Nati in ottobre
Compleanni in punta di penna
1 ottobre 1951
MAURIZIO MAGGIANI
Sogno questa città da quando ero un bambino. Da quarantanove anni, per l’esattezza. Posso essere così preciso perché ho cominciato a sognarla subito dopo averla vista per la prima volta. Era l’inizio della primavera del 1958. Nel mio primo sogno ho fantasticato su come sarebbe riuscito corso Europa se fosse stato una strada del pianeta Mongo. Una di quelle vie dove avresti visto sfrecciare su un aviogetto atomico Flash Gordon, ma ancora più grande, e aerea; sterminata e convulsa, meravigliosamente futurista. In quel sogno corso Europa aveva un odore che gli è poi rimasto nel tempo: l’odore dell’elettricità sprigionata dalle coulisse dei tranvai.
(da: Mi sono perso a Genova)
3 ottobre 1900 - 15 settembre 1938
THOMAS WOLFE
…un sasso, una foglia, una porta nascosta; di un sasso, una foglia, una porta. E di tutti i volti dimenticati.
Nudi e soli siamo venuti in esilio. Nel suo oscuro grembo non conoscemmo il volto di nostra madre, dalla prigione della sua carne siamo giunti all’indescrivibile, indicibile prigione di questa terra.
Chi di noi ha conosciuto il fratello? Chi ha guardato nel cuore del padre? Chi non è rimasto per sempre prigioniero? Chi non è per sempre solo e straniero?
O immane desolazione, persi nei torridi labirinti, tra le stelle lucenti su questo tizzone esausto e spento, persi! Muti cerchiamo la grande lingua dimenticata, la strada perduta per il cielo, un sasso, una foglia, una porta nascosta. Dove? Quando?
Perduto spirito, pianto dal vento, torna ancora.
(da: O lost: Storia della vita perduta)
5 ottobre 1911 - 1 aprile 1966
FLANN O'BRIEN
Dalkey è una cittadina a una dozzina di miglia a sud di Dublino, sulla costa. Una cittadina improbabile, raggomitolata, tranquilla, che fa finta di essere addormentata: strade strette, poco assiomatiche come strade, e con incroci che si direbbero casuali; negozietti che sembrano chiusi e invece sono aperti. Dà al viaggiatore l’impressione di un modesto insediamento che si trovi alle porte di un posto di primaria importanza e distinzione. Come infatti è: vestibolo di una visione celestiale.
Guardate: risalito un viottolo ombreggiato, monotono, per iter, diciamo pure, tenebricosum, te la vedi esplodere davanti come se si fosse miracolosamente squarciato un sipario. Sì, Vico Road.
Gran Dio!
(da: L'archivio di Dalkey)
11 ottobre 1956
EDOARDO ALBINATI
Gli studenti rimangono indietro per definizione. Tutti, nessuno escluso. Del resto, anche i professori restano sempre indietro, non ce la fanno a tenere il passo coi programmi che loro stessi hanno formulato e di questo incolpano i loro alunni, il che è giusto e sbagliato al tempo stesso, poiché, se per ipotesi avessero classi formate esclusivamente da piccoli geni, i professori non ce la farebbero lo stesso, resterebbero indietro, magari solo di una pagina, di una riga o di un millimetro. Il loro destino è comunque il fallimento e la rinuncia: per esempio, a fare tutto Kant entro il penultimo anno di liceo. La ragione non si può spiegare e non resta che ricorrere all’espressione enigmatica “per forza di cose”. Gli obiettivi sono fatti apposta per non essere raggiunti, è la natura esclusiva del centro quella di non essere centrato. Sia che le forze diminuiscano strada facendo, sia che la meta si sposti impercettibilmente in avanti, sia che fossero troppo ottimisti o presuntuosi o astratti i piani iniziali, o gli ostacoli più alti del previsto, e i giorni di pioggia o di malattia o di sciopero o di elezioni sorprendentemente numerosi.
(da: La scuola cattolica)
13 ottobre 1909 - 22 ottobre 1992
CARLO BERNARI
È domenica, di marzo. Luigi Barrin e il figlio Teodoro sulla via Poggioreale. In fondo, il cimitero coi suoi alberi folti e neri, poche nuvole gelate nel cielo chiaro. Nella piazza Nazionale vi sono due baracconi da fiera e un organetto che suona lentamente la Marsigliese. Vecchi cartelloni di propaganda elettorale pendono fradici dai muri. «Ora ti mostro la fabbrica, così domani ti saprai regolare» ha detto stamattina Luigi Barrin al figlio, che ha fatto assumere nella lavanderia dove è capoperaio.
