noldoli erranti, i quali gli insegnarono molto riguardo alla loro lingua e alle loro tradizioni; ma il suo destino non era di vivere per sempre in quei boschi.

(da: La caduta di Gondolin)

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4 gennaio 1962

HARLAN COBEN

Non avresti mai voluto ucciderlo.

Ti chiami Matt Hunter. Hai vent’anni. Sei cresciuto in un sobborgo abitato dalla classe medio-alta nel New Jersey del nord, non lontano da Manhattan. E anche se è una cittadina piuttosto ricca, abiti nella parte più povera. I tuoi genitori lavorano duro e ti amano senza riserve. Tu sei il figlio di mezzo. Hai un fratello maggiore che adori e una sorella più piccola che sopporti.

Come ogni ragazzo della tua città, cresci preoccupandoti del tuo futuro e pensando a quale college potrai frequentare. Al liceo ti impegni parecchio e riesci a ottenere voti molto buoni anche se non eccellenti, con un bel A meno di media. Non sei fra gli studenti migliori in assoluto, ma quasi.

(da: Suburbia killer)

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5 gennaio 1962

DONATELLA DI PIETRANTONIO

Siede al suo posto con la testa capellona sul piatto, il vapore del brodo gli dilata i brufoli e piega i peli lunghi e sottili che spuntano senza progetto in attesa di diventare barba. Dal rumore delle posate credo ci stia lavorando, invece mangia troppo poco. Rimesta a lungo con il cucchiaio e lo porta alla bocca semivuoto. Evita i nostri occhi, sa che lo guardiamo e gli contiamo le proteine ingerite e quelle che lascia sul fondo.

Mastica silenzio.

Non riesco ad amarlo tutto, questo ragazzo. Alto, secco, un corpo di linee spezzate e mai curve, una debolezza improvvisa nel disegno delle gambe, appena sotto il ginocchio. La nonna lo tratta sempre da bambino, non so come regolarmi, io. È un adolescente, a volte sembra meno.

(da: Bella mia)

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8 gennaio 1935

ROBERT LITTELL

Ci sono delle cose che impari al volo. Per esempio io ho imparato subito a manomettere i kalashnikov: li facevo diventare delle trappole esplosive, e poi venivano consegnati a guerriglieri islamici, cani sciolti in cerca di una jihad come si deve. E ho imparato subito a passare la merce a un contatto fidato nel suq di Peshawar. Altre cose, invece, non imparerai mai a farle bene, non importa quante volte ci provi. E questo, credo, spiega perché non riesco a fare un uovo all’occhio di bue senza rompere il tuorlo. È il motivo per cui mi rifiuto di lasciare messaggi dopo il segnale acustico. È il motivo per cui al polso ho l’affidabile Bulova a carica manuale di mio padre, invece di uno di quegli orologi automatici che vanno tanto di moda. 

(da: Una sporca faccenda)

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9 gennaio 1933 - 13 novembre 2021

WILBUR SMITH

La Dowager era troppo invelata. Una tiepida brezza monsonica sferzava l’oceano, punteggiandolo di creste bianche che scintillavano nella luce del sole, alto nel cielo color zaffiro. Vele di gabbia e velacci erano talmente gonfi da rischiare di strapparsi. Lo scafo appesantito si dibatteva fra le enormi onde dell’Oceano indiano. La nave stava fuggendo per cercare di mettersi in salvo.

Il comandante Josiah Inchbird era in piedi sul cassero a osservare, a poppavia, la nave che li inseguiva. Era comparsa all’alba, lunga, bassa e lucida come un lupo famelico, lo scafo nero costellato di portelli per i cannoni pitturati di rosso, e stava serrando le distanze.

(da: Il giorno della tigre)

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10 gennaio 1937 - 3 gennaio 2022

GIANNI CELATI

Mettendo in pratica questi consigli, lo studente di letteratura è effettivamente riuscito a superare alcuni esami con buoni voti. A questo punto però gli è sorto un dubbio, sul quale ha rimuginato alcuni mesi, con la testa confusa. Il dubbio era questo: mentre per lui era ormai molto chiaro che i professori non parlano per vantare quello che c’è scritto nei libri, bensì soltanto per vantare se stessi di averlo capito, per lo stesso motivo non gli era affatto chiaro cosa ci fosse scritto nei libri, e dunque di cosa parlasse egli stesso quando ad un esame si vantava di averli capiti.

