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Nati in giugno

Compleanni in punta di penna

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1 giugno 1955 - 20 settembre 1999

SANDRO ONOFRI

 

Questi ragazzi sono silenziosi, muti e immobili, come sempre. I miei compagni di classe erano capaci di rivoltare l’aula con partite a pallone giocate con una palla fatta di carta, ma anche di ascoltare per un’ora la professoressa di italiano. I miei alunni, invece sono indifferenti, apatici, indolenti, non hanno interesse in niente e sono in una sorta di quasi paralisi.

(da: Registro di classe)

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2 giugno 1840 - 11 gennaio 1928

THOMAS HARDY

In un sabato pomeriggio di novembre stava calando il crepuscolo, e l’ampia distesa di terreno aperto e selvaggio nota col nome di brughiera di Egdon si veniva facendo ogni momento più scura. In alto, il curvo strato di nubi biancastre che nascondeva il cielo era come una tenda che avesse per pavimento tutta la brughiera.

(da: La brughiera)

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3 giugno 1972 - 10 agosto 2023

MICHELA MURGIA

Maurizio a dieci anni non giocava per la strada con nessuno. Abitava nella campagna un po’ fuori dal paese, lontano dalle urla degli altri bambini e dalle vie polverose in cui quei legami nascevano una volta per sempre, irripetibili. Dopo la scuola faceva i compiti, guardava la tv e si allenava da solo con le biglie contro il muro, ma soprattutto pregava che maturassero le more nei rovi dei fossi vicino a casa, perché quando diventavano abbastanza nere da poterle mangiare voleva dire che la scuola sarebbe finita di lì a poco, e che i suoi lo avrebbero portato presto a passare l’estate dai nonni a Crabas.

(da: L'incontro)

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5 giugno 1927 - 25 settembre 2002

EMILIO TADINI

Scrivono: è il mondo, questo in cui viviamo, della comunicazione. Non dico di no. Ma il fatto è che qualche difficoltà a comunicare, io, al giornale, ce l’avevo. Non era mica per fare il superbo, per carità. Non cerco di darmi le arie di uno che è troppo al di sopra delle meschinità della norma, io. Soltanto che mi è difficile comunicare. Forse parlo una lingua in via di estinzione. La lingua dei fifoni – tutta fatta di “mi scusi” sussurrati al vento e alla polvere insieme...

(da: La lunga notte)

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6 giugno 1875 - 12 agosto 1955

THOMAS MANN

Premio Nobel per la letteratura 1929

Ciò che oggi sarebbe necessario è un umanesimo militante, un umanesimo che scopra la propria virilità e si saturi della convinzione che il principio della libertà, della tolleranza e del dubbio non deve lasciarsi sfruttare e sorpassare da un fanatismo che è senza vergogna e senza dubbi. Se l’umanesimo europeo è diventato incapace di una gagliarda rinascita delle sue idee; se non è più in grado di rendere la propria anima consapevole di se stessa in una pugnace alacrità di vita, andrà in rovina e ci sarà una Europa, il cui nome non sarà più che un’espressione storica e da cui sarebbe meglio rifugiarsi nella neutralità fuori del tempo.

(da: Moniti all'Europa)

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7 giugno 1966

LORENZO SILVA

È l’oscura capacità, raggiunta da milioni di donne fin dal principio dei tempi, di smascherare la colpevolezza non meno cupa alimentata da milioni di uomini a partire da un passato ben più remoto, di cui non si conserva neanche la memoria. Perché un uomo nasconde sempre un segreto, porta sempre con sé qualcosa che preferirebbe non aver mai fatto o detto o sperimentato, e una donna ha immancabilmente quel sesto senso che le permette di fiutarlo, e la sfacciataggine o la temerarietà, comunque la si voglia chiamare, di obbligarlo a confessare. 

(da: La linea del meridiano)

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9 giugno 1898 - 19 luglio 1957

CURZIO MALAPARTE

L'onore di esser liberato per primo era toccato in sorte, fra tutti i popoli d'Europa, al popolo napoletano: e per festeggiare un così meritato premio, i miei poveri napoletani, dopo tre anni di fame, di epidemie, di feroci bombardamenti, avevano accettato di buona grazia, per carità di patria, l'agognata e invidiata gloria di recitare la parte di un popolo vinto, di cantare, batter le mani, saltare di gioia fra le rovine delle loro case, sventolare bandiere straniere, fino al giorno innanzi nemiche, e gettar dalle finestre fiori sui vincitori.

Ma, non ostante l'universale e sincero entusiasmo, non v'era un solo napoletano, in tutta Napoli, che si sentisse un vinto.

(da: La pelle)

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9 giugno 1975

CHRISTIAN RAIMO

 

I soldi, i soldi che non ho, che non mi va di dire che non ho, che anche se avessi non mi andrebbe di dargli. Ho controllato la posta su internet, cliccando sei-sette volte a distanza di cinque-dieci secondi sul tasto «aggiorna», come se dovessi essere sicuro di aver spremuto fino in fondo quello che il mondo aveva in animo di dirmi. E poi ho dato un’occhiata alle notizie sulla colonna destra di Repubblica.it: orsi polari naufraghi, uccelli migratori disorientati, api impazzite… Ogni giorno, sempre un piccolo upgrade di come andrà l’apocalisse.