(da: Tre operai)
15 ottobre 1881 - 14 febbraio 1975
PELHAM G. WODEHOUSE
Suppongo che quando due uomini dalla volontà di ferro vivono a stretto contatto sia inevitabile che, di quando in quando, ci siano dei contrasti, e uno di questi era per l’appunto sorto recentemente in casa Wooster. Jeeves stava tentando d’indurmi a compiere una crociera intorno al mondo e io non ne volevo sapere. A dispetto della fermezza con cui mi ero opposto al progetto, non passava giorno senza che lui mi portasse un mazzetto o un fascio di quei pieghevoli illustrati che i tizi delle agenzie di viaggio mandano in giro nella speranza di attirare clienti.
(da: Il codice dei Wooster)
15 ottobre 1923 - 19 settembre 1985
ITALO CALVINO
Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l’esercito di Francia. Carlomagno doveva passare in rivista i paladini. Già da piú di tre ore erano lì; faceva caldo; era un pomeriggio di prima estate, un po’ coperto, nuvoloso; nelle armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco lento. Non è detto che qualcuno in quell’immobile fila di cavalieri già non avesse perso i sensi o non si fosse assopito, ma l’armatura li reggeva impettiti in sella tutti a un modo.
(da: Il cavaliere inesistente)
16 ottobre 1906 - 28 gennaio 1972
DINO BUZZATI
LA FORMULA. Di chi hai paura, imbecille? Della gente che sta a guardare? Dei posteri, per strano caso? Basterebbe una cosa da niente: riuscire a essere te stesso, con tutte le stupidità attinenti, ma autentico, indiscutibile. La sincerità assoluta sarebbe di per se stessa un documento tale! Chi potrebbe muovere obiezioni? Questo è l’uomo, uno dei tanti se volete, ma uno. Per l’eternità gli altri sarebbero costretti a tenerne conto, stupefatti.
(da: In quel preciso momento)
15 ottobre 1920 - 2 luglio 1999
MARIO PUZO
A Don Vito Corleone tutti si rivolgevano per aiuto senza mai venire delusi. Non faceva vane promesse e neppure avanzava scuse vili di aver le mani legate da forze più potenti. Non era necessario che fosse amico, e neppure avere i mezzi con cui ripagarlo. Una sola cosa era fondamentale. Che il supplicante, lui, lui stesso, proclamasse la sua amicizia. E allora, non aveva importanza quanto povero o quanto debole fosse, Don Corleone avrebbe preso a cuore i guai di quell’uomo. Nulla avrebbe lasciato di intentato per risolverne il caso. La sua ricompensa? Amicizia, il rispettoso titolo di «Don», e qualche volta il più affettuoso omaggio di «Padrino».
(da: Il padrino)
17 ottobre 1963
ROSSANA CAMPO
Mia madre è andata a rovistare nei diari che Renato ha sempre scritto durante tutta la vita e specie nelle serate alcoliche e ci ha trovato, ancora fino a poche settimane prima della morte, ci ha trovato segnati una serie di wischetti che lui aveva tirato giù con piacere e anche con senso di spregio verso tutta l’umanità, in particolare verso i dottori che volevano sottrargli la sua amata compagna di vita, la sua stella polare, la sua bottiglia. E poi verso i passati superiori di quando era carabiniere (i vari tenenti, colonnelli, generali eccetera a cui non aveva smesso di portare rancore anche a distanza di venti, trenta, cinquant’anni dai fatti). E per finire, verso l’amata moglie che comunque, anche se in gamba e bella come un’attrice, un chiaro difetto ce l’aveva, che continuava a rompergli il cazzo sul bere.
(da: Dove troverete un altro padre come il mio)
19 ottobre 1947
GUNNAR STAALESEN
A quel tempo avevo ancora la mia vecchia Mini e ci rattrappimmo sui suoi sedili anteriori, io al volante, Cecilie di fianco. Guidare una Mini era come andare in giro in una vasca da bagno troppo stretta, con ruote così piccole che ti sembrava di strisciare con il posteriore a terra mentre correvi a tutta velocità sul selciato sconnesso di Bergen. Si era così temerariamente vicini all’asfalto che a un eventuale scontro frontale si sarebbe potuto vincere il record mondiale della frittata più sottile. D’altra parte si riusciva quasi sempre a trovare un buco per parcheggiare, per quanto stretto potesse sembrare, e il consumo di benzina non superava quello di un accendino di media grandezza.
(da: Satelliti della morte)
20 ottobre 1946
ELFRIEDE JELINEK
Premio Nobel per la letteratura 2004
Gli uomini non riescono a star fermi né a camminare da soli, appaiono sempre in gruppi come se