top of page

Nati in novembre

Compleanni in punta di penna

Henri Troyat.jpeg

1 novembre 1911 - 4 marzo 2007

HENRI TROYAT

Che si trovi a San Pietroburgo o a Pokrovskoe, è sempre lo stesso uomo. Semplicemente, nel suo villaggio ara e insemina la terra, mentre in città ara e insemina le anime. In entrambi i casi - pensa - è Dio a guidare il suo gesto di onesto coltivatore. Non c'è da stupirsi dunque se coloro che illumina con la sua parola lo ospitino, lo nutrano e lo aiutino a vivere senza dover lavorare, mendicare o rubare. Col tempo, un mito erotico-religioso si è andato formando intorno alla sua persona. Si racconta che egli abbia non soltanto il potere di consolare le coscienze, ma anche quello di saziare le carni assetate d'amore. La voce pubblica gli attribuisce un sesso di dimensioni eccezionali. Dotato del membro di un satiro, possiede, a detta delle dame che beneficiano dei suoi favori, il cuore di un santo.

(da: Rasputin)

Vincenzo Cerami.jpg

2 novembre 1940 - 17 luglio 2013

VINCENZO CERAMI

Nel dare i miei consigli sul modo di scrivere storie, mi comporto come un allenatore intransigente che non ama troppo gli svolazzi, che vuole stare con i piedi per terra. Se non fosse un concetto piuttosto stagionato tirerei in ballo Picasso il quale, pur dipingendo meravigliosi occhi e nasi alla rinfusa, sapeva perfettamente disegnare una casetta con tanto di alberelli in fila, nuvole bianche, la cuccia per il cane e una bella staccionata tutt’intorno.
Mai svelerei la mia speranza più segreta: che un giovane, una volta letto il libro e imparato forse una serie di cose, dimentichi tutto e cominci a scrivere andandosene con disinvoltura per la tangente. Le regole, in arte, vengono in un secondo momento, si scoprono dopo averle applicate.

(da: Consigli a un giovane scrittore)

Karin Fossum.jpg

6 novembre 1954

KARIN FOSSUM

Quella che chiamavano montagna era piuttosto una collina grigia, poco apprezzata da coloro che abitavano ai suoi piedi, ma molto frequentata dai turisti, attratti dai suoi minerali rari e dalla ricchezza della flora. Nei giorni senza vento giungeva dal nulla un lieve tintinnio, che lasciava pensare alla presenza di fantasmi. In realtà, si trattava di pecore al pascolo sulla sommità della collina. I colli circostanti apparivano azzurri e vaporosi dietro la foschia che li avvolgeva, simili a soffici strati di feltro, coperti qua e là da un velo di nebbia. 

(da: La ragazza del lago)

Bram Stoker.jpg

8 novembre 1847 - 20 aprile 1912

BRAM STOKER

Lì, in una delle grandi casse, che in tutto erano cinquanta, sopra una massa di terra scavata di recente, giaceva il conte! Morto o addormentato, non avrei saputo dirlo - perché gli occhi erano aperti e impietriti, ma non vitrei come quelli dei cadaveri, e le guance, nonostante il pallore, conservavano il tepore della vita, e le labbra era rosse come sempre. Nessun segno di movimento, tuttavia - né polso, né respiro, né palpito del cuore. Mi sono chinato su di lui, cercando di scoprire qualche traccia di vita, ma invano. Non poteva giacere lì da molto tempo, perché l'odore della terra svanisce in poche ore.

(da: Dracula)

Ivan Sergeevič Turgenev

9 novembre 1818 - 3 settembre 1883

IVAN S. TURGENEV

Era una testa piccola e rotonda, dagli ispidi capelli neri, dall’ampia fronte rugosa, con due vivaci occhietti sotto le folte sopracciglia, un naso a papera schiacciato all’insù ed una piccola bocca, rosata e ironica. La piccola testa si guardò attorno, fece un cenno di saluto e scoppiò a ridere scoprendo una fila di minuscoli denti bianchi; poi entrò nella stanza assieme al busto gracile, alle braccia corte e a due gambette un po’ storte e un po’ claudicanti. Appena videro quella testa, sia la Mašurina che Ostrodumov assunsero un’espressione di condiscendente disprezzo, come se ognuno di loro avesse pensato tra sé: «Ah, lui!», ma non si lasciarono sfuggire neppure una parola, neppure un movimento. Ad ogni modo, quest’accoglienza non solo non mise a disagio il nuovo ospite, ma parve al contrario procurargli una certa soddisfazione.

(da: Terra vergine)

Raffaele Nigro.jpg

9 novembre 1947

RAFFAELE NIGRO

La ragazza si chiama Federica, è bellissima. Ma essere bella ora non le serve, perché è stata vittima di un terribile incidente. Un impatto violento, mille volte più forte di quello che abbiamo avvertito poco fa contro la finestra e si è accasciata in un sonno profondo simile al coma. Proprio così, racconto storie a una ragazza svanita. Anzi: una storia. La nostra, mia e sua. Perché gliela racconto? Perché ho preso un impegno con la madre. Mi ha chiesto in più momenti di sconforto di operare un miracolo, provare a svegliare la figlia e ridarle ciò che ha perduto, la memoria. Un miracolo che stento a realizzare. Perché io non so fare miracoli, non ne ho mai fatti.

(da: Santa Maria delle Battaglie)

marco salvador.jpg

10 novembre 1948 - 16 febbraio 2022

MARCO SALVADOR

Questa mattina, poco prima del mezzodì, si è presentato avanti a me Giovanni detto Ferro. Ha casa e bottega di doratore presso la chiesa di San Nicolò dei Mendicoli ed è uomo di buona fama e discreta sostanza. Dopo essersi proclamato onesto e pio, seppure peccatore, ha denunciato quanto segue.