(da: Il peso della grazia)

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10 giugno 1951

ALICIA GIMÉNEZ  BARLETT

La vita è strana, a volte, o meglio, la vita è quasi sempre strana. Per moltissimo tempo ti sembra di non invecchiare affatto e poi un bel giorno, davanti allo specchio, ti accorgi che gli anni ti sono piombati addosso tutti insieme. Fu così che mi successe quella mattina. Ero appena uscita dalla doccia e stavo per pettinarmi quando di colpo mi vidi davanti una cinquantenne che mi osservava con diffidenza. Quella poveraccia aveva i capelli crespi, la pelle cascante e la faccia di chi ha visto il diavolo in persona. Ero io, sempre io, ma a un’età che non era la mia. Qualcuno mi aveva fatto un incantesimo? O era la maledizione del peccato originale?

(da: Mio caro serial killer)

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12 giugno 1931 - 30 luglio 1994

DEREK RAYMOND

Interrotto dalla vecchia, venuta a vedere che cosa stava succedendo nella stanza accanto mentre lui doveva ancora finire con la ragazza, l’assassino le saltò addosso senza una parola, la sollevò come se fosse un sacco dell’immondizia e le fece sfondare la pendola accanto alla porta d’ingresso con una forza che neanche lui sapeva di avere. Non avrebbe potuto fare di meglio, constatò: era morta sul colpo. Dopo lo schianto di legno e vetri – la violenza inaspettata, il tonfo liquido della testa che si fracassava contro la cassa – la vecchia aveva emesso un solo gemito, gemello funebre di un singhiozzo: suono che eclissò ogni altro rumore, mentre moriva con la testa dentro l’orologio.

(da: Il mio nome era Dora Suarez)

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13 giugno 1888 - 30 novembre 1935

FERNANDO PESSOA

Ora, qual è il naturale impiego delle nostre qualità naturali? Servire ai fini naturali della nostra personalità. Ma dominare qualcuno è un fine naturale della nostra personalità? Può esserlo; esiste un caso in cui può esserlo: quando questo qualcuno si trova a ricoprire, rispetto a noi, il ruolo di nemico. Per l’anarchico, è chiaro, tale ruolo è occupato da qualsiasi rappresentante delle finzioni della società e della sua tirannia; da nessun altro, perché tutti gli altri uomini sono uomini come lui e compagni naturali.

(da: Il banchiere anarchico)

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13 giugno 1939

GIANNA SCHELOTTO

L’estate scorsa, come per sortilegio, mi si è piantata nella mente la voglia di scrivere un libro di cucina. Occasione, una cena fra amici: mi ero cimentata con vecchie ricette di famiglia, e ogni pietanza aveva riscosso grande successo. Fossi stata più lucida, mi sarei resa conto che, a suscitare l’entusiasmo, più del cibo erano le circostanze: una terrazza di fronte al mare, la luna quasi piena e una brezza fresca che portava profumo di gelsomino. Da qui l’estasi dei miei ospiti, all’origine di complimenti insolitamente calorosi che, diretti e senza filtri, avevano toccato il mio Narciso in punti sensibili.

(da: Vorrei e non vorrei)

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16 giugno 1313 - 21 dicembre 1375

GIOVANNI BOCCACCIO

Convenevole cosa è, carissime donne, che ciascheduna cosa la quale l’uomo fa, dallo ammirabile e santo nome di Colui il quale di tutte fu facitore le dea principio. Per che, dovendo io al nostro novellare, sì come primo, dare cominciamento, intendo da una delle sue maravigliose cose incominciare, acciò che, quella udita, la nostra speranza in lui, sì come in cosa impermutabile, si fermi e sempre sia da noi il suo nome lodato.

(da: Decameron)

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18 giugno 1922 - 17 luglio 2005

GINA LAGORIO

 

La bella Angela non era bella. Ma tutti dicevano ch’era bella, quando parlavano di lei. Non era un giudizio, era un’abitudine, dei ragazzi prima, degli uomini poi; dalle donne accolto malvolentieri o discusso, poiché le donne, in fatto di bellezza femminile altrui, usano canoni accademici di giudizio che ai maschi non interessano. Le amiche avevano provato a chiarire quell’aggettivo tra loro e con i ragazzi che le accompagnavano nelle escursioni del sabato pomeriggio.

(da: La spiaggia del lupo)

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20 giugno 1945 - 26 gennaio 2000

JEAN-CLAUDE IZZO

Marsiglia quel mattino aveva colori da mare del Nord. Diamantis trangugiò in fretta un Nescafé nella sala comune deserta. Poi scese sul ponte fischiettando Besame mucho, il motivo che più spesso gli tornava in mente. Anche l’unico che sapesse fischiare. Tirò fuori una Camel da un pacchetto stropicciato, l’accese e si appoggiò al parapetto. A Diamantis quel tempo non spiaceva. Non quel giorno lì, per lo meno. Si era svegliato con un umore già impiastrato di grigio.