(da: I lettori di libri sono sempre più falsi)

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11 gennaio 1963

ARNE DAHL

La prima volta che ho sentito il rumore risale a due mesi fa. È difficile da descrivere. È come se ci fosse qualcuno nella parete. Il rumore non proviene né da fuori né da dentro, insomma, e ha ben poco di umano. Adesso che ho avuto il tempo di metabolizzarla, però, l’ipotesi azzardata dalla polizia l’altra settimana, in occasione della visita di una coppia di ragazzotti in uniforme, mi sembra quasi offensiva. Allora non sapevo neanche cosa fosse un capricorno delle case.

Ora lo so.

(da: Inferno bianco)

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12 gennaio 1952

WALTER MOSLEY

Quasi ogni sera Chill raccontava a Popo le storie di schiavi fuggiaschi nella Ferrovia Sotterranea. Lo faceva, a suo dire, perché voleva che Popo conoscesse la storia degli afroamericani ‘così come quei bambini bianchi conoscono la loro storia. Da quello che gli raccontano a casa’. Ma la fuga era l’unica storia che voleva raccontargli. Era stato ossessionato dalla fuga fin da quando lo avevano condannato per rapina a mano armata. L’unico modo in cui la sera riusciva a prendere sonno nella sua cella era quello di immaginarsi come uno schiavo che si era liberato delle catene, aveva forzato le sbarre ed era sfuggito ai cani. 

(da: Futureland)

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14 gennaio 1925 - 25 novembre 1970

YUKIO MISHIMA

In due punti dell’isola la vista è di una bellezza incomparabile. Uno è quello dove sorge il santuario di Yashiro, che guarda verso nord-ovest e si trova nei pressi del crinale piú alto dell’isola. Il tempio domina il panorama dell’ampia distesa del golfo di Ise, e l’isola è situata proprio nello stretto che unisce questo golfo all’oceano Pacifico. Da nord si allunga la penisola di Chita, mentre quella di Atsumi si spinge verso nord-est. A ovest s’intravede la linea della costa, fra i porti di Yamada e di Yokkaichi a Tsu.

(da: La voce delle onde)

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16 gennaio 1861 - 26 luglio 1927

FEDERICO DE ROBERTO

Né credeva alla sincerità della fede altrui. Monarchia o repubblica, religione o ateismo, tutto era per lui quistione di tornaconto materiale o morale, immediato o avvenire. Al Noviziato aveva avuto l’esempio della sfrenata licenza dei monaci che avevano fatto voto dinanzi al loro Dio di rinunziare a tutto; in casa, nel mondo, aveva visto che ciascuno tirava a fare il proprio comodo sopra ogni cosa. Non c’era dunque nient’altro fuorché l’interesse individuale; per soddisfare il suo amor proprio egli era disposto a giovarsi di tutto.

(da: I Viceré)

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17 gennaio 1969

DAVID EBERSHOFF

Quando Einar dipingeva l’increspatura grigia di ogni onda, immaginava il marinaio che annegava, con una mano sollevata a chiedere aiuto, e sentiva la sua voce che sapeva di vodka di patate dare ancora della puttana da porto alla moglie. In questo modo Einar capiva che sfumatura dare ai suoi colori: abbastanza grigia da inghiottire un uomo del genere e richiudersi come pastella sul suo ringhio che affondava.

(da: The danish girl)

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19 gennaio 1901 - 11 aprile 1985

FRED UHLMAN

Entrò nella mia vita nel febbraio del 1932 per non uscirne più. Da allora è passato più di un quarto di secolo, più di novemila giorni tediosi e senza scopo, che l’assenza della speranza ha reso tutti ugualmente vuoti - giorni e anni, molti dei quali morti come le foglie secche su un albero inaridito.

Ricordo il giorno e l’ora in cui il mio sguardo si posò per la prima volta sul ragazzo che doveva diventare la fonte della mia più grande felicità e della mia più totale disperazione. Fu due giorni dopo il mio compleanno, alle tre di uno di quei pomeriggi grigi e bui, caratteristici dell’inverno tedesco. del Sacro Romano Impero e re di Spagna.