Il passato sabato pomeriggio, dopo essersi attardato con alcuni amici all’o­steria All’angelo posta in Riva del carbon, a causa del troppo bere, della debolez­za della carne e della solitudine causata dalla lunga vedovanza, è andato a Rialto a cercare una puttana. Delle molte che stanno tra il ponte e campo San Matteo ha scelto una di nome Rolandina, di bell’aspetto e pulita nelle vesti. Accordatosi sul prezzo, la stessa lo ha con­dotto nella casa dove abita in Calle della nana a San Cassiano.

(da: Processo a Rolandina)

Luigi Malerba.jpg

11 novembre 1927 - 8 maggio 2008

LUIGI MALERBA

C'era una guerra in Africa. I soldati attraversavano la città con le divise di tela massaua e le teste di sughero, la testa imbottita di sughero, i caschi di sughero sulla testa. Cantavano quella canzone là che tutti sanno, marciando sulla strada Garibaldi verso la Stazione delle Ferrovie. Che cosa fanno? Dove vanno? Che cosa vanno a fare? Devono essere molto contenti se cantano, mi dicevo. La canzone mi risuonava nelle orecchie cantata e fischiettata per la strada, anche dai caffè e dalle finestre delle case attraverso la voce della radio. La radio continuava a cantare anche di notte, quando smetteva di cantare parlava, continuava a parlare e poi cantava di nuovo, non si fermava mai.

(da: Il serpente)

Kurt Vonnegut.jpg

11 novembre 1922 - 11 aprile 2007

KURT VONNEGUT

Quando l’eccellente romanziere e disegnatore tedesco Günter Grass seppe che ero nato nel 1922, mi disse: «In Europa non esistono maschi della tua età con cui si possa parlare». Lui stesso era un bambino durante la guerra di Kilgore Trout e mia, così come lo erano Elie Wiesel e Jerzy Kosinski e Milos Forman e via di seguito. Ero stato fortunato a nascere qui anziché là, e bianco e appartenente alla classe media, e in una casa piena di libri e di quadri, e in una grande famiglia allargata, che non esiste più.

(da: Cronosisma)

Chinua Achebe.jpg

16 novembre 1930 - 22 marzo 2013

CHINUA ACHEBE

Al momento stabilito, il presidente guardò il suo orologio da taschino e annunciò che la riunione era aperta. Tutti si alzarono mentre pronunciava una breve preghiera. Dopodiché offrì ai convenuti tre noci di cola. Il più anziano dei presenti ne spezzò una, pronunciando un’altra preghiera. “Chi offre la cola offre la vita,” disse. “Non vogliamo fare male a nessuno, ma se qualcuno cerca di farci male, che si rompa il collo.” I convenuti risposero con un Amen. “Siamo su terra straniera. Se a essa spetta del bene, ci sia consentito avere la nostra parte.” Amen. “Ma se a essa viene del male, che ricada sui padroni di questa terra, che sanno quali divinità placare.” Amen. “Qui, molte altre città hanno cinque o addirittura dieci dei loro figli in posizioni da europei. Umuofia ne ha solo uno. E adesso i nostri nemici dicono che anche uno è troppo per noi. Ma i nostri antenati non accetteranno una cosa del genere.” Amen. “Se una palma ha un solo frutto, questo non deve andare perso nell’incendio.” Amen.

(da: Non più tranquilli)

Hans Magnus Enzensberger.jpg

11 novembre 1929

HANS M. ENZENSBERGER

Dopo un secolo e più di ricerche paleontologiche non è ancora stata chiarita con certezza l’origine dell'homo sapiens. Ma pare si sia d’accordo sul fatto che questa specie sia comparsa per la prima volta nel continente africano e che si sia sparsa su tutto il pianeta mediante una lunga catena di migrazioni caratterizzata da spinte complesse e rischiose. La sedentarietà non fa parte delle caratteristiche della nostra specie fissate per via genetica; si è sviluppata solo assai tardi, presumibilmente in concomitanza con l’invenzione dell’agricoltura. Il nostro originario modo di vivere è quello dei cacciatori, dei raccoglitori e dei pastori.
Questo passato nomade può spiegare determinati tratti atavici del nostro comportamento, altrimenti incomprensibili, come il turismo di massa o la sfrenata passione per l’automobiie.

(da: La grande migrazione)

Concita de Gregorio.jpg

19 novembre 1963

CONCITA DE GREGORIO

La colpa è sempre della vittima, dicevo. A meno che naturalmente la vittima medesima non sia completamente estranea al Sistema: in quel caso, ma solo in quel caso, chi soccombe vorrà quella che con ogni probabilità chiamerà “giustizia”, nel suo lessico. Ma questo è molto raro. Accade quando la vittima, utilizzata dal Sistema proprio in quanto estranea allo stesso – utilizzata per attirare consensi altrimenti considerati perduti, per esempio, in tempi di crescente risentimento popolare verso la cosiddetta casta, mi passi questo vocabolo consunto dall’uso dissennato –, quando la vittima dicevo sia alla fine sacrificata (poiché estranea al sistema politico, dunque politicamente inaffidabile) ed espulsa. Mi vengono in mente solo un paio di casi nella storia recente. Quel sindaco di Roma. Ricorda? Un ministro minore. Corpi estranei, espulsi. Per converso, le vittime interne al gioco cessano di considerarsi tali un attimo dopo la sconfitta e attendono pazientemente, sovente in una fondazione, in un’università, in un consiglio d’amministrazione, a volte all’estero, continuando a tessere la loro rete di contatti, la loro trama. Il loro tempo torna, anzi per meglio dire: il loro tempo resta. È sempre il loro tempo.

(da: Nella notte)

George Eliot.jpg

22 novembre 1819 - 22 dicembre 1880

GEORGE ELIOT

Una vasta pianura, dove la Floss, allargandosi, si affretta al mare tra le verdi rive, e l'innamorata marea, precipitandosi ad incontrarla, le sbarra il corso con un abbraccio impetuoso. Portati da questa marea possente, i neri bastimenti - carichi di tavole d'abete dall'odore fresco, di semi oleosi in sacchi ricolmi, o di carbon fossile cupo e lucente - risalgono verso la città di Saint Ogg's, che scopre i suoi vecchi tetti rossi a scanalature e le ampie gettate dei suoi scali tra una bassa collina boschiva e il margine del fiume, tingendo l'acqua di un lieve color di porpora sotto il fuggitivo occhieggiare di questo sole di febbraio. 