(da: Marinai perduti)

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22 giugno 1898 - 25 settembra 1970

ERICH MARIA REMARQUE

Abbiamo ricevuto il cambio ieri e ora siamo a riposo, nove chilometri dietro il fronte. Abbiamo la pancia piena di fagioli bianchi con carne di manzo, e ci sentiamo sazi e soddisfatti. Persino a cena ciascuno di noi ha potuto riempire la gavetta due volte, con anche doppia porzione di salsiccia e di pane. Davvero ottimo. Era tanto che non succedeva una cosa simile.

(da: Niente di nuovo sul fronte occidentale)

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24 giugno 1929

NATALIA ASPESI

 

Avventure in treno non ne capitano più: da alcova per sguardi e gesti ardenti e sbatacchiati, gli scompartimenti, con il loro funebre odore di tempo vuoto, sono diventati dei confessionali dove l’ostilità quasi sanguinaria degli estranei si rompe nel bisogno improvviso di impalare qualcuno con il livore, lo scoramento, le delusioni e le ingiustizie della propria vita. 

(da: Delle donne non si sa niente)

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25 giugno 1903 - 21 gennaio 1950

GEORGE ORWELL

L’oppressione straniera è un male molto più ovvio e comprensibile dell’oppressione economica. Così noi in Inghilterra ammettiamo docilmente di essere derubati allo scopo di mantenere nel lusso mezzo milione di oziosi indegni, ma combatteremmo fino all’ultimo uomo piuttosto che essere dominati dai cinesi; allo stesso modo, coloro che vivono di rendita senza porsi il minimo scrupolo di coscienza capiscono abbastanza bene come sia errato e ingiusto andare a spadroneggiare in un paese straniero dove nessuno ti vuole.

(da: Verità/Menzogna)

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27 giugno 1934 - 9 settembre 2013

ALBERTO BEVILACQUA

Si fa presto a dire: quella è una slandra, una donna da rifiuti. Ti mettono la croce addosso e addio, poi fanno le orecchie del sordo. Insomma, non ti ripulisci più perché, l’onestà di andare in fondo alle cose, chi ce l’ha in quest’Italia lazzarona, dove tutti, i loro peccati, li nascondono come beni di contrabbando, solo per puntare il dito contro le debolezze degli altri? Questa è la cristiana carità che io conosco, questo il volersi bene da fratelli...

(da: La califfa)

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28 giugno 1930 - 29 aprile 1979

LUCIO MASTRONARDI

A Vigevano l’hanno sempre conosciuto come Micca. Fa Mario Sala di nome e viene dalla piú antica famiglia di artigiani scarpari. Tozzo, piccolotto, le orecchie a bandiera, e due occhi che diventano fuoco sentire parlare di lavoro e quibus.
Dopo morto diventerà conte, in virtú di un decreto emanato dalla regina Teodolinda dei Longobardi, sempre valido. Conti furono i suoi bisnonni e i suoi nonni.

da: Il calzolaio di Vigevano)

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29 giugno 1839 - 25 marzo 1869

IGINIO UGO TARCHETTI

Quel giorno in cui gli uomini si piegheranno dinanzi al principio universale ed eterno della libertà individuale; quel giorno in cui verrà risolto il grande quesito della solidarietà delle nazioni, e sarà svelata questa orrenda odissea di oppressioni, di umiliazioni e di lacrime, gli uomini si nasconderanno il volto nelle mani, ed esclameranno: – Noi siamo stati i carnefici dei nostri fratelli, noi abbiamo veduto la grande ingiustizia e l’abbiamo tollerata!

da: Una nobile follia)

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1 giugno 1957

TULLIO AVOLEDO

 

Il condominio Nobile è diviso in tre parti: scala A, scala B e il lungo tunnel delle cantine che unisce le due metà simmetriche: quella che si affaccia sul trafficato viale Montessori e quella relativamente piú tranquilla che guarda verso il collegio Rosmini.
La forma dello stabile ricorda una U con braccia molto corte, o un punto per cucitrice da ufficio.

(da: L'elenco telefonico di Atlantide)

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2 giugno 1903 - 23 luglio 1972

MAX AUB

L'avevo appena sfiorata. Si rivoltò come una tigre. Tutto per una toccatina da niente! Oltre tutto non ne valeva la pena, mollacchiona. Forse proprio per questo se la prese tanto. Io non potevo certo lasciar correre. Si radunò gente. Cominciai a menare botte. Se quel ragazzino scivolò sotto un camion che passava, io che c'entro?

(da: Delitti esemplari)

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5 giugno 1884 - 27 agosto 1969

IVY COMPTON-BURNETT

«No, mio caro, non è nel mio stile nascondermi dietro l’anonimato. Te lo direi chiaro e tondo, se decidessi di fornirti una rendita. Il che mi suggerisce che ero intenzionata a offrirtene una, anche se meno generosa: centocinquanta sterline l’anno, di cui ti farei dono apertamente. Potrebbero tornarti utili? Sommate all’altra rendita, avrebbero un discreto peso. Sì, la prima senza dubbio ti viene da tuo padre, e in forma anonima, per sollevarti dal dubbio che non possa permettersela. Ma immagino che si sia fatto i suoi conti. E credo che ti converrebbe accettarle entrambe».