(da: L'amico ritrovato)

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21 gennaio 1930 - 4 gennaio 2021

FRANCO LOI

Vòltati, senza dar peso, come si fa 
quando i pensieri nell'aria scivolano via,
voltati per abitudine, lenta, senza senso
come quelle donne che per strada girano
la testa per un uomo, in casa, o sulla porta,
voltati per simpatia d'un rumore lontano,
o d'una rondine su nel cielo stravolta,
voltati senza sapere, per volontà
d'un qualche pensiero bizzarro, o per bugia,
voltati per ritornare, che dimenticato
ci son io dietro le spalle per rubarti
quel niente del camminare, quel tuo andare via.

(da: Lünn)

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23 gennaio 1960

ELENA LOEWENTHAL

Una veemente nevicata aveva imbiancato i tetti delle tre case allineate come le perle di una collana: a sinistra, in rigoroso stile vecchia Germania, quella del poliziotto Rauch, a destra l’elegante villa dell’architetto Winterloh e nel mezzo la graziosa costruzione vagamente Jugendstil del giornalista Korsakov.

Quando la tormenta si fu calmata, David Korsakov e Fritz Rauch si precipitarono fuori per giocare a palle di neve. Le giovani schiene si curvavano rapide, le mani modellavano palle rotonde e sode e le lanciavano al suono di grida gioiose.

(da: Stelle di cannella)

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25 gennaio 1954

DAVID GROSSMAN

Myriam,

tu non mi conosci e, quando ti scrivo, sembra anche a me di non conoscermi. A dire il vero ho cercato di non scrivere, sono già due giorni che ci provo, ma adesso mi sono arreso.

Ti ho vista l’altro ieri al raduno del liceo. Tu non mi hai notato, stavo in disparte, forse non potevi vedermi. Qualcuno ha pronunciato il tuo nome e alcuni ragazzi ti hanno chiamato “professoressa”. 

(da: Che tu sia per me il coltello)

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26 gennaio 1950 - 3 agosto 2021

ANTONIO PENNACCHI

Dicono che di notte, ogni tanto, si senta ancora qualcuno che urla. Si sente bene. Anche da Agora Alta. E non solo nelle notti d’estate, quando c’è la luna piena e i lupi mannari si sfogano attorno all’ara di Giunone Lucina. Ma nelle notti d’inverno – quando piove forte di stravento, con le nuvole che arrivano dal mare a cento all’ora a sbattersi addosso alla montagna – allora gli urli si fanno più alti e dal tempio di Minerva, su ad Agora Alta, si vedono nettissimi bagliori nella roccaforte di Norba.Netti e prolungati. Come se il fuoco divampasse ancora.

(da: Il delitto di Agora)

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29 gennaio 1967

PHILIPPE BESSON

 

La vita è in questi particolari, pensano entrambi di concerto. La vita è in quei momenti quasi insignificanti, in quei riti banali, in quella familiarità. Sembra che Louise e Ben, ciascuno a modo suo, cerchino soltanto questo. Potrebbero essere felici se l’esistenza non fosse altro che un susseguirsi di quei momenti semplici e sereni. Potrebbero essere felici se ci fosse sempre la bella luce di settembre sulle scogliere di Cape Cod, sempre le domeniche sera nel bar deserto.

(da: E le altre sere verrai?)

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1 gennaio 1883 - 21 marzo 1920

FEDERIGO TOZZI

Che punto sarebbe quello dove s’è fermato l’azzurro? Lo sanno le allodole che prima vi si spaziano e poi vengono a buttarsi come pazze vicino a me? Una mi ha proprio rasentato gli occhi, come se avesse avuto piacere d’impaurirsi così, fuggendo.

Che chiarità tranquille per queste campagne, che si mettono stese per stare più comode! Che silenzii là dall’orizzonte e dentro di me!

La strada per tornare a Siena è là. Vado.

Le case si facciano un poco a dietro, e quel mendicante non mi cada addosso. Almeno l’altro è seduto per terra! Dio mio, tutte queste case! Più in là, più in là! Arriverò dove trovare un poco di dolcezza!

Dio mio, queste case mi si butteranno addosso! Ma un’allodola è rimasta chiusa dentro l’anima, e la sento svolazzare per escire. E la sento cantare.

Verso il settentrione; dov’è di notte l’orsa, dove la luna non va mai!