(da: Il mulino sulla Floss)

Ricardo Piglia.jpg

24 novembre 1941 - 6 gennaio 2017

RICARDO PIGLIA

Il lettore dipendente, quello che non riesce a smettere di leggere, e il lettore insonne, quello che sta sempre sveglio, sono rappresentazioni estreme di ciò che significa leggere un testo, personificazioni narrative della complessa presenza del lettore nella letteratura. Li definirei lettori puri; per loro la letteratura non è soltanto un’attività, ma una forma di vita.

Molte volte i testi hanno trasformato il lettore in un eroe tragico (e la tragedia ha molto a che vedere con il leggere male), un tipo ostinato che perde la ragione perché non vuole arrendersi nel suo intento di trovare il senso. Esiste una lunga relazione tra droga e scrittura, ma poche tracce di una possibile relazione tra droga e lettura, salvo in certi romanzi (di Proust, di Arlt, di Flaubert) dove la lettura si trasforma in una dipendenza che distorce la realtà, una malattia e un male.

(da: L'ultimo lettore)

Giorgio Faletti.jpg

25 novembre 1950 - 4 luglio 2014

GIORGIO FALETTI

Quando ero piccola, molto piccola, ho rincorso il sole.
Ricordo il colore, ricordo il calore, ricordo la luce, ricordo l’ansia di raggiungerlo, come se la mia vita dipendesse da quella luce e da quel colore e da quel calore. E in effetti era così ma non me ne rendevo conto. Non potevo rendermene conto, perché ero persa fra una moltitudine di altri come me, divisi dalla frenesia e accomunati dal buio, ognuno teso a rincorrere la propria sopravvivenza, come l’istinto e la legge comandavano. Fuggivamo e nessuno di noi sapeva da cosa. Correvamo e nessuno di noi sapeva per quanto.

(da: L'ultimo giorno di sole)

Louisa May Alcott.jpg

29 novembre 1832 - 6 marzo 1888

LOUISA MAY ALCOTT

Sospetto che uno dei motivi per cui non aveva fatto tante storie fosse la biblioteca ben fornita della zia, un’attrattiva irresistibile per Jo: un’infinità di bellissimi libri che nessuno aveva piú sfogliato da quando era morto lo zio, un signore cosí buono e paziente che (Jo se lo ricordava bene) le permetteva di usare i tomi dell’enciclopedia e i vocabolari per costruire ponti e ferrovie, le raccontava meravigliose storie, e le allungava del pan di zenzero ogni volta che la incontrava. Lo stanzone severo e polveroso, con i busti dei grandi uomini che guardavano dall’alto degli scaffali, i comodi seggioloni, il grande mappamondo e soprattutto quella mole di volumi in cui poteva frugare a suo piacimento, costituiva per lei un vero paradiso.

(da: Piccole donne)

Mark Twain.jpg

30 novembre 1835 - 21 aprile 1910

MARK TWAIN

Sembro essere il solo scienziato e teologo rimasto ancora da ascoltare sull’importante questione se il mondo sia stato creato per l’uomo o no. Penso che sia giunto anche per me il momento di parlare.
Io sono abbastanza solidale con gli altri. Loro credono che il mondo sia stato creato per l’uomo, io penso sia probabile che il mondo sia stato creato per l’uomo; loro credono che ci sia la prova, soprattutto astronomica, che il mondo sia stato creato per l’uomo, io penso che ci siano solo indizi, non prove, che il mondo sia stato fatto per lui. È comunque troppo presto per stabilire un verdetto; non tutti i giurati hanno espresso la loro preferenza. Ma quando tutti si saranno pronunciati credo che potremo affermare con certezza che il mondo è stato creato per l’uomo; però non c’è da aver fretta, dobbiamo aspettare pazientemente che ognuno abbia detto la sua.

(da: Comportati bene e resterai solo)

mario-rigoni-stern.jpg

1 novembre 1921 - 16 giugno 2008

MARIO RIGONI STERN

Dal margine del bosco, guardingo come un animale selvatico che aspetta l’imbrunire per uscire allo scoperto, guardava la sua contrada, e il paese laggiú, dentro lo slargo dei prati. Il fumo odoroso della legna si scioglieva nel cielo rosa e violetto dove le cornacchie volavano a gruppi, chiamandosi.

La sua casa aveva un albero sul tetto: un ciliegio selvaggio. Il nocciolo dal quale era nato l’aveva posato lassú un tordo sassello tanti anni prima espellendolo in volo e l’umore di una primavera l’aveva fatto germogliare perché un suo avo, per difendere l’abitazione dalla pioggia e dalle nevi, aveva steso sopra la copertura altra paglia, sicché quella sotto era diventata humus e quasi zolla. Cosí il ciliegio era cresciuto.

(da: Storia di Tönle)

Danila Comastri Montanari.jpg

4 novembre 1948 - 28 luglio 2023

Uscendo da uno dei santuari più famosi del mondo, si domandava con inquietudine come mai l’Eliade, che nella sua recente giovinezza gli aveva suscitato tanti entusiasmi, lo lasciasse ora così singolarmente tiepido. Concluse che l’esperienza, che senza dubbio arricchisce la vita, alla lunga riesce anche ad erodere la gioia del nuovo, il gusto della scoperta, la capacità di apprezzare senza riserve. Dopo il suo primo esaltante viaggio in Grecia, c’erano stati i lunghi soggiorni nelle grandi metropoli dell’Oriente - Antiochia, Pergamo, Efeso e soprattutto Alessandria d’Egitto - al cui confronto le antiche poleis gli parevano ora siti immobili, nutriti di passato e privi di futuro: non città vive e vere, ma stupende esposizioni di opere d’arte, da visitare come i sepolcri degli eroi, rendendo omaggio a un genio creativo che da un pezzo non vi abitava più.