(da: Più donne che uomini)

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5 giugno 1949

KEN FOLLETT

L'ondata di caldo avvolgeva Baltimora come un sudario. I sobborghi verdeggianti erano rinfrescati da migliaia di irrigatori, ma gli abitanti più ricchi se ne stavano chiusi in casa con l'aria condizionata al massimo. Sulla North Avenue, prostitute svogliate cercavano l'ombra e sudavano sotto le parrucche, mentre all'angolo della strada i ragazzi vendevano droga che estraevano furtivamente dalle tasche dei calzoncini. Era settembre inoltrato, ma l'autunno sembrava ancora lontano.

(da: Il terzo gemello)

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6 giugno 1978

MARCO BALZANO

Prima di chiamarmi pelleossa mi chiamavano strillone, i bambini della scuola elementare di via dei Ginepri. Me li ricordo ancora tutti e trentaquattro, anche se la faccia che più mi è rimasta in testa è quella di Peppino, con quei capelli dritti da dita nella corrente. Insieme ci divertivamo a fottere la merenda di pane e mortadella a Ettore Ragusa, il figlio del macellaio. Quando se ne accorgeva tirava uno strillo più acuto dei miei e frignava a fontana. Io e Peppino, allora, andavamo lì con la bocca ancora bisunta e facevamo i dispiaciuti, «ma no, Toruccio... ma che si piange per fatti così piccoli?», «morto un panino se ne fa un altro, su!», queste frasi di consolazione gli dicevamo. 

(da: L'ultimo arrivato)

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7 giugno 1983

PAOLO DI PAOLO

Di entrambi, nati a distanza di mezzo secolo l’una dall’altro, si potrebbe scrivere una seconda biografia. Della prima, per quanto riguarda te, so poco, ti ho fatto poche domande; della seconda – una biografia di lettrice – qualcosa in più: i libri che hai evocato, ricordato, che mi hai prestato, o fotocopiato; i libri che, fin quando saranno anche di carta, ingombrano le stanze e le case di chi li accumula e li conserva, componendo uno strano museo personale – la storia del nostro avere pensato, sentito, capito.

(da: Vite che sono la tua)

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9 giugno 1917 - 1 ottobre 2012

ERIC HOBSBAWM

 

La distruzione del passato, o meglio la distruzione dei meccanismi sociali che connettono l'esperienza dei contemporanei a quella delle generazioni precedenti, è uno dei fenomeni più tipici e insieme più strani degli ultimi anni del Novecento. La maggior parte dei giovani alla fine del secolo è cresciuta in una sorta di presente permanente, nel quale manca ogni rapporto organico con il passato storico del tempo in cui essi vivono. Questo fenomeno fa sì che la presenza e l'attività degli storici, il cui compito è di ricordare ciò che gli altri dimenticano, siano ancor più essenziali alla fine del secondo millennio di quanto mai lo siano state nei secoli scorsi.

(da: Il secolo breve)

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9 giugno 1975

SARA RATTARO

I pensieri mi hanno isolata per un tempo indefinito. Mi sono voltata e ho visto la mia immagine riflessa in uno specchio. Ero lì davvero? Seduta tra sconosciuti a bere e chiacchierare del più e del meno mentre la mia vita stava andando a pezzi. Lorenzo, mio marito, il mio miglior amico, il mio confidente, se n’era andato da casa. Ho cercato di alzarmi, ma le gambe non sembravano d’accordo. Per fortuna, l’attenzione di tutti è stata catturata dalla padrona di casa, che, con il tintinnio del coltello contro il bicchiere, ci ha invitati a un brindisi. 

(da: Uomini che restano)

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11 giugno 1969

MARCO ROVELLI

“Sai qual è la frase migliore per definire il carrarino? Il contro in testa”.
Silvano veniva di tanto in tanto all’osteria, e mi diceva della differenza ontologica tra massese e carrarese.
“Il massese è molle. È rimasto sempre un contadino, servile. Il carrarino no, il carrarino non si piega, è fiero, schiena dritta. Ha il contro in testa il carrarino”.
“E che significa?”.
“Per spaccare il marmo devi capire qual è la linea giusta, il suo verso. Se la segui, tagliarlo è facile. Se invece provi a tagliarlo diciamo al contrario, se vai contro il verso, non ci riesci: non c’è verso, proprio. E quello si chiama contro.
Ecco, i carrarini hanno il contro in testa, sono duri, resistono, e non c’è verso di scalfirli. Non c’è il verso, proprio”.

(da: Il contro in testa)

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12 giugno 1937 - 3 ottobre 2021

ANTONIO DEBENEDETTI

Piove ed è già scesa la notte. Una lunga notte invernale, buia, fredda, destinata a durare molte ore. Non avrei potuto incominciare questa confessione, che è anche il racconto della mia esistenza, a mezzogiorno di una giornata estiva, abbagliata dal sole. Non fosse altro per coerenza, per carattere, perché la mia è stata una vita fatta di ombre, di penombre, di grigiori e di luci incerte.
Ma non è tutto. Le gocce, che sento in questo momento picchiettare e scivolare sui vetri della finestra (chiusa con cura come fosse il cancello della gabbia dei leoni), so che mi aiuteranno, so che il loro tamburellare mi indurrà ad avere un po' di pietà e anche di rispetto per me stesso. 

