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Nati in maggio

Compleanni in punta di penna

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1 maggio 1900 - 22 agosto 1978

IGNAZIO SILONE

Tra gli incontri più curiosi della mia vita di scrittore rimarrà senza dubbio questo di oggi con due strani americani di passaggio a Zurigo, dove io risiedo da quando sono stato costretto per motivi politici ad abbandonare il mio paese.

Malgrado che la piccola Svizzera confini adesso, per due terzi delle sue frontiere, con paesi sottoposti a regimi totalitari (siamo nella primavera del 1939), Zurigo è rimasta un crocevia sempre affollato di viaggiatori d’ogni parte del mondo. E non tutti, com’è ovvio, sono persone attraenti e degne di fiducia e discrete. 

(da: La scuola dei dittatori)

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2 maggio 1859 - 14 giugno 1927

JEROME K. JEROME

Beh, questo è un argomento sul quale mi vanto di essere veramente un esperto. Il gentiluomo che, quando ero ragazzo, mi tuffava nella fonte della saggezza per nove ghinee ogni due mesi… extra esclusi… era solito dire di non aver mai visto un ragazzo compiere meno lavoro in più tempo; e ricordo che la mia povera nonna, una volta, mentre mi spiegava l’uso del libro di preghiere, ebbe a osservare che era altamente improbabile che io facessi quanto mi toccava di fare, però lei era convinta, al di là di ogni dubbio, che avrei tralasciato di fare anche la maggior parte di ciò che avrei dovuto fare.

(da: I pensieri oziosi di un ozioso)

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4 maggio 1939 - 28 dicembre 2018

AMOS OZ

Insomma, come si cura un fanatico? Partire dall’inseguimento di un gruppo di esaltati armati sulle montagne dell’Afghanistan, nel deserto dell’Iraq o nelle città della Siria è una cosa. Combattere contro il fanatismo in sé è tutt’altra. Non ho nessuna nuova proposta sulle campagne militari per monti e deserti né tantomeno sulla cyberguerra in rete. Qui troverete qualche riflessione sulla natura del fanatismo e sui modi per tenerlo a freno.

(da: Cari fanatici)

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6 maggio 1938

ERNESTO FERRERO

L’ha trovato Luigia Quirico, la lavandaia, mentre attraversava il bosco del Lauro in cerca di legna, che erano già le sei. Prima ha visto la giacca ripiegata per bene, la paglietta e il bastone da passeggio posati sull’erba appena spuntata. Le è sembrato di aver sorpreso un gitante addormentato, stava per scusarsi. Dopo tutto se uno arriva fin lí è perché vuole stare tranquillo. Invece c’è sempre qualche sfaccendato che si diverte a girare per il bosco e disturba.

(da: Disegnare il vento)

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7 maggio 1960 - 27 novembre 2021

ALMUDENA GRANDES

I nostri nonni avevano coltivato per decenni un’amicizia tanto profonda quanto incomprensibile. Oltre agli scacchi, non avevano niente in comune, eppure, malgrado le divergenze politiche, religiose e morali che li spingevano a militare su due fronti opposti, entrambi coltivavano un’affinità recondita, quasi segreta, la cui natura, probabilmente, era un mistero per entrambi. Erano tutti e due, ciascuno a suo modo, simpaticissimi, gentili, curiosi, e amavano la conversazione e la dialettica. Io avevo sempre voluto bene a don Fermín e non piansi solo la sua morte.

(da: I pazienti del dottor García)

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8 maggio 1956

CRISTINA COMENCINI

Un tempo le case erano abitate da molte persone, ci si litigava il bagno per stare soli, si malediceva la sorella che rubava la tua camicetta stirata, il libro, la penna, ci si affacciava alla finestra per fumare e restare nei pensieri. Quando eravamo malati, avevamo il diritto di mangiare a letto, da soli, col vassoio. Da sani eravamo obbligati a pranzare tutti insieme, a rubarci le patatine, a litigare, a urlarci addosso. «Fate silenzio» era un intercalare degli adulti, nessuno ci credeva. Le telefonate eterne col ragazzo erano interrotte sempre da grida e spie. Non ci si lasciava mai in pace. La vita era una trafficata convivenza.

(da: Da soli)

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10 maggio 1961

ROBERTO COTRONEO

Eppure deve esistere una calligrafia delle passioni.
Un segno più morbido, una coda della croma che scende di troppo, uno svolazzo di pausa, quella che vale un quarto, una pressione più forte del pennino, quasi un graffio, un oltraggio a quella carta spessa, lanosa, che un tempo si usava per scrivere musica. Si deve pur trovare un barlume di esitazione, la follia di un Presto con fuoco; il restringersi dell’inchiostro in quel breve spazio della pagina, come volesse comprimere il tempo, farlo stare tutto tra quelle righe esitanti e quegli spazi irregolari: cascate di note, le chiamano; gocce d’acqua, qualche volta.