(da: Olympia: indagine ai giochi ellenici)

Michael Cunningham.jpg

6 novembre 1952

MICHAEL CUNNINGHAM

Sono cresciuto nella California del Sud, dove il fatto che gennaio somigli molto a giugno è generalmente considerato un valore, e una parte della mia maturazione come essere umano ha avuto a che fare con il manifestarsi di un sottile orrore per un clima temperato che si ripete piacevolmente giorno dopo giorno dopo giorno. Provincetown soddisfa il mio desiderio di incostanza. Un sipario di pioggia fredda può calare all’improvviso nel pieno di un assolato pomeriggio estivo, lasciando la luce del sole più fresca e chiara. A febbraio non sono infrequenti giornate di una limpidezza brillante e di relativo bel tempo. Secondo il mio personale registro ci sono due periodi annuali che si compensano.

(da: Dove la terra finisce)

Peter Weiss.png

8 novembre 1916 - 10 maggio 1982

PETER WEISS

A distanza di due decenni cerco di richiamarmi alla mente la Stoccolma dei primi anni di guerra. Ma ricercando ora le vie che abbiamo percorso insieme mi si fa incontro il quadro di una nuova metropoli in espansione. Allora potevamo ancora trovare parti della città nelle quali si avvertiva l’atmosfera del secolo passato. Oggi non esiste quasi più un quartiere dove le facciate non abbiano cambiato aspetto, o una strada, una piazza che corrispondano a quelle nostre prime impressioni. Solo qua e là m’imbatto in un portone, un cortile, un parapetto, rimasti come dei fossili nel quadro attuale della città. E come è mutata la città sono mutato anch’io. Guardo la mia immagine in una fotografia fatta venti anni fa da un fotografo ambulante, al margine dello zoo, nella piazza davanti al circo. Siamo uno accanto all’altro, Max e io. Io porto un lungo cappotto con la cintura e un cappello di feltro dalla tesa larga, abbassata davanti. Max ha uno stretto cappotto scuro dalle maniche troppo corte, cappello duro e pipa in bocca.

(da: Congedo dai genitori)

Imre_Kertész.jpg

9 novembre 1929 - 31 marzo 2016

IMRE KERTÉSZ

Premio Nobel per la letteratura 2002

Oggi non sono andato a scuola. O meglio, ci sono andato, ma solo per farmi esonerare dal nostro professore. Gli ho portato la lettera di mio padre, in cui richiede il mio esonero per "motivi familiari". Il professore ha chiesto quali fossero questi motivi familiari. Io gli ho risposto che mio padre è stato chiamato al periodo di lavoro obbligatorio; a quel punto lui non ha più fatto obiezioni. Mi sono precipitato fuori, ma non diretto a casa, bensì alla nostra azienda. Mio padre aveva detto che mi avrebbero aspettato là. E aveva aggiunto di spicciarmi, perché forse ci sarebbe stato bisogno di me. A dire il vero mi ha fatto esonerare proprio per questo.

(da: Essere senza destino)

anne sexton.jpg

9 novembre 1928 - 4 ottobre 1974

ANNE SEXTON

Quando l’uomo
entra nella donna
come l’onda scava la riva,
ripetutamente,
e la donna, godendo, apre la bocca
e i denti le luccicano
come un alfabeto,
il Logos appare mungendo una stella,
e l’uomo
dentro la donna
stringe un nodo
perché mai più loro due
si separino
e la donna si fa fiore
che inghiotte il suo gambo
e il Logos appare
e sguinzaglia i loro fiumi.


Quest’uomo e questa donna
con la loro duplice fame
hanno cercato di spingersi oltre
la cortina di Dio, e ci sono
riusciti per un momento,
anche se poi Dio
nella sua perversione
scioglie il nodo.

(da: L’estrosa abbondanza)

Fëdor Dostoevskij

11 novembre 1821 - 9 febbraio 1881

FEDOR DOSTOEVSIJ

Alla fine di novembre, durante il disgelo, il treno della linea ferroviaria Pietroburgo-Varsavia si andava avvicinando a tutta velocità, verso le nove del mattino, a Pietroburgo. L’umidità e la nebbia erano tali che s’era fatto giorno a fatica; dai finestrini del vagone era difficile distinguere alcunché a dieci passi a destra e a sinistra. Fra i passeggeri c’era anche chi tornava dall’estero, ma erano affollati soprattutto gli scompartimenti di terza classe, pieni di piccoli uomini d’affari che non venivano da troppo lontano. Tutti, com’è logico, erano stanchi, gli occhi appesantiti per la nottata trascorsa, tutti infreddoliti, i visi pallidi, giallastri, color della nebbia.

(da: L'idiota)

Carlos Fuentes.jpg

11 novembre 1928 - 15 maggio 2012

CARLOS FUENTES

Nasone. Nasuto. Nasaccio. Mister naso. Pinocchio. Tapiro. Dumbo (nonostante le orecchie normali). Gli schiamazzi nel cortile della scuola non avevano preferenze per gli epiteti che mi lanciava il branco di mocciosi identici nelle loro uniformi con la camicia bianca e la cravatta blu sempre male annodata, come se non usare l’ultimo bottone del colletto fosse il simbolo universale di una ribellione alla fine domata dalla doppia disciplina del maestro e della religione. Pullover blu, pantaloni grigi. Quella combriccola studentesca sfoggiava la propria negligenza e brutalità solo ai piedi. Le scarpe di cuoio strappato dall’abitudine di tirare calci, tirarli al pallone nel cortile, tirarli ai banchi in classe, tirarli agli alberi per strada, usare i calci per dimostrare che, anche senza parole, loro protestavano, erano nati per protestare, erano trasgressivi. Avrei dovuto ringraziarli perché, solamente nel mio caso, aggredivano a parole e non colpendomi?