(da: Un giovedì, dopo le cinque)

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13 giugno 1914 - 9 marzo 1998

ANNA MARIA ORTESE

Come tu sai, Lettore, ogni anno, quando è primavera, i Milanesi partono per il mondo in cerca di terre da comprare. Per costruirvi case e alberghi, naturalmente, e più in là, forse, anche case popolari; ma soprattutto corrono in cerca di quelle espressioni ancora rimaste intatte della «natura», di ciò che essi intendono per natura: un misto di libertà e passionalità, con non poca sensualità e una sfumatura di follia, di cui, causa la rigidità della moderna vita a Milano, appaiono assetati.

(da: L'iguana)

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14 giugno 1928 - 9 ottobre 1967

ERNESTO GUEVARA

La parola che più di ogni altra può definire il Cuzco è evocazione. Un’impalpabile polvere di altre ere sedimenta tra le sue strade, sollevandosi in un magma di laguna fangosa quando si calpesta il suo substrato. Ma ci sono due o tre Cuzco, o meglio, due o tre forme di evocazione: quando Marna Ocllo lasciò cadere il - chiodo d’oro nella terra e questo vi penetrò totalmente, i primi Incas capirono che lì era il luogo eletto da Viracocha a domicilio permanente dei suoi figli prediletti, che avrebbero così abbandonato il nomadismo per arrivare da conquistatori alla loro terra promessa.

(da: Latinoamericana)

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16 giugno 1938

JOYCE CAROL OATES

Ero un assassino bambino.

Non un assassino di bambini, anche se potrebbe essere un’idea. Intendo un assassino bambino, cioè un assassino che guarda caso è un bambino, o un bambino che guarda caso è un assassino. Potete scegliere. Quando Aristotele nota che l’uomo è un animale razionale, ci si tende in avanti, portandosi la mano all’orecchio, per capire su quale di quelle parole cade l’accento: animale razionale, animale razionale? 

(da: I ricchi)

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18 giugno 1976

GIUSEPPE CATOZZELLA

Non è colpa nostra, è che la casa improvvisamente era diventata troppo piccola per noi due, e dovevamo trovare qualcosa da fare. E dentro quelle ante io e Nina ci perdevamo, perché venivamo investiti dall’odore di mamma, che lì era ancora tale e quale, in mezzo a tutti quei vestiti appesi, soprattutto quello bello, bianco con i girasoli gialli, che mamma portava il giorno della mia prima comunione. Quanto ci avevo pianto sopra... È incredibile come un armadio si tiene l’odore per sé e non ne lascia un po’ anche agli altri. È incredibile l’egoismo degli armadi.

(da: E tu splendi)

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21 giugno 1905 - 15 aprile 1980

JEAN-PAUL SARTRE

 

Quando il piccolo Gustave Flaubert, smarrito, ancora «animalesco», emerge dalla prima età, le tecniche lo attendono. E i ruoli. Comincia l’addestramento: e sembra non senza successo; nessuno ci dice, per esempio, che egli abbia avuto difficoltà a camminare. Invece sappiamo che questo futuro scrittore si è impuntato quando si è trattato della prova primordiale, del tirocinio delle parole. 

(da: L'idiota della famiglia)

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23 giugno 1975

MARKUS ZUSAK

 

In principio c’erano un assassino, un mulo e un ragazzo, ma questo non è il principio. È prima. Qui ci sono io, Matthew, in cucina di notte – la vecchia fonte di luce – che batto sui tasti, ancora e ancora. Nel resto della casa regna il silenzio.

Perché gli altri dormono tutti.

Sono seduto al tavolo.

Con la macchina da scrivere.

(da: Il ponte d'argilla)

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24 giugno 1937

ANITA DESAI

Nella veranda che guarda il giardino, il viale e il cancello, siedono l’uno accanto all’altra sul dondolo a due posti, appeso alla sua struttura di ferro, gambe e piedi ciondoloni, le ciabatte penzolanti nel vuoto. Hanno davanti un tavolo basso, rotondo, coperto da una tovaglia sbiadita con un ricamo floreale al centro. Dietro, un ventilatore a piede soffia loro aria tiepida nella nuca e nel collo.

(da: Digiunare, divorare)

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25 giugno 1969

ANTONIO SCURATI

Nel momento in cui Leone Ginzburg dice no, l’obbligo per i professori universitari di giurare fedeltà al fascismo è in vigore da due anni e quattro mesi. È stato decretato nell’agosto del 1931 su suggerimento del ministro per l’Educazione nazionale, il filosofo Balbino Giuliano, imposto per la prima volta nell’ottobre di quello stesso anno e poi esteso anche ai liberi docenti nell’estate del 1933. Chi si fosse rifiutato di giurare avrebbe perso la cattedra. Senza pensione, nessun indennizzo, condannato all’isolamento. 