(da: Presto con fuoco)

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13 maggio 1957

LUCA DI FULVIO

Il viottolo noto, che da anni percorreva ogni domenica, carico di trappole, era scivoloso. La brina mattutina aveva inzuppato sia la sottile striscia d’erba che sopravviveva al centro del sentiero sia le due piccole e terrose corsie laterali costantemente minacciate dal ciglio incolto. Qualche insetto, arrampicato su uno stelo più alto degli altri o su un ramoscello tenero, sperava che il debole sole di quella mattina lo asciugasse prima di spiegare le ali. Al passaggio dell’uomo alcuni arrischiavano maldestri tentativi di fuga, altri si limitavano a ingobbirsi. Ma gli anfibi pesanti non badavano a loro e gli incauti che spiccavano il balzo sbagliato venivano schiacciati al suolo o spinti nel fango.

(da: L'impagliatore)

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15 maggio 1931

ROSETTA LOY

La casa la fece costruire il Gran Masten alla fine del Settecento quando divenne un particulare, qualcuno che aveva terra di suo, buoi, mucche, galline e conigli, e tante moggia da avere bisogno di altre braccia. Aveva fretta e non si preoccupò troppo delle fondamenta anche se la casa con la sua facciata giallina rimase nel tempo ancorata alla terra, la lunga sequenza di stanze una appresso all’altra. Una costruzione a due piani piú il granaio dalle finestre schiacciate a diretto contatto del tetto. Il viottolo di mattoni la collegava al viale che piegava giú verso il cancello mentre il fienile e le stalle si allungavano di fianco fino ad arrivare alla strada dove si apriva il grande portale di assi.

(da: Le strade di polvere)

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17 maggio 1964

FRANCESCO ABATE

Chiunque ha un passato. Anche io. Un passato piú lontano e uno piú vicino. Poi c’è il pane di tutti i giorni.
In questo istante sono quello sull’autobus della notte. Seduto nell’ultima fila. Su un sedile grigio e rosso. Freddo e duro.
Si vede tutto da questo posto. Chi sale, chi scende. Si domina e non si corrono pericoli. Spalle coperte. Una buona regola.
Si va dal punto A al punto B. Dal capolinea a una fermata. Da una fermata a un’altra fermata. Cosí per tutto il turno di lavoro.

(da: Un posto anche per me)

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19 maggio 1966

JODI PICOULT

Non puoi esistere in questo mondo senza lasciarti dietro un pezzetto di te. Ci sono tracce concrete, come ricevute di carte di credito, agende di appuntamenti e promesse fatte ad altre persone. Ci sono indizi microscopici, come le impronte digitali, che rimangono invisibili a meno che tu non sappia come cercarle. Ma, anche in assenza di tutto questo, ci sono gli odori.

(da: Senza lasciare traccia)

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20 maggio 1950

ERRI DE LUCA

Glielo dissi il giorno stesso. Non potevo stare una notte con il segreto. Non trascorrerà intero il giorno sulla rottura della tua alleanza. Eravamo fidanzati. Nella nostra legge è come essere sposati, anche se non ancora nella stessa casa. Ed ecco che ero incinta.
La voce del messaggero era arrivata insieme a un colpo d’aria. Mi ero alzata per chiudere le imposte e appena in piedi sono stata coperta da un vento, da una polvere celeste, da chiudere gli occhi. Il vento di marzo in Galilea viene da nord, dai monti del Libano e dal Golan. Porta bel tempo, fa sbattere le porte e gonfia la stuoia degli ingressi, che sembra incinta. In braccio a quel vento la voce e la figura di un uomo stavano davanti a me.

(da: In nome della madre)

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22 maggio 1859 - 7 luglio 1930

ARTHUR CONAN DOYLE

Quanti ragazzi promettenti ho conosciuto da studente, che avevano dentro quanto sarebbe bastato per innalzarsi fino ai più alti onori della loro professione. E invece il possesso di cento o duecento miserabili sterline l’anno ha rimosso l’incentivo principale per il lavoro e li ha portati a gingillarsi in un ignobile dolce far niente, mentre dei giovani spiantati con la metà del loro cervello, spinti dallo sprone aguzzo della necessità, li hanno scavalcati, e ben presto sono approdati a una rendita annuale equivalente al capitale di quelli. Se ciò è vero per la medicina, lo è ancor di più per tutto quel che so della letteratura. Sembra che per gli scrittori migliori e di maggior successo imbarcarsi in un nuovo lavoro sia uno sforzo doloroso.

(da: Romanzo fantasma)

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25 maggio 1921 - 10 novembre 2013

GIORGIO ORELLI

Io penso a te se la brace del sole
mi sfavilla dal mare;
penso a te se in sorgive riverbera
il chiarore lunare.

Vedo te se lontano sulla strada
la polvere si leva;
e a notte fonda, se sul ponticello
il viandante trema.

Odo te se laggiù con rumorìo
sordo sale il frangente.
Spesso nel quieto bosco vado e spio,
quando tutto è silenzioso.

Io son con te; benché tu sia così
lontana, sei con me.
Cade il sole, or mi brillano le stelle.
Ah, se tu fossi qui!