(da: Destino)

Dacia Maraini.jpg

13 novembre 1936

DACIA MARAINI

Mi capita spesso di sognare mia sorella che se ne è andata più di dieci anni fa. E non la vedo con la faccia gonfia e la gola bucata che mi facevano disperare le ultime volte che l’ho visitata in ospedale. Il suo viso è sereno e integro; gli occhi sono limpidi, i capelli le scivolano lunghi e lisci sulle spalle. Ha le gambe snelle e robuste e porta ai piedi le scarpe da tennis rosse di quando era ragazza e camminava spedita incontro al futuro.

Nel sogno mi parla, ma le sue parole non mi raggiungono che smozzicate. Non mi sembra triste, ma quieta, pronta ad uno dei suoi scoppi di allegria. È in procinto di partire, ma per dove? Non mi è dato saperlo.

(da: La grande festa)

Carlo Emilio Gadda.jpg

14 novembre 1893 - 21 maggio 1973

CARLO EMILIO GADDA

Un’idea, un’idea non sovviene, alla fatica de’ cantieri, mentre i sibilanti congegni degli atti trasformano in cose le cose e il lavoro è pieno di sudore e di polvere. Poi ori lontanissimi e uno zaffìro, nel cielo: come cigli, a tremare sopra misericorde sguardo. Quello che, se poseremo, ancora vigilerà. I battiti della vita sembra che uno sgomento li travolga come in una corsa precìpite. Ci ha detersi la carità della sera: e dove alcuno aspetta moviamo: perchè nostra ventura abbia corso, e nessuno la impedirà. Perchè poi avremo a riposare.
Lucide magnolie specchiavano il lume delle prime gemme tremanti nel cielo: ma le ombre, frammezzo tutte le piante, si facevano nere.

(da: L'Adalgisa)

Helga Schneider.jpg

17 novembre 1937

HELGA SCHNEIDER

Mia madre era una signora bionda che gridava «Sieg Heil!» quando Adolf Hitler si esibiva nei suoi comizi. Talvolta portava anche me, e un giorno mi smarrì tra la folla, ritrovandomi solo quando la piazza si fu svuotata. Mia nonna me lo raccontava molto spesso, caricando le parole di tutto l'odio che nutriva per quella nuora.
Dopo la nascita di mio fratello Peter, mia madre scoprì di aver sbagliato carriera. Ben presto si convinse che servire la causa del Führer fosse più onorevole dell'allevare i propri figli; così ci abbandonò entrambi in un appartamento di Berlin-Niederschönhausen e si arruolò nelle SS. Era l'autunno del 1941 e le forze tedesche se la passavano male sul fronte russo.

(da: Il rogo di Berlino)

Don DeLillo.jpg

20 novembre 1936

DON DeLILLO

Quello era l’anno in cui viaggiava in metropolitana fino ai confini della città, trecento e piú chilometri di binari. Gli piaceva mettersi in testa al primo vagone, le mani premute sul vetro. Il treno squarciava le tenebre. I passeggeri alle varie fermate fissavano il nulla con un’espressione messa a punto negli anni. Gli veniva da chiedersi, sfrecciando davanti a loro, chi fossero realmente. Nei tratti piú veloci il suo corpo sussultava. Correvano cosí forte da far pensare che fossero sul punto di perdere il controllo. Lo stridore arrivava a un parossismo doloroso che lui interiorizzava come una sfida personale. Un’altra curva strappaculo. Nel rumore di quelle svolte c’era tanto ferro che quasi ne sentiva il sapore, come da bambino, quando ti metti un giocattolo in bocca.

(da: Libra)

André Gide.jpg

22 novembre 1869 - 19 febbraio 1951

ANDRÉ GIDE

Miei cari amici, vi sapevo fedeli. Al mio richiamo siete accorsi, così come io avrei fatto al vostro, sebbene da tre anni non mi vediate. Possa la vostra amicizia, così resistente all’assenza, resistere altrettanto bene al racconto che voglio farvi. Poiché, se vi ho chiamato così all’improvviso, e vi ho fatto viaggiare fino alla mia lontana dimora, è stata unicamente per vedervi, e perché voi possiate ascoltarmi. Non voglio altro soccorso che questo: parlarvi, poiché sono ad un tale punto della mia vita che non so come procedere. Eppure non è stanchezza. Ma non capisco più. Ho bisogno... Ho bisogno di parlare, vi dico. Sapersi liberare non è nulla; la cosa difficile consiste nel sapere essere libero. Lasciate che vi parli di me; vi racconterò la mia vita, semplicemente, senza modestia e senza orgoglio, più semplicemente di quanto non farei se parlassi a me stesso.

(da: L'immoralista)

Gianni Farinetti.jpg

24 novembre 1953

GIANNI FARINETTI

Se le ricorda appena le terme di Saturnia. C’era stato da ragazzino con tutta la famiglia, in un’estate in cui suo padre, l’ingegnere Giulio Cesare Guarienti, aveva comprato e subito rivenduto uno sterminato villone all’Argentario. Una di quelle remote vacanze quando tutti i Guarienti venivano imperiosamente mobilitati dal capofamiglia. Di quelle spedizioni di massa sopravvivono i Natali in Francia, alla Guarientina di Cap Ferrat, secondo la ferrea imposizione dell’ingegnere. Motivo per cui Sebastiano è partito da Roma circa un’ora fa.

(da: Un delitto fatto in casa)

Stefan Zweig.jpg

28 novembre 1881 - 23 febbraio 1942

STEFAN ZWEIG

Lì a quel tavolo, e solo a quel tavolo, leggeva i suoi cataloghi e i suoi libri, così come gli avevano insegnato a leggere nella scuola talmudica, salmodiando e dondolandosi, nera culla che beccheggia. Perché, come un bambino cade addormentato e scivola via dal mondo al ritmo ipnotico di quel su e giù, allo stesso modo – secondo l’opinione di quegli uomini devoti – lo spirito si cala più facilmente nello stato di grazia della contemplazione quando il corpo inattivo si culla e si dondola. E in effetti Jakob Mendel non vedeva e non sentiva niente di ciò che gli accadeva attorno.