(da: Bestie)

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1 gennaio 1957

CHRISTOPHER MOORE

Voi pensate di sapere come va a finire questa storia, ma sbagliate. Fidatevi, io c’ero. E lo so.
 
La prima volta che vidi l’uomo che avrebbe salvato il mondo, lui era seduto vicino al pozzo centrale di Nazaret con una lucertola che gli penzolava dalla bocca. Si vedevano solo l’estremità della coda e le zampe posteriori; l’altra metà l’aveva già inghiottita. 

(da: Il vangelo secondo Biff)

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3 gennaio 1893 - 15 marzo 1945

PIERRE DRIEU LA ROCHELLE

La signora Pragen decise che saremmo partiti per Charleroi il 1° luglio. Da quando aveva cominciato a parlare di questo viaggio avevo visto spalancarsi davanti a me una prospettiva tremenda. Ma fui costretto ad accettarla perché ero il suo segretario.

Prima della partenza trascorsi una gran brutta nottata in casa di Coralie, la mia amante del momento, assillato dal timore di arrivare in ritardo alla stazione. Me ne andai un’ora prima del previsto. Coralie trovava la mia fretta giustificata, nutrendo un profondo rispetto per la signora Pragen, tanto ricca e stimata.

(da: La commedia di Charleroi)

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5 gennaio 1921 - 14 dicembre 1990

FRIEDRICH DÜRRENMATT

Stizzita per la scemenza dei suoi stessi oracoli e per l’ingenua credulità dei Greci, la sacerdotessa di Delfi Pannychis XI, lunga e secca come quasi tutte le Pizie che l’avevano preceduta, ascoltò le domande del giovane Edipo, un altro che voleva sapere se i suoi genitori erano davvero i suoi genitori, come se fosse facile stabilire una cosa del genere nei circoli aristocratici, dove, senza scherzi, donne maritate davano a intendere ai loro consorti, i quali peraltro finivano per crederci, come qualmente Zeus in persona si fosse giaciuto con loro. Vero è che in simili casi, essendo comunque dubitosi coloro che venivano a consultarla, la Pizia soleva rispondere con un semplice: sì e no, dipende...

(da: La morte della Pizia)

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7 gennaio 1925 - 25 aprile 2008

SHARO GAMBINO

Le avevano negato ogni diritto di disporre della propria vita, sacrificando la sua esistenza al loro interesse, non sottrarre, perché non finisse in mani estranee, un terzo dell’eredità del loro defunto padre, il barone Paolo, e della madre, pur lei defunta, la signora Teresa Bardari. Un furto palese e smaccato – non il primo e nemmeno l’ultimo, in quella società – contro cui la sua condizione di donna, e sorella per giunta, non aveva armi e potere per opporsi. Altre, del suo lignaggio, del suo ceto sociale ed anche, a volte, più elevato, avevano subito analoga sorte e molte erano finite in convento o diventate «monache di casa», votate ad una castità mortificante, perché imposta, e ad una solitudine popolata di rimpianti e di fantasie su quel che avrebbe potuto essere e non era stato.

(da: Vizzarro)

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8 gennaio 1953

GLENN COOPER

Il martedì era il giorno della clinica mobile, al cimitero. A un osservatore esterno poteva forse sembrare strano che un’unità mobile sanitaria scegliesse un luogo di sepoltura come base, ma per gli abitanti della baraccopoli di Malabon, nella municipalità di Manila, Tugatog era una zona sicura. Almeno durante il giorno. Di notte, i drogati scalavano il muro di cinta e si piazzavano tra le tombe di cemento, impilate l’una sull’altra come condomini, per bucarsi, fumare, farsi di coca, spacciare. La luce del sole riportava la tranquillità, e i poveri e i malati si sentivano protetti tra i morti del cimitero e i loro cari che li piangevano.

(da: I figli di Dio)

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9 gennaio 1954

PHILIPPA GREGORY

ERA di fronte a me, imponente come una vecchia quercia, la faccia una luna piena tra i rami più alti, rotondità compresse in un’espressione di disponibilità. S’inclina ed è come se l’albero stesse per abbattersi su di me. Resto immobile. Non s’inchinerà come, soltanto ieri, un altro uomo ha fatto prostrandosi ai miei piedi e coprendomi le mani di baci. Ma se questa montagna d’uomo si abbassasse, bisognerebbe rimetterlo in piedi sollevandolo con le funi, come un bue scivolato in un fosso. Comunque lui non s’inchina.