(da: Tutte le poesie)

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27 maggio 1894 - 1 luglio 1961

LOUIS-FERDINAND CÉLINE

Vedo bene che Poulet mi tiene il muso… Poulet Robert condannato a morte… parla mica più di me nelle sue rubriche… una volta io ero il grande questo… l’incomparabile quello… adesso appena una piccola parola occasionale più che sprezzante. So da dove viene questo, che ci si è beccati duro… alla fine mi aveva smerdato a menarla tanto in lungo!… è sicuro lei che le sue convinzioni non la riconducano a Dio!

(da: Rigodon)

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27 maggio 1934 - 9 giugno 2006

ENZO SICILIANO

La perdita dell'autonomia fisica è un tragico stillicidio: ogni momento ripropone qualche particolarità, un disguido insuperabile, un morso alla propria vita. 
Chiedeva che le si leggesse il giornale, ma si annoiava. Il viso le si era chiuso: le rughe le si erano strette nella forma del corruccio. Niente altro. Le labbra, piegate in basso, parevano abbandonate da ogni forma. Poteva sembrare imbronciata. Era del tutto atona, invece. 

(da: Mia madre amava il mare)

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28 maggio 1978

ANDREA TARABBIA

In principio era il verme, e il verme era presso Dio, e il verme ero io. O forse no: in principio era qualcos’altro, qualcosa che non ricordo, e questa è la fine. Ma comunque si principi, nella fine c’è sempre il verme: questo ho imparato. Lo dice sempre anche Staibano, quando, terminata la sua visita quotidiana, apre il quaderno, e vi traccia quei suoi caratteri minuti che solo gli occhi dei signori farmacisti riescono a decifrare: prendi questo, prendi quello, e mi raccomando, il sole!, il sole del mezzogiorno soprattutto, e non mescolar salsicce, e vino, e uova, e tortelle, e uva che fermenta.

(da: Madrigale senza suono)

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30 maggio 1941 - 28 luglio 2021

ROBERTO CALASSO

Erano esseri remoti, non solo dai moderni ma dai loro contemporanei antichi. Distanti non già come un'altra cultura, ma come un altro corpo celeste. Così distanti che il punto da cui vengono osservati diventa pressoché indifferente. Che ciò avvenga oggi o cento anni or sono, nulla di essenziale cambia. Per chi è nato in India alcune parole, alcuni gesti, alcuni oggetti potranno suonare più familiari, come un invincibile atavismo. Ma sono lembi dispersi di un sogno di cui si è annebbiata la vicenda.

(da: L'ardore)

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31 maggio 1813 - 26 marzo 1892

WALT WHITMAN

Ora un finale alla riva,

ora alla terra e alla vita un finale e un addio.

è ora di partire, Viaggiatore, molto per te è ancora in serbo.

Spesso ti sei avventurato abbastanza sui mari,

cautamente incrociando, studiando le carte,

tornando al porto e agli ormeggi,

ma ora ubbidisci al sogno nutrito in segreto,

abbraccia i tuoi amici, lascia tutto in ordine,

per non tornare più al porto e agli ormeggi…

Parti per la tua crociera senza fine, vecchio Marinaio.

(da: Foglie d'erba)

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1 maggio 1908 - 22 luglio 1968

GIOVANNINO GUARESCHI

Molti dei cappotti russi distribuiti ai meno abbienti hanno una piccola toppa sul petto o sulla schiena. Una piccola toppa rotonda che chiude il buco attraverso il quale entrò una pallottola e uscì un'anima.
Il mio cappotto ha una piccola toppa proprio in corrispondenza del cuore. Ed è ben cucita, e di panno spesso, ma — dal forellino che essa copre — entra un sottile soffio d'aria gelida anche quando non c'è vento e il sole è tiepido.
E il cuore duole, trafitto da quello spillone di ghiaccio.

(da: Diario clandestino 1943-1945)

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2 maggio 1957

MARCO BUTICCHI

Giudea, ottavo secolo a.C.

Il primo raggio di sole vinse le ultime resistenze dell'oscurità. I toni rosati e incerti dell'aurora lasciarono il passo all'incedere prepotente della luce, talmente abbagliante da cancellare alla vista i profili delle montagne all'orizzonte.

Il faraone si riparò gli occhi dal riverbero con la mano, quindi volse lo sguardo verso il mare che, in lontananza, si stava infiammando dei riflessi del giorno che nasceva.

Il sole, in rapida ascesa alle loro spalle, allungava le ombre sul suolo brullo e sassoso del deserto. Gli animi dei soldati fremevano, in silenzio.

(da: Il segreto del faraone nero)

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4 maggio 1949

GRAHAM SWIFT

Ragazzi, voi che erediterete il mondo. Ragazzi (perché sempre, anche se avete quindici, sedici, diciassette anni, e siete candidati a quel conciliante titolo di “giovani adulti”, tacitamente mi sono sempre rivolto a voi chiamandovi “ragazzi”), ragazzi sono stato con voi per trentadue anni allo scopo di svelarvi i misteri del passato, e ora che con voi non potrò più rimanere, prestate ascolto, per quest’ultima volta, al vostro insegnante di storia.