(da: Mendel dei libri)

Peter Cameron.jpg

29 novembre 1959

PETER CAMERON

Ho mangiato così spesso per conto mio che ormai dovrei prenderla in tutta rilassatezza, e invece mi capita di rado. Non riesco a dimenticarmi di essere da solo e immagino che, non avendo nessuno verso cui dirigere la mia attenzione, gli altri pensino che li stia osservando, che origli i loro discorsi, che insomma mi comporti da maleducato. E certe volte mi guardano con commiserazione e mi sorridono, cosa che non tollero. Spesso per distrarmi porto con me un libro, e prima di venire a cena mi ero fermato nella biblioteca dell’albergo. Dopo aver dato una scorsa agli scaffali (pieni di volumi rilegati in pelle di classici inglesi, francesi, russi e greci antichi) avevo scelto un libro di Trollope, ma lo lasciai chiuso accanto al piatto. Conosco un po’ l’etichetta, e non mi pare che esistano regole precise sul leggere a tavola da soli: credo che dipenda dal luogo e dalla compagnia in cui ci si trova.

(da: Andorra)

Israel Joshua Singer.jpg

30 novembre 1893 - 10 febbraio 1944

ISRAEL JOSHUA SINGER

Reb Abraham Hirsh Ashkenazi, mercante di Lodz e capo della comunità ebraica di quella città, se ne stava seduto a meditare su un volume del Talmud tirandosi la folta barba nera, depresso e di malumore.
La depressione e il malumore non dipendevano certo dall’andamento degli affari. No, gli affari andavano bene, sia per lui sia per gli altri ebrei di Lodz. Diversi decenni erano passati da quando i tedeschi erano venuti a stabilirsi a Vilki; nel frattempo, a Lodz si era sviluppata una fiorente comunità. Il quartiere di Vilki era ancora proibito agli ebrei, è vero, ma Lodz si era molto ingrandita, e gli ebrei erano ormai così numerosi da poter mantenere un rabbino, un vicerabbino, parecchie sinagoghe, macellai rituali, un bagno rituale e un cimitero. I tessitori tedeschi che si erano stabiliti in Polonia non producevano ancora le stoffe di tipo fine che la nobiltà, gli alti dignitari, gli ufficiali e le classi più agiate richiedevano.

(da: I fratelli Ashkenazi)

Leo Perutz.jpg

2 novembre 1882 - 25 agosto 1957

LEO PERUTZ

La pizzicagnola della Wiesengasse, Frau Johanna Püchl, quella mattina verso le sette e mezzo si affacciò in strada dalla bottega. Non era una bella giornata. L’aria umida e fredda, il cielo coperto. Il tempo migliore per concedersi un goccetto. Ma la bottiglia di slivoviz di Frau Püchl, che si trovava nell’armadio, era quasi vuota, e la pizzicagnola decise di risparmiare per lo « spuntino delle dieci » il poco che ne rimaneva, appena sufficiente a riempire un bicchierino. Per precauzione mise la bottiglia sotto chiave nella credenza, poiché suo marito, che nel cortile a lucernario stava aggiustando il loro carretto sfasciato, concordava con lei nell’apprezzare un buon goccetto.

(da: Dalle nove alle nove)

Andrew Sean Greer.jpg

5 novembre 1970

ANDREW SEAN GREER

Siamo tutti il grande amore di qualcuno.
Voglio scriverlo, in caso io venga scoperto e non riesca a terminare queste pagine, in caso le mie confessioni vi turbino al punto da gettarle nel fuoco prima che io arrivi a raccontarvi d’amore e di assassinio. E come biasimarvi? Tante cose possono impedire di ascoltare il mio racconto. C’è da spiegare un cadavere. Una donna amata tre volte. Un amico tradito. E un bambino cercato a lungo. Così comincerò dalla fine, dicendovi che siamo tutti il grande amore di qualcuno.

(da: Le confessioni di Max Tivoli)

Albert Camus.jpg

7 novembre 1913 - 4 gennaio 1960

ALBERT CAMUS

Una maniera facile per far la conoscenza d’una città è quella di cercare come vi si lavora, come vi si ama e come vi si muore. Nella nostra piccola città, forse per effetto del clima, tutto questo si fa insieme, con la stess’aria frenetica e assente: ossia, ci si annoia e ci si applica a contrarre delle abitudini. I nostri concittadini lavorano per arricchire; s’interessano soprattutto del commercio e in primo luogo si preoccupano, com’essi dicono, di concludere affari. Naturalmente, hanno anche gusto alle cose semplici, amano le donne, il cinematografo e i bagni di mare; ma, assai ragionevolmente, serbano i piaceri per il sabato sera e la domenica, cercando, negli altri giorni della settimana, di guadagnare molti soldi. La sera, lasciati gli uffici, si trovano a ora fissa nei caffè, passeggiano per lo stesso viale o anche si mettono ai balconi. I desideri dei più giovani sono violenti e brevi, mentre i vizi dei più anziani non superano le associazioni di bocciomani, i banchetti tra i camerati e i circoli dove si gioca forte d’azzardo alle carte.

(da: La peste)

Kazuo Ishiguro.jpg

8 novembre 1954

KAZUO ISHIGURO

L'idea fondante che stava dietro la teoria dei possibili era semplice, e non sollevava molte controversie. Funzionava così. Dal momento che ognuno di noi, a un certo punto, era stato copiato da una persona comune, per ciascuno di noi doveva esserci, da qualche parte là fuori, un modello che continuava a condurre la sua vita. Questo significava, in teoria almeno, che esisteva la possibilità di imbattersi nella persona su cui si era stati modellati. Ecco perché, quando ci trovavamo nel mondo fuori - in città, nei centri commerciali, negli autogrill -, si era sempre alla ricerca di possibili - persone che erano servite come modelli per noi e i nostri amici.