(da: Il tempo migliore della nostra vita)

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27 giugno 1975

MARCELLO SIMONI

Posò la lanterna sul pavimento cosparso di segatura e xilografie sbiadite, osservando le cinque zampe di legno che salivano fino al pianale intarsiato e, sopra di esso, il gioco di travi, corregge e molinelli che davano forma al torchio. Benché fossero in molti a maledire quel genere di ordigno, la Babele da cui si erano propagate le dottrine di mille Lutero e Simon Mago, lui non l’aveva mai inteso uno strumento del diavolo.

da: Il marchio dell'inquisitore)

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28 giugno 1966

ÅSA LARSSON

L’inverno a Stoccolma, pensò. Non c’è niente di strano se uno stacca la spina, quando esce. A casa sua era diverso. Con i crepuscoli bluastri e la neve scricchiolante, in pieno inverno. O verso l’inizio della primavera, quando ci si ferma a riposare nel primo spiazzo sgombro sotto un abete, dopo aver sciato lungo il fiume da casa della nonna a Kurravaara fino alla capanna di Jiekajärvi. La neve che cade dai rami con un sospiro di stanchezza. Caffè, arance e tramezzini nello zaino.

da: Tempesta solare)

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29 giugno 1929 - 15 settembre 2006

ORIANA FALLACI

 

So benissimo che non sarò creduta, ma quando – adolescente – vidi la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre ebbi l’impressione di averla già veduta molto tempo addietro. E la mamma diceva: «Non piangesti nemmeno quando il prete ti cosparse con l’acqua ghiacciata. Rimanesti lì tranquilla a fissare Dio che cacciava Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre».

da: Solo io posso scrivere la mia storia)

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1 giugno 1972

ASCANIO CELESTINI

E voi, caro Mazzini, ci tornereste indietro? Ci tornereste a quel giorno che avete incontrato un reduce che chiedeva l’elemosina e vi siete commosso? È vero che avete iniziato cosí? È vero che fu per quel reduce che vi faceste rivoluzionario? Chissà se il mio giudice quando si ferma al semaforo rosso e trova un negro che gli pulisce il vetro, chissà se ci pensa che quello potrebbe essere un rivoluzionario, un Mazzini africano?

(da: Pro Patria)

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3 giugno 1930 - 25 settembre 1999

MARION ZIMMER BRADLEY

Anche in piena estate Tintagel era un luogo tetro. Igraine, consorte del duca Gorlois, guardava il mare dal promontorio. Quell'anno le tempeste di primavera erano state più violente del solito, e giorno e notte gli scrosci delle onde s'erano abbattuti intorno al castello sicché nessuno riusciva a dormire e persino i cani uggiolavano lamentosamente.

(da: Le nebbie di Avalon)

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5 giugno 1898 - 19 agosto 1936

FEDERICO GARCÍA LORCA

Accadde. Doveva accadere. Quando le donne in gramaglie giunsero alla casa del governatore, costui stava tranquillamente mangiando mandorle verdi e pesce fresco su uno squisito piatto d'oro. Era preferibile non avergli parlato affatto.
Nelle Azzorre. Quasi non riesco a piangere. Scrissi due telegrammi; ma, disgraziatamente, era già tardi. La sola cosa che posso dirvi è che i bambini che passavano ai margini del bosco videro una pernice con un filino di sangue sul becco.

(da: Amanti assassinati da una pernice)

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6 giugno 1799 - 10 febbraio 1837

ALEKSANDR PUŠKIN

Due idee fisse non possono esistere contemporaneamente in una natura morale così come due corpi non possono nel mondo fisico occupare uno stesso spazio. Il tre, il sette e l’asso soppiantarono presto nell’immaginazione di Germann la figura della vecchia morta. Il tre, il sette e l’asso non uscivano dalla sua testa e sorgevano sulle sue labbra. Vedendo una ragazza giovane diceva: “Com’è slanciata! Un vero tre scarlatto”. Gli chiedevano: “Che ore sono?”, rispondeva: “Il sette meno cinque”.

(da: La donna di picche)

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7 giugno 1957

FRED VARGAS

Seduto su uno scoglio del molo, al porto, Adamsberg guardava i marinai di Grimsey che rientravano dalla pesca quotidiana, attraccavano, sollevavano le reti. Lí, su quella isoletta islandese, lo chiamavano «Berg». Vento dal largo, undici gradi, sole opaco e puzza di scarti di pesce. Non ricordava piú che poco tempo prima era un commissario, a capo di ventisette agenti all’Anticrimine di Parigi, tredicesimo arrondissement. Gli era caduto il cellulare negli escrementi di una capra, che ce l’aveva sepolto dentro con un impeccabile colpo di zoccolo, senza aggressività. Un modo inedito di perdere il cellulare, e Adamsberg l’aveva apprezzato come meritava.

(da: Il morso della reclusa)

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8 giugno 1903 - 17 dicembre 1987

MARGUERTE YOURCENAR

 

L’opera di Thomas Mann si colloca nella categoria assai rara dei classici moderni, cioè delle creazioni ancora recenti e nient’affatto indiscusse, ma riprese invece continuamente, sottoposte a nuovi giudizi, esaminate in tutti i loro aspetti e a tutti i loro livelli, degne di servire nel contempo da pietra di paragone e da cibo spirituale. Opere siffatte ci commuovono alla quinta lettura per ragioni differenti, se non addirittura opposte, da quelle che ce le fecero amare alla prima.