Non può baciarmi sulla bocca, penso, non qui nella lunga sala con i musicisti a una estremità e un via vai di persone. Non può, non in questa corte formale. Questo faccione non scenderà sul mio. 

(da: La sesta moglie)

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11 gennaio 1943

EDUARDO MENDOZA

Mia diletta Catherine,

non appena varcata la frontiera e sbrigate le noiose formalità doganali, sono caduto in un sonno profondo, cullato dalle oscillazioni del treno. Avevo passato la notte in bianco, angosciato per il cumulo di problemi, timori e sofferenze provocati dalla nostra tormentosa relazione. Il finestrino mostrava solo le tenebre là fuori e la mia immagine riflessa sul vetro: il ritratto di un uomo lacerato dall’inquietudine. L’alba non ha portato con sé il sollievo che spesso accompagna l’inizio di un nuovo giorno. Il cielo era ancora nuvoloso, e un pallido sole non faceva che accrescere la desolazione del paesaggio e del mio spirito. È stato così, sull’orlo delle lacrime, che mi sono addormentato. 

(da: Città sospesa)

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12 gennaio 1876 - 22 novembre 1916

JACK LONDON

Io appartengo per nascita alla classe operaia. Molto presto ho iniziato a scoprire l’entusiasmo, l’ambizione e gli ideali e il soddisfarli è divenuto il problema della mia vita di fanciullo. L’ambiente che mi circondava era crudele, duro e meschino. Non potevo godere di una visione in prospettiva ma solo dal basso verso l’alto. Occupavo il fondo della scala sociale, dove la vita non offriva altro che sordidezza e miseria della carne e dello spirito; perché qui la carne e lo spirito erano come affamate e tormentate.

(da: Il senso della vita (secondo me))

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14 gennaio 1896 - 28 settembre 1970

JOHN DOS PASSOS

Quando si cammina per la via bisogna sempre posare i piedi con attenzione sui ciottoli in modo da non pestare i fili d’erba lucenti tutti ansiosi è più facile se si stringe la mano della mamma e ci si fa reggere, così si possono alzare i piedi ma camminando in fretta bisogna pestare troppi fili d’erba le povere lingue verdi ferite si raggrinzano sotto i piedi forse è per ciò che quella gente è tanto infuriata e ci segue agitando i pugni gettano sassi, gente adulta che getta sassi

(da: Il 42° parallelo)

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15 gennaio 1622 - 17 febbraio 1673

MOLIÈRE

Coloro la cui condotta è più ridicola sono sempre i primi a parlar male degli altri; non mancano mai di afferrare con prontezza l’abbaglio della minima confidenza per spargere la notizia con molta gioia, e per poi darle il significato che essi vogliono si creda: dipingendo con i propri colori le azioni degli altri pensano di riuscire ad autorizzare le loro, e nella falsa speranza di qualche somiglianza cercano di far sembrare innocenti i loro intrighi, o far cadere altrove qualche frammento di quel biasimo pubblico di cui son pieni.

(da: Il tartufo)

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16 gennaio 1910 - 11 dicembre 1991

MARIO TOBINO

Il dottor Anselmo abitava in manicomio. Mangiava alla mensa; aveva una stanza. Lo stipendio era gramo. Tutto era ristretto.

Solo chi c’è passato sa come fu il dopoguerra in Italia – quello della seconda guerra mondiale – per uno che durante la dittatura italiana aveva vivamente sperato: da ogni parte scenari che cadevano, trionfo della materia, il denaro e la carne più dominanti di prima. La nuova lussuria invogliare le masse alla completa servitù.

Anselmo si era ritirato; faceva vita di ospedale, di manicomio.

(da: Per le antiche scale)

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18 gennaio 1971 - 5 dicembre 2012

PAOLO ZANOTTI

Sofia, so che ormai è tardi. È finita l’infanzia, sono passate le tempeste. Eppure mi sorprendo sempre a tornare a quegli anni, testardo come un’ape che batte i campi verso l’arnia lontana e insieme soffocato da uno di quei sensi di colpa enormi, completi come mondi, che si possono provare solo da bambini.