(da: Non lasciarmi)

Lia Levi.jpg

9 novembre 1931

LIA LEVI

Dicono che per riconoscere un saggio ci vuole un altro saggio, e certo Emilia non era il polo adatto per una simile funzione. Aveva fatto prima a collocare il marito nella casella dei deboli. Provava a dare ordini, ad accampare diritti, e si trovava sempre davanti un terreno di ironica sopportazione che la faceva uscire di senno. Ogni sua vittoria si trasformava in sconfitta. Otteneva proprio quello che non avrebbe voluto ottenere. E neanche con la domestica Cesarina riusciva a litigare. Certe volte la riprendeva con tono davvero aspro, se ne rendeva conto, ma la ragazza era abituata a certe scoppole fra collo e testa che le mollava la madre al paese. A casa dei Rimon, in confronto, si sentiva quasi in paradiso.

(da: Questa sera è già domani)

arnold zweig.jpg

10 novemnre 1887 - 26 novembre 1968

ARNOLD ZWEIG

Metto per iscritto la storia di questa famiglia per divertirmi e per ampliare, nonché perfezionare la conoscenza di me stesso, dei miei cari e di Miriam, La sorella insieme alla quale vivo e che sa rimpiazzare,  ai miei occhi, tutte le donne. Suppongo che, dopo la nostra morte - e moriremo probabilmente entrambi, in un lasso di tempo piuttosto breve, se ne saremo capaci suicidandoci - questo manoscritto difficilmente ci sopravviverà - o forse sì, è possibile - poiché il suo contenuto riguarda individui defunti che, in qualche modo, continuano a essermi interiormente vicini, mentre non ho mai temuto di ferire qualcuno che mi è indifferente, forse ci ho trovato persino un certo divertimento e mi è venuta talvolta la voglia di farlo.

(da: La famiglia Klopfer)

Maurice Leblanc.jpg

11 novembre 1864 - 6 novembre 1941

MAURICE LEBLANC

Poco prima che suonassero le sei e mezzo, mentre le ombre della sera si inspessivano, due soldati raggiunsero il piccolo incrocio alberato formato dall’incontro tra rue Chaillot e rue Pierre-Charron di fronte al museo Galliera.
Uno portava il cappotto blu aviazione del fantaccino; l’altro, un senegalese, quegli indumenti di lana beige, a calzoni larghi e giacca sfiancata, di cui si vestivano, dall’epoca della guerra, gli zuavi e le truppe d’Africa. A uno restava soltanto una gamba, la sinistra; all’altro, soltanto un braccio, il destro.


(da: Il triangolo d'oro)

Robert Louis Stevenson.jpg

13 novembre 1850 - 3 dicembre 1894

ROBERT LOUIS STEVENSON

Lo ricordo come fosse ieri, quando arrivò arrancando alla porta della locanda, con il suo baule da marinaio che lo seguiva su una carriola: un uomo alto, forte, pesante, bruciato dal sole, con il codino incatramato che ricadeva sulle spalle del suo sporco giaccone blu, le mani ruvide e piene di cicatrici, con le unghie nere e spezzate, e una ferita di sciabola su una guancia, di un bianco livido e sporco. Ricordo mentre guardava la baia da un capo all’altro, e intanto fischiettava, per poi intonare quella vecchia canzone di mare che in seguito cantò così spesso, con quella voce acuta e tremolante che sembrava intonarsi e interrompersi al ritmo di un argano:
Quindici uomini sulla cassa del morto,
yo-ho-ho, e una bottiglia di rum!

(da: L'isola del tesoro)

José Saramago.jpg

16 novembre 1922 - 18 giugno 1998

JOSÉ SARAMAGO

Premio Nobel per la letteratura 1998

La cosa più abbondante sulla terra è il paesaggio. Anche se tutto il resto manca, di paesaggio ce n’è sempre stato d’avanzo, un’abbondanza che solo per un miracolo instancabile si spiega, giacché il paesaggio è senza dubbio precedente all’uomo e nonostante ciò, pur esistendo da tanto, non è esaurito ancora. Sarà perché costantemente muta: ci sono epoche dell’anno in cui il terreno è verde, altre giallo, poi marrone o nero. E anche rosso in certi luoghi, che è il colore dell’argilla o del sangue versato. Ma questo dipende da ciò che nel terreno si è piantato e si coltiva, o non ancora, o non più, oppure da quello che vi è nato naturalmente, senza mano d’uomo, e giunge a morte solo perché è arrivata la sua fine. Non è il caso del grano, che ancora con un po’ di vita lo si taglia. Né della sughera a cui, vivissima, sebbene tanto seria da non sembrarlo, viene strappata la pelle. Fra grida.

(da: Una terra chiamata Alentejo)

Mario Soldati.jpg

17 novembre 1906 - 19 giugno 1999

MARIO SOLDATI

Umiliante, è la constatazione dell’individualità rigorosissima della memoria: di questa nostra pigrizia, inerzia, grettezza! Confessiamolo, amici: non siamo capaci, no, di autentica generosità, né di un po’ di immaginazione. Non siamo capaci di lasciar vivere, lasciar evolvere e fermentare in noi stessi i nostri ricordi così che imitino la vita lontana, in qualche modo la sentano e la riflettano. Che miseria! Mai ho rimpianto di non essere mago o santo come quando, dopo un lungo soggiorno in America, sono tornato in Italia e mi sono stupito vedendo cambiamenti di cui, tuttavia, avevo sentito parlare. Non è, dunque, l’ignoranza delle novità, che ci ferisce: ma che le novità siano state possibili senza di noi. Nulla come l’ubiquità ci sembra, in quei dolorosi momenti, necessaria; e nulla ci sembra ingiusto come la nostra condizione umana, sottoposta non soltanto alla dura legge della morte di ciascun individuo, ma, finché dura la vita individuale, sottoposta anche a quella schiavitù spaziale e temporale dei cinque sensi, che sembra moltiplicare all’infinito lo strazio della morte.