(da: Con beneficio d'inventario)

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9 giugno 1956

PATRICIA CORNWELL

In cima al vecchio muro di mattoni in fondo al nostro giardino vedo riflessi ramati che mi ricordano scaglie di avventurina. Penso alle case del rio dei Vetrai, a Murano, con la facciata in colori pastello e il tetto di tegole, alle fornaci e ai maestri soffiatori che lavorano il vetro fuso, e porto fuori due caffè dolcificati con il nettare di agave, attenta a non rovesciarli.

Tengo le tazzine di cristallo soffiato a bocca per i manici delicatissimi e ricordo la gita a Murano in cui le abbiamo comprate. Il profumo di aglio e peperoni grigliati mi segue oltre la zanzariera, che si chiude alle mie spalle. Sento l’odore delle foglie di basilico che ho sminuzzato con le mani. È una mattina bellissima. Non potrebbe essere più bella.

(da: Carne e sangue)

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10 giugno 1915 - 5 aprile 2005

SAUL BELLOW

Premio Nobel per la lettaratura 1976

Sono americano, nato a Chicago – Chicago, quella cupa città – e affronto le cose come ho imparato a fare, liberamente, e narrerò questa storia a modo mio: chi bussa per primo sarà il primo a entrare; ora un colpo innocente, ora un po’ meno. Ma il carattere di un uomo è il suo destino, dice Eraclito, e alla fin fine non è possibile mascherare la natura dei colpi né foderando la porta di materiale isolante né rivestendo di guanti le nocche.

Tutti sanno che la soppressione dei fatti va a scapito della chiarezza e della precisione; se nascondi una cosa, nascondi anche quella che viene dopo.

(da: Le avventure di Augie March)

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12 giugno 1906 - 21 gennaio 1977

SANDRO PENNA

Poi si avvicinava l’ora della partenza, nel tardo meriggio, e già la «corriera» aspettava, vuota e impolverata, laggiù nella piazza presso la fontana.

La luminosa giornata cadeva lentamente in un crepuscolo entro il quale non pareva più vera la sua pienissima luce trascorsa. Venuta la sera, fummo salutati da tutti, con un gran chiasso festoso entro la nostra tristezza.

Solo Quintilio non c’era, ma nelle svolte della «corriera», appena staccatici dal paese ed entrati nella solitudine della prima campagna, noi quasi lo vedevamo apparire, lì sulla strada, dritto a darci il suo calmo saluto nella campagna già scura.

(da: Un po' di febbre)

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13 giugno 1865 - 28 gennaio 1939

WILLIAM BUTLER YEATS

Premio Nobel per la letteratura 1923

 

 

Spesso si dubita delle mie affermazioni quando dico che la gente delle campagne irlandesi crede ancora nelle creature fatate. La gente pensa che io stia solo cercando di far rivivere qualcosa del bel vecchio mondo scomparso della fantasia in questo secolo di grandi motori e filatoi meccanici. Certo, il ronzio delle ruote e il rumore assordante delle macchine da stampa, per non parlare dei conferenzieri con le loro giacchette scure e i loro bicchieri d'acqua, hanno scalzato il regno dei folletti e fatto tacere i piedi dei piccoli danzatori.

(da: Guida alla scrittura)

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13 giugno 1931

IRVIN YALOM

Nemmeno la morte era al centro delle sue riflessioni. Gli enigmi connessi a Philip Slate offrivano un diversivo da quei pensieri inquietanti. In primo luogo c’era l’enigma della memoria e del perché egli fosse in grado di evocare l’immagine di Philip con una così misteriosa chiarezza. Dov’erano andati a nascondersi in tutti quegli anni il volto, il nome e la storia di Philip? Era duro far ammettere alla sua mente che la memoria dell’intera esperienza con Philip fosse neurochimicamente contenuta in qualche punto della sua corteccia cerebrale.

(da: La cura Schopenhauer)

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14 giugno 1940

FRANCESCO GUCCINI

Non è micca un lavoro facile, andare a stare in cità. Che senso ha, cosa vuol dire, dov’è la necessità? Lì d’atorno hai la tua vita, tutta intera, quello che ti basta, tutto il tuo bisogno senza stare a cercare inutilità più o meno vaghe, di località remote e di posti sentiti dire ma non conosciuti, e forse paurosi. Hai un fiume, dei monti, degli alberi e delle stagioni, della gente che conosci e incontri tutti i giorni. E allora? Non si vive? Non si mangia? Non siamo già coperti e rincalzati, protetti dal freddo e da altri eventuali spiacevoli improvvisi accadimenti atmosferici? Siamo garantiti o no?

(da: Vacca di un cane)

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16 giugno 1960

ALESSANDRO ROBECCHI

 

Più di un ragazzino, meno di un uomo fatto. La faccia stupita, gli occhi aperti, seduto al posto di guida. Un filo di barba che fa adolescente e i vestiti pure, una polo, una giacca, i jeans. Calati fino alle ginocchia. Osceno, insomma.