(da: Il paese dell'acqua)

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7 maggio 1861 - 7 agosto 1941

RABINDRANATH TAGORE

 

Quando i tempi erano oscuri, in giorni inaspettati, un Uomo venne verso la gente che cercava salvezza, l’emancipazione dal male. Venne alla loro porta. Il bimbo che era nato secoli prima diede entusiasmo all’uomo. Non le macchine, non le associazioni, non le organizzazioni ma un bambino, e la gente ne fu stupita. E quando tutte le macchine saranno arrugginite, egli vivrà.

(da: L'anima dell'Occidente)

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8 maggio 1912 - 4 novembre 1998

JOYCE LUSSU

Avevo conosciuto Emilio in una terra quanto mai diversa, la florida e ordinata Svizzera. Poco dopo la sua evasione da Lipari, Emilio era andato a trovare mio padre, esule da alcuni anni in un villaggetto del Vaud. Io non c’ero, perché facevo la studentessa-lavoratrice in Germania, a Heidelberg, ossia mi pagavo gli studi con lavori vari, che andavano dal fare la domestica a ore al dare lezioni di lingue in collegi per fanciulle bene. Mio padre era uno studioso di sociologia positivista, aveva tradotto Spencer e Wundt e scritto saggi filosofici e politici, ma non aveva idee molto chiare sul come guadagnarsi il pane.

(da: L'olivastro e l'innesto)

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9 maggio 1934

ALAN BENNETT

Gli esami in sé non mi hanno mai fatto paura, e li ho sempre superati. Nel 1948, all’esame che all’epoca si chiamava School Certificate, i miei compagni di classe mi presero in giro perché alla prima prova scritta mi presentai in giacca e cravatta. Era l’unico completo che avevo e mi stava già piccolo, ma non mi sembrava fuori luogo perché ritenevo che gli esami fossero un grande evento, e quindi dovevo fare bella figura.
Una decina d’anni più tardi, quando mi laureai a Oxford, mi misi di nuovo in ghingheri. 

(da: Gli studenti)

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12 maggio 1923 - 16 marzo 1993

GIOVANNI TESTORI

Con l’amore in vista per stasera: i campi, i prati, i baci, rotolando dentro il verde, dopo aver messo sotto qualche giornale, magari lo stesso che piegato e ripiegato tenevano nella tasca dove avrebbe dovuto esserci la grana: poi, fino a sabato, cinghia. Ma anche senza l’amore, il boogie oppure il bigliardino, oppure le corse su e giù per il ponte del sei, oltre l’ingresso del Sanatorio, verso Rho, verso Castellazzo, sulla Lambretta o sull’Iso, confondendo il piacere di stringer nelle gambe le forme tenere di qualche donna con quello di stringere il serbatoio nel punto in cui s’incavava e i muscoli vi premevan sopra, sentendo rotolar dentro la miscela: e star attenti di non trovarsi alle volte lontano senza più niente dentro.

(da: Il ponte della Ghisolfa)

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13 maggio 1969

ELISABETTA BUACCIARELLI

Lei voleva un uomo. Camminava per strada e si rifletteva nelle vetrine. Distoglieva lo sguardo e proseguiva parlando da sola. Pensava in continuazione. Non smetteva nemmeno quando si massacrava di patatine fritte e frappé alla banana. Neanche mentre faceva fuori una scatola intera di cornflake al cioccolato fondente. Da sola, la sera, davanti allo schermo della TV. Vestiva leggero anche nei mesi freddi. Organze, voile di seta, tulle. E calzava sandali aperti con calze trasparenti di buona fattura. Voleva un uomo per fare sesso. 

(da: Femmina de Luxe)

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16 maggio 1915 - 29 novembre 2010

MARIO MONICELLI

I predoni si avventarono sul villaggio come lupi su un abbacchio incustodito. Dei lupi avevano la fame vecchia, la ferocia e gli ululii incomprensibili. Erano una ventina tra alemanni e italioti imbastarditi, disertori di qualche armata di passaggio, che avevano deciso di mettersi in proprio. Avevano barbe e zazzere sudicie sotto i cimieri ammaccati, mantelli sbrindellati, spadoni rugginosi, anche qualche forcone. Alcuni montavano cavalli macilenti, altri no, erano appiedati; uno era senza una gamba e arrancava appoggiandosi a una gruccia.Il villaggio era di poche capanne di legno, di fango e di canne, addossato a una collinetta, ai limiti di un bosco e lambito da un torrente. I predatori lo colsero ancora immerso nel sonno. Abbatterono recinti, sfondarono porte. 