(da: Bambini bonsai)

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19 gennaio 1921 - 4 febbraio 1995

PATRICIA HIGHSMITH

 

Era questo, dunque, il tipo d’uomo che gli avrebbero messo alle costole? Sì o no? Forse sì. Non aveva l’aria di un piedipiatti, però, e neppure di un detective privato. Aveva piuttosto l’aria di un distinto uomo d’affari, di un buon padre di famiglia. Era un signore vestito con cura, indubbiamente benestante, con le tempie grigie e un atteggiamento vagamente esitante. Doveva essere il genere di persona che ti mettono alle calcagna per incastrarti, magari per agganciarti con quattro chiacchiere innocenti in un bar e poi bang, ti ritrovi con una mano sulla spalla e l’altra che ti sventola sotto il naso un distintivo da poliziotto. “Tom Ripley, sei in arresto!” Tom tenne d’occhio la porta.

(da: Il talendo di Mr. Ripley)

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22 gennaio 1930 - 22 marzo 2020

ALBERTO ARBASINO

«Oggi c’è l’Italia!» significa, per i più, che stasera gioca la squadra omonima. Preparare le birre e le bandiere. (Le vendono gli extracomunitari ai semafori). «Tranquilli». (In un paese apatico e feroce). Lasciando spesso perdere – fra le parolacce della gente ‘comune’ davanti ai telegiornali e alle ‘icone’ – se per caso i capi e boss emblematici e carismatici del paese o regime in questione debbano saltar fuori da apparati reali o virtuali di poteri televisivi, pubblicitari, finanziari, giudiziari, bancari, commerciali, regionali, sindacali, politici, demagogici, burocratici, automobilistici, oltre che ecclesiastici e canzonettistici, modistici e calcistici... 

(da: Paesaggi italiani con zombi)

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24 gennaio 1776 - 25 giugno 1822

E. T. A. HOFFMANN

Certamente sarete tutti sottosopra perché sono stato tanto, tanto tempo senza scrivervi. La mamma sarà certamente in collera, e Clara crederà che io qua mi dia alla bella vita e abbia dimenticato la mia dolce immagine angelica che mi è cosí profondamente impressa nel cuore e nell’animo. – Ma invece non è cosí; tutti i giorni, tutte le ore penso a voi, e nei sogni piú dolci la cara figura della mia adorata Claretta mi passa davanti e mi sorride con gli occhi luminosi, con tanta grazia come era solita fare quando entravo in casa vostra.

(da: Racconti notturni)

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25 gennaio 1958

ALESSANDRO BARICCO

 

I gesti mettono in ordine il mondo, i movimenti lo destabilizzano. I gesti ricuciono, i movimenti riaprono. Ogni gesto è un punto d’arrivo, ogni movimento è un punto di partenza. I gesti sono porti, il movimento è il mare aperto. Ma anche: i gesti sono fermezza, il movimento è VIBRAZIONE.

(da: The Game)

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27 gennaio 1927 - 10 dicembre 1987

GIOVANNI ARPINO

La città di nascita è Pola. Ma è solo un dato biografico accidentale. Suo padre, Tomaso, è un capitano di fanteria che si trova di stanza lì. Sua madre, Maddalena Berzia, è figlia di un pasticciere di Bra e a Bra i due si erano conosciuti e sposati. È il 27 gennaio del 1927, un giovedì, l’Istria è una provincia italiana. Giovanni Arpino viene alla luce dall’altro lato dell’Adriatico, ma non ne conserverà nessuna memoria. A Pola non resta più di qualche mese. Chiamato, alla fine della guerra, a scegliere la cittadinanza jugoslava, la rifiuterà sentendosi un «piemontese a tutti gli effetti».

(da: Sei stato felice, Giovanni)

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30  gennaio 1911 - 11 settembre 2006

LIDIA STORONI MAZZOLANI

Rispettiamo il silenzio di venti secoli. Conoscere i nomi non è importante. Basti sapere che i protagonisti di questa storia furono due coniugi romani di classe elevata, vissero negli anni torbidi e violenti tra la Repubblica e l'Impero, furono coinvolti in quegli avvenimenti, si trovarono esposti a gravi pericoli. Si salvarono. Rimasero segnati dal ricordo orrendo dei rischi che avevano corso, delle violenze alle quali avevano assistito; si aggrapparono alla sola cosa che, in quei decenni di crisi, non aveva vacillato: la loro unione.

(da: Una moglie)

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