(da: L'attore)

Attilio Bertolucci.jpg

18 novembre 1911 - 14 giugno 2000

ATTILIO BERTOLUCCI

Portami con te nel mattino vivace

le reni rotte l'occhio sveglio appoggiato

al tuo fianco di donna che cammina

come fa l'amore,

 

sono gli ultimi giorni dell'inverno

a bagnarci le mani e i camini

fumano più del necessario in una

stagione così tiepida,

 

ma lascia che vadano in malora

economia e sobrietà,

si consumino le scorte

della città e della nazione

 

se il cielo offuscandosi, e poi

schiarendo per un sole più forte,

ci saremo trovati

là dove vita e morte hanno una sosta,

 

sfavilla il mezzogiorno, lamiera

che è azzurra ormai

senza residui e sopra

calmi uccelli camminano non volano.

(da: Viaggio d'inverno)

Marco Vichi.gif

20 novembre 1957

MARCO VICHI

Avevo caldo, sudavo dentro il cuoio nero del giubbotto. Il corridoio era stretto, senza una finestra, illuminato da lampadine da due candele. Kafka era stato lì, prima dei suoi libri migliori. Mi accorsi presto che passavo di continuo dallo stesso posto. Lo riconoscevo da una certa ombra che mi dava la stessa emozione ogni volta. Capii che il corridoio formava un quadrato, con qualche diramazione che portava in vicoli morti. Mi sembrava di essere finito in un gioco idiota. Mi resi conto che non sapevo il numero della camera del fotografo, non avevo guardato. Continuai a camminare sempre più in fretta in quel corridoio, per un tempo infinito. Non era per niente una bella sensazione visto che non c’erano finestre. Sentivo salirmi dentro una specie di panico. 

(da: Se mai un giorno)

Laurence Sterne.jpg

24 novembre 1713 - 18 marzo 1768

LAURENCE STERNE

VORREI che mio padre e mia madre, o, meglio, tutti e due, come era loro dovere, avessero pensato a quello che facevano, allorché mi misero al mondo.
Diamine! Avrebbero dovuto considerare le conseguenze di certi loro atti!
Poiché non si trattava soltanto di produrre un Essere pensante, ma di occuparsi della buona formazione del suo corpo, forse, e fors’anche della sua intelligenza e del suo carattere; e per quanto essi ne sapevano, fino a prova contraria, il destino stesso di tutta la sua famiglia poteva dipendere dalle condizioni di spirito in cui si trovavano nel momento culminante.

(da: Vita e opinioni di Tristram Shandy)

William McIlvanney.jpg

25 novembre 1936 - 5 dicembre 2015

WILLIAM McILVANNEY

Era strano come quel sentimento ricorrente avesse sempre fatto parte di lui. Era presente anche da bambino, in una forma infantile. Ricordava notti in cui il terrore del buio lo aveva spinto nella stanza dei genitori. Chilometri di corse, per arrivare in quel letto. Non si sarebbe sorpreso se sua madre avesse fatto risuolare le lenzuola. Poi erano stati pipistrelli e orsi, lupi che correvano sulla carta da parati. I ragni erano il peggio: grossi maiali pelosi, con più gambe di una fila di ballerine.

(da: Come cerchi nell'acqua)

Alberto Moravia.jpg

28 novembre 1907 - 26 settembre 1990

ALBERTO MORAVIA

Ho letto Platone venti anni or sono quando ero studentessa, e stavo per laurearmi in medicina. Di quella lettura, ho trattenuto soprattutto la favola dell"androgino, secondo la quale, all"origine dell"umanità, c"è stato un mostro rotondo, con due teste, quattro braccia, quattro gambe, due sederi e due sessi. Zeus, preoccupato per la vitalità del mostro, decise di indebolirlo e lo spaccò in due precise metà, allo stesso modo, come dice Platone, che si spacca un uovo sodo con un crine tagliente. Da allora, queste metà, quali di sesso femminile, quali di sesso maschile, vanno per il mondo, smaniose, cercando la metà di sesso diverso che le completi e così gli permetta di ripristinare il mostro rotondo delle origini. Perché questa favola mi è rimasta nella memoria? Perché, almeno per quanto mi riguarda, non è una favola ma una verità.
(da: Boh)

Jonathan Swift.jpg

30 novembre 1667 - 19 ottobre 1745

JONATHAN SWIFT

Mio padre aveva una piccola proprietà nel Nottinghamshire. Io ero il terzo di cinque figli. Quando avevo quattordici anni, mi mandò all’Emanuel College di Cambridge, dove restai tre anni dedicandomi interamente agli studi; ma poiché la spesa del mio mantenimento (sebbene fossi tenuto a stecchetto) era troppo onerosa per un piccolo patrimonio, mi mise come apprendista presso Mr. James Bates, eminente chirurgo di Londra, col quale restai quattro anni. Di quando in quando mio padre mi mandava piccole somme di denaro: le spendevo tutte per imparare l’arte della navigazione, e altri rami delle scienze matematiche utili a coloro che vogliono viaggiare, perché ho sempre pensato che questo, prima o poi, sarebbe stato il mio destino. Quando lasciai Mr. Bates, tornai da mio padre: con il suo aiuto, quello di mio zio John e di qualche altro parente, ottenni quaranta sterline e la promessa di trenta sterline all’anno per mantenermi a Leida, dove studiai medicina due anni e sette mesi, ben sapendo che mi sarebbe stata utile nei lunghi viaggi.

(da: I viaggi di Gulliver)

Maria Bellonci.jpg

30 novembre 1902 - 13 maggio 1986

MARIA BELLONCI

Il mio segreto è una memoria che agisce a volte per terribilità. Isolata, immobile, sul punto di scattare, sto al centro di correnti vorticose che girano a spirali in questa stanza dove i miei cento orologi sgranano battiti diversi in diversi timbri. Se alzo il capo li vedo fiammeggiare, e ad ogni tocco di fuoco corrisponde un’immagine. Sempre sono trascinata fuori di me dalla tempesta di vivere. Che cosa è il tempo, e perché deve considerarsi passato? Fino a quando viviamo esiste un solo tempo, il presente. Una forza struggente mi prende alle viscere: costruttiva o devastatrice non mi è dato di sapere; è senza regola, almeno apparente.

(da: Rinascimento privato)

bottom of page