(da: Brancaleone)

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18 maggio 1944 - 14 dicembre 2001

WINFRIED G. SEBALD

Il fuoco, levandosi nel cielo in vampe alte duemila metri, attirava a sé l’ossigeno con una violenza tale che le correnti d’aria raggiunsero la forza di uragani e rintronarono come poderosi organi nei quali fossero stati tirati all’unisono tutti i registri. L’incendio continuò così per tre ore. Giunta al culmine, la tempesta prese a sollevare i cornicioni e i tetti delle case, fece mulinare nell’aria travi e intere file di pannelli pubblicitari, sradicò alberi e trascinò con sé esseri umani trasformati in fiaccole viventi. 

(da: Storia naturale della distruzione)

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20 maggio 1799 - 18 agosto 1850

HONORÉ DE BALZAC

Per farvi comprendere quanto sia straordinaria una vita del genere, è necessario spendere qualche parola per illustrare Besançon. Nessun’altra città offre una resistenza più sorda e muta al Progresso. A Besançon, gli amministratori, gli impiegati, i militari, insomma tutti coloro che il governo, che Parigi vi manda a occupare un posto qualunque, sono designati in blocco con l’efficace definizione di colonia.

(da: Albert Savarus)

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20 maggio 1953

PATRIZIA VALDUGA

Nel luglio altero, lui tenero audace,
sensualmente a me lanciava da là:
prima di sera io ti scopo. Ah.
Fra trafficar di sguardi dove pace,

dove l'incompenetrabilità...
dove il tempo in quest'ombra... Lui tace
in un empio silenzio a farne fornace.
Poi apri, m'intima, apri... più dentro già

 

si spinge con suo tal colpo segreto.
Umidore, pare bacio di calore
su ammucchiarsi d'umano, alto m'accappia.

O inverni e lirici slanci (con metodo).
Mi sale... mi scende... io come granata
esplosa, contusa, to', che si sappia.

(da: Medicamenta e altri medicamenta)

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23 maggio 1925 - 6 luglio 2021

ANGELO DEL BOCA

Gli italiani, nel loro insieme, non hanno mai goduto, negli ultimi tre secoli, di molta reputazione. Non c’era viaggiatore straniero che percorresse, per diletto o per affari, la penisola, che non esprimesse, in diari o lettere ai congiunti, giudizi sugli italiani tutt’altro che lusinghieri. Ma anche gli osservatori nostrani, appartenenti alle classi colte, non erano da meno nel rilevare vizi e difetti dei loro concittadini. Si passava da valutazioni argute a sentenze senza appello. Da osservazioni ironiche a congetture pseudoscientifiche. Non mancavano, infine, i casi di autoflagellazione. Per fare qualche esempio, gli italiani erano definiti, tout court, pigri, scansafatiche, indifferenti. E inoltre ignoranti, creduloni, baciapile, papisti. E ancora: inaffidabili, voltagabbana, servili, imbelli. 

(da: Italiani, brava gente?)

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25 maggio 1938 - 2 agosto 1988

RAYMOND CARVER

Non era più quella persona. Ormai viveva da solo e al di fuori del lavoro aveva scarsi rapporti con la gente. La sera ascoltava musica classica e leggeva libri sui metodi per attirare le anatre selvatiche. Accese una sigaretta e continuò a guardare fuori dal finestrino  senza badare all'uomo che seduto accanto alla porta dormiva con il  cappello calato sugli occhi. Era mattina presto e una foschia  aleggiava sui campi verdi che sfrecciavano via. Ogni tanto Myers  vedeva una cascina e i rustici, tutti circondati da un muro. Pensò che avrebbe potuto essere un buon modo di vivere - in una vecchia casa circondata da un muro. Erano passate da poco le sei. Myers non dormiva da quando alle undici della sera prima era salito sul treno a Milano.

(da: Cattedrale)

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27 maggio 1912 - 18 giugno 1982

JOHN CHEEVER

C’è niente di più meraviglioso del treno del lunedì mattina, quello delle 8.22? Il fine settimana – diciamo un fine settimana lungo come quello del Quattro Luglio – ti ha lasciato riposato. Ci sono stati picnic, fuochi d’artificio, gite in spiaggia, tutte quelle cose piacevoli che si fanno insieme. Domenica abbiamo preso l’aperitivo tardi e cenato in giardino con gli avanzi del fine settimana.

(da: Una specie di solitudine: I diari)

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28 maggio 1839 - 29 novembre 1915

LUIGI CAPUANA

Era accaduto quel che suole accadere nei matrimoni di amore: si volevano un po’ di bene, ma non si amavano più. Convivevano nella stessa casa; apparentemente, agli occhi della gente, niente era mutato nelle loro abitudini: teatri, conversazioni, feste, riunioni intime; sempre insieme, dovunque, come in quel primo anno, dopo il lungo viaggio di nozze che fece tanto parlare delle loro lune di miele perché era durato parecchi mesi.

(da: Istinti e peccati)

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29 maggio 1874 - 14 giugno 1936

GILBERT KEITH CHESTERTON

Il mare aveva preso una tinta di un verde-pallido e il pomeriggio aveva già sentito il tocco di fata della sera, quando una giovane donna, dai capelli neri, vestita artisticamente, in un abito tutto increspato, color rosso-rame, camminava con un’aria distratta lungo il viale di Pebbleswick-sul-Mare, strascicando il parasole e fissando il lontano orizzonte. Essa aveva un motivo per guardare all’estremo lembo del mare, motivo che molte giovani donne hanno avuto nella storia del mondo. Ma nessuna vela era in vista!

(da: L'osteria volante)

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30 maggio 1959 - 3 giugno 2018

ALESSANDRA APPIANO

Quanta presunzione, nell’infelicità: si pensa che ogni cosa rimarrà sempre uguale a se stessa, stabile e deprimente. Invece, prima o poi, nella vita scade tutto: la giovinezza, la salute, la bellezza, il lavoro gratificante o frustrante, il successo per chi l’ha incontrato e l’insuccesso per chi l’ha subito. Prima o poi scade ogni certezza, positiva o negativa. E può anche capitare di essere catapultati in un territorio sconosciuto – o dimenticato – grazie a una passione sconvolgente, non cercata né prevista.

(da: Ti meriti un amore)

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31 maggio 1970

PAOLO SORRENTINO

Enzo Paolo Turchi e Carmen Russo non hanno figli, ma possiedono ventotto cani.
Essi si chiamano: Energie, Cippettina, Cassia, Chicchirichì, Nano, Energina, Lisa, Spugna, Jack, Ercole, Betty, Zizi, Pupetta, Nera, Negrita, Giulietta, Irma, George, Marylin, Capucchiello, Shakira, ET, Zorro, Chihuahua, Pallina, Piccirillo, Ugo e Lady.
Avevano anche due alani, Lothar e Ali Babà, ma adesso sono morti.

Energie è il preferito. Ha tutti i diritti del mondo e la massima priorità su chiunque. È di colore marrone. Enzo Paolo lo ha trovato in mezzo alla spazzatura di Secondigliano.

da: Tony Pagoda e i suoi amici

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1 maggio 1959

YASMINA REZA

Tutto lo irrita. Le opinioni, le cose, le persone. Tutto. Non possiamo più uscire senza che finisca male. Ogni volta lo convinco a uscire ma, a conti fatti, quasi sempre me ne pento. Ci congediamo dagli altri con battute idiote, sul pianerottolo ridiamo ma appena entrati in ascensore cala il gelo. Un giorno bisognerebbe studiarlo, questo particolare silenzio dei viaggi in macchina, della notte, quando si torna a casa dopo aver sfoggiato una serenità a uso e consumo degli altri, un misto di conformismo e autoinganno.

(da: Felici i felici)

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2 maggio 1977

ALESSANDRO D'AVENIA

 

La forza narrativa di un mito non sta nel descriverci come effettivamente siano andate le cose, ma nel testimoniarci come sono state ricordate. Il mito rivela la nostra urgenza di dare un fondamento al mondo, un senso allo scorrere del tempo, il mito non è una fase precedente al pensiero, ma è pensiero esso stesso, di carattere narrativo: gli uomini pensano raccontando e raccontando pensano. Narrare storie, lo mostra una messe di studi, è necessario alla sopravvivenza umana tanto quanto l’aver scheggiato la pietra per trarne strumenti e armi: l’immaginazione ci fa abitare il mondo.

(da: Ogni storia è una storia d'amore)

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5 maggio 1972

TERESA CIABATTI

 

Era inverno quando mio fratello sparì.

La mamma mi aveva chiesto di tenerlo per mano. Dunque è da questa mano che si è staccato. E dunque se avessi stretto più forte, se solo avessi stretto fino a fargli male pur di non perderlo in mezzo alla gente che spingeva, e alla cascata di coriandoli, se solo io, Noemi, nove anni appena compiuti, avessi stretto fortissimo.

(da: Matrigna)

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7 maggio 1940 - 16 febbraio 1992

ANGELA CARTER

Buongiorno! Lasciate che mi presenti. Mi chiamo Dora Chance. Benvenuti nel lato sbagliato della città. In altre parole: se venite dagli States, pensate a Manhattan, poi a Brooklyn. Mi spiego? Per un parigino è probabilmente una questione di rive gauche e di rive droite. Ma a Londra si tratta della barriera nord-sud. Io e Nora, mia sorella, siamo sempre vissute sulla sponda sinistra, quella che i turisti di solito non vedono, la sponda bastarda del Vecchio Padre Tamigi.

(da: Figlie sagge)

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8 maggio 1914 - 2 dicembre 1980

ROMAIN GARY

 

Quando ho incominciato a chiedere di mia madre, Madame Rosa mi ha trattato da bambino incontentabile; tutti gli arabi sono uguali – ha detto – gli dai una mano e loro vogliono tutto il braccio. In fondo Madame Rosa non era così, lo diceva soltanto a causa dei pregiudizi e io sapevo di essere il suo preferito. Quando strillavo, si mettevano a strillare anche gli altri e Madame Rosa si è trovata con sette bambini che volevano la mamma e che facevano a gara a chi strilla di più e ha avuto una vera e propria crisi di isteria collettiva. ​

(da: La vita davanti a sé)

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10 maggio 1924 - 30 agosto 1996

GOLIARDA SAPIENZA

Se il teatro, come al solito, non fosse vuoto – diciotto persone delle quali almeno sette amici – una tempesta di sghignazzamenti (ci sono passata!) ci avrebbe travolto. Al posto degli sghignazzamenti, un silenzio cupo di pena per noi attori cala fra i pochi spettatori. La cosa mi addolora, avrei preferito le risate a questa comprensione penosa dei presenti in sala, che mi si simbolizza nell’anima come la condizione stessa del teatro: vive di elemosina, di pietà e commiserazione. Com’era bello il tempo dei fischi! Il pubblico beccava e fischiava, perché si appassionava.

(da: La mia parte di gioia: Taccuini 1989-1992)

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13 maggio 1907 - 19 aprile 1989

DAPHNE DU MAURIER

Quelli che avevano bevuto fino a non poterne più erano sdraiati come morti a terra o sulle panche e si tenevano il volto fra le mani. Quelli che invece si erano conservati abbastanza sobri da reggersi in piedi si erano radunati attorno a un mascalzone da tre soldi che veniva da Redruth e che si era autoeletto bello spirito di quella combriccola. La miniera dove aveva lavorato era andata in rovina e lui si era dato alla vita di strada come stagnaio, venditore ambulante e vagabondo, collezionando di conseguenza tutta una sfilza di canzonacce oscene, forse raggranellate nelle viscere di quella terra nera dove una volta andava a seppellirsi, e con quei gioielli adesso deliziava la compagnia del Jamaica Inn.

(da: Jamaica Inn)

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15 maggio 1891 - 10 marzo 1940

MICHAIL BULGAKOV

 

Grande fu l’anno, e terribile, il 1918 dalla nascita di Cristo, il secondo, dall’inizio della rivoluzione. Fu copioso di sole in estate, e di neve in inverno, e particolarmente alte nel cielo brillarono due stelle: la stella dei pastori, Venere serotina, e Marte, rosso, tremulo.
Ma tanto negli anni di pace che in quelli di sangue i giorni volano come frecce, e i giovani Turbin1 non si resero conto di come nel gelo intenso fosse arrivato il bianco, ispido dicembre. Oh, il nostro Babbo Natale, scintillante di neve e felicità! Mamma, regina radiosa, dove sei?

(da: La guardia bianca)

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17 maggio 1936 - 3 aprile 2016

LARS GUSTAFSSON

C'era un uomo chiamato Torsten Bergman, esile e bianco di capelli. Era piastrellista, nato nel 1917. E quindi quel grigio mattino di novembre del 1982 in cui questa storia ha inizio, a Uppsala, aveva già sessantacinque anni. Dormiva in un letto che un tempo era stato doppio e matrimoniale. Adesso era singolo, e con lenzuola mal lavate. Vecchi giornali e qualche bottiglia vuota giacevano sparsi qua e là sul pavimento, in un angolo c'era ancora il vecchio tappeto nero pieno di peli dove usava dormire il cane.
La giornata incominciò nell'unico modo possibile: L'erba già morsa dalla prima gelata, il cane sparito da giorni, tutto vago e incerto, la sua vita più di ogni altra cosa. Il giardino in disordine, l'aspetto dissestato. La casa era vecchia, di un legno che un tempo era stato verde, diventato ora di un azzurro quasi grigio e scrostato. 

(da: Il pomeriggio di un piastrellista)

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19 maggio 1942 - 23 luglio 2011

GIORGIO DE RIENZO

 

Chi scrive deve preoccuparsi di dire non solo delle cose che ritenga importanti, ma anche di dirle in maniera che si reggano in piedi da sé, che sappiano poi vivere, in una forma costituita, da sole, indipendentemente da chi le ha scritte, comprendendo in sé lo spazio e il tempo di ciò che si vuol dire o rappresentare nel ritmo della scrittura.

Solamente le regole della scrittura (o meglio sarebbe dire la creazione e poi l’obbedienza alle regole della scrittura) garantiscono la sopravvivenza del testo.

(da: Guida alla scrittura)

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20 maggio 1947

WALTER SITI

Leo con Dio ci parla. Dio è come una distesa di ghiaccio senza un albero, senza un’ombra, intimidisce e annienta; ma incarnandosi si è aperto il costato, si masturbava, ha pianto. Quante volte Leo ha pensato “se ci fosse un posto dove Dio non esiste, ci andrei di corsa a morire”; e quante l’ha pregato che gli togliesse la fede. Forse l’atto supremo di umiltà sarebbe escludersi dall’amicizia con Dio per restare accanto alla massa immensa e sventurata dei non credenti.

(da: Bruciare tutto)

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20 maggio 1963

PAOLO NORI

Io sono quello che non ce la faccio.
Io sono stanco, anzi, stanchissimo. La vita moderna ha dei ritmi e delle pretese che tenerci dietro, io non ce la faccio. Oppure no.
Io sono esaurito. Ho finito, nel breve volgere di sette lustri, l’energia vitale che mi è stata concessa. Sono scarico. Sembro vivo, ma sono morto. Oppure no.
Io sono un martire della letteratura. Ho scritto un romanzo che è piaciuto molto a due editori, uno dei quali molto importante. Molto colpiti. Originale, mi han detto. Ti chiamiamo entro fine luglio, mi han detto. Oggi è l’otto di agosto e sono qui in casa che aspetto. Non succede niente. Questo niente mi ammazza. Oppure no.

(da: Bassotuba non c'è)

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24 maggio 1953

DIEGO CUGIA

Don Tano scese dalla sua carrozza giallo canarino e sentì subito profumo di donna. Nel vento africano che batteva la piazza di Capaci riconobbe anche un fragore in avvicinamento: squilli di tromba, grida, tamburi, lo scalpiccio del popolo in marcia. S’incamminò beandosi al croc delle sue sfavillanti scarpe inglesi. Scrocchiavano come banconote nuove di zecca. Si affrettò verso il municipio difeso da tredici carabinieri a cavallo. Voleva regolare i conti con il maresciallo prima che la piazza si riempisse di lamentele, stracci e sudore. La povera gente gli faceva schifo.
Alle sue spalle, in lontananza, apparve la banda che suonava l’inno di Garibaldi. 

(da: Tango alla fine del mondo)

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26 maggio 1937

BRUNO GAMBAROTTA

Il mercoledì 31 maggio 1939, anno XVII dell’Era Fascista, alle due e quindici del pomeriggio, il ponte di Moncalieri, quinta città del Piemonte per numero di abitanti, crollò, precipitando una trentina di passanti nelle sottostanti acque del Po. In nove morirono e altri cinque riportarono gravi ferite. Questo ponte si trovava sulla strada statale numero 10 che collega Torino a Genova e migliaia di persone lo attraversavano ogni giorno; era stato il primo ponte in muratura costruito su incarico della Provincia di Torino nel 1882 dall’impresa Ercole Belloli di Cuggione. Le sue arcate poggiavano su basamenti di pietre e malta, incamiciati da una palizzata in tronchi di rovere a sezione ellittica. A differenza del ponte peruviano, nessun visitatore di Moncalieri era mai stato condotto a vederlo.

(da: Ero io su quel ponte)

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27 maggio 1930

JOHN BARTH

Tutti noi appassionati di stridore, crisi isteriche e attriti davamo per scontato che avremmo fatto qualcos’altro per guadagnarci da vivere mentre mettevamo in pratica la nostra vocazione. Oggi lo spiego chiaro e tondo ai miei studenti, al nostro primo incontro, anche se non dovrebbe esserci bisogno di dirlo: persino quelli che fra loro sono gli apprendisti scrittori di maggior talento farebbero bene a pianificare la propria vita economica come hanno sempre dovuto fare i poeti, dal romanticismo in poi.

(da: L'algebra e il fuoco)

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28 maggio 1969

MURIEL BARBERY

La piccola passava la maggior parte del suo tempo libero fra i rami. Quando non si sapeva dove trovarla bastava passare in rassegna gli alberi, prima il grande faggio che sovrastava la tettoia nord, sul quale a lei piaceva fantasticare osservando il movimento della fattoria, poi il vecchio tiglio dell’orto, dopo il muretto di pietre fresche, e infine, cosa che accadeva più spesso d’inverno, le querce della comba a ovest del campo attiguo, un riflusso di terreno su cui sorgevano tre esemplari come non ce n’erano di più belli in tutto il paese. 

(da: Vita degli elfi)

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30 maggio 1910 - 3 giugno 2011

HARRY BERNSTEIN

 

I sogni avevano un ruolo importante nelle nostre vite, in quei primi anni inglesi. Nostra madre li inventava per noi, per consolarci di tutto ciò che non avevamo e infonderci speranza nel futuro. Ma forse lo faceva anche per sé, per sfuggire alle miserie che l'affliggevano, soprattutto a causa di mio padre, che di noi si curava molto poco.

Quei sogni erano sempre là a rischiararci un poco l'esistenza, solo che andavano e venivano: splendidi finché duravano ma fragili ed evanescenti.

(da: Il sogno infinito)

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30 maggio 1961

GIANRICO CAROFIGLIO

Non so dire quando cominciò. Forse avevo sette anni, forse qualcosa di piú, non ricordo con precisione. Da bambino non ti è chiaro cosa è normale e cosa non lo è.
In realtà non ti è chiaro nemmeno quando sei adulto, a pensarci bene. Ma questa è una digressione e, nei limiti del possibile, vorrei evitare le digressioni.

Insomma, piú o meno una volta al mese, mi capitava una cosa strana e anche piuttosto angosciante. Senza preavviso e senza che fosse accaduto nulla, avvertivo un’impressione di assenza, di distacco da ciò che mi circondava e al tempo stesso un’amplificazione dei sensi.

(da: Le tre del mattino)

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