Le mani sono legate al volante con due fascette di plastica. Ha un buco in una tempia, la sinistra, un buco piccolo e nero, il sangue è tutto lì, in un rivoletto sottile che ha raggiunto il mento, nient’altro. Ah, sì, l’odore, il solito, merda, sangue, paura.

(da: I tempi nuovi)

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19 giugno 1947

SALMAN RUSHDIE

Siamo talmente divisi, ostili gli uni agli altri, pieni di santimonia e disprezzo, talmente persi nel nostro cinismo, da chiamare idealismo la nostra pomposità; siamo così disincantati nei confronti di chi ci governa, così pronti a denigrare le istituzioni del nostro Stato, che il “bene”, come termine, è ormai svuotato del suo senso e richiede, forse, di essere lasciato da parte per un po’, come tutte le altre parole avvelenate: “spiritualità”, ad esempio; “soluzione finale”, ad esempio; ma anche (almeno quando la si applica ai grattacieli e alle patatine fritte) “libertà”.

(da: La caduta dei Golden)

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21 giugno 1948

IAN McEWAN

 

Immerso nelle astrazioni, posso contare solo sui loro proliferanti legami a catena per crearmi l’illusione di un mondo noto. Sento dire «azzurro», che non ho mai visto, e immagino un evento mentale non molto lontano da «verde», che a sua volta non ho mai visto. Mi reputo un innocente, dispensato da obblighi di lealtà e doveri, uno spirito libero, a dispetto dell’esiguità del mio spazio vitale.

(da: Nel guscio)

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24 giugno 1789 - 31 gennaio 1854

SILVIO PELLICO

 

Il venerdì 13 ottobre 1820 fui arrestato a Milano, e condotto a Santa Margherita. Erano le tre pomeridiane. Mi si fece un lungo interrogatorio per tutto quel giorno e per altri ancora. Ma di ciò non dirò nulla. Simile ad un amante maltrattato dalla sua bella, e dignitosamente risoluto di tenerle broncio, lascio la politica ov'ella sta, e parlo d'altro.

(da: Le mie prigioni)

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25 giugno 1901 - 10 gennaio 1967

GIACOMO DEBENEDETTI

Ieri ancora ero assai distaccato e lontano dal cinematografo: ci fosse o non ci fosse, m’era tutt’uno: e nemmeno mi aiutava a sopportare le mie sere più desolate. Andare a cercarvi dell’arte? Non è a dire che non abbia anch’io degli amici fanatici e propagandisti: essi si sforzavano di aprirmi gli occhi; ma tant’è: non mi riusciva mai di seguirli in certe lor minuziose evocazioni d’intrecci, di decorazioni, di scenari, di trovate, di riuscite. 

(da: Cinema. Il destino di raccontare)

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27 giugno 1895 - 2 settembre 1985

ANNA BANTI

 

Credono che io dorma, che passi dal sonno a un dormiveglia incosciente: che, insomma, non abbia più la testa a posto. L’hanno sussurrato anche al medico, l’altro ieri, sicuri che io non sentissi. Come al solito, mi era entrato in camera senza chieder permesso, per una delle sue inutili visite, e la sua voce stentorea, militaresca, dal forte accento piemontese («come sta il nostro amico?») mi forzò ad aprire gli occhi.

(da: Noi credevamo)

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28 giugno 1867 - 10 dicembre 1936

LUIGI PIRANDELLO

 

Qualcuno vorrà bene compiangermi (costa così poco), immaginando l'atroce cordoglio d'un disgraziato, al quale avvenga di scoprire tutt'a un tratto che... sì, niente, insomma: né padre, né madre, né come fu o come non fu; e vorrà pur bene indignarsi (costa anche meno) della corruzione dei costumi, e de' vizii, e della tristezza dei tempi, che di tanto male possono esser cagione a un povero innocente.

da: Il fu Mattia Pascal)

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29 giugno 1798 - 14 giugno 1837

GIACOMO LEOPARDI

Narrasi che tutti gli uomini che da principio popolarono la terra, fossero creati per ogni dove a un medesimo tempo, e tutti bambini, e fossero nutricati dalle api, dalle capre e dalle colombe nel modo che i poeti favoleggiarono dell'educazione di Giove. E che la terra fosse molto più piccola che ora non è, quasi tutti i paesi piani, il cielo senza stelle, non fosse creato il mare, e apparisse nel mondo molto minore varietà e magnificenza che oggi non vi si scuopre.

da: Operette morali)

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30 giugno 1928 - 13 luglio 2006

STANISLAO NIEVO

Il colpo di mare è l’urto di un’onda rigidamente alta, un mostruoso cavallone che si innalza nero e silenzioso, una muraglia che appare improvvisa accanto al fianco di un piroscafo, troppo vicino per evitarla. Corre incontro all’imbarcazione mentre con gli occhi sbarrati chi è a bordo assiste allo scempio che sta per sommergere tutto. È una delle più certe occasioni di osservare per alcuni secondi l’orrore della tragedia prima che questa si rovesci addosso.

da: Il prato in fondo al mare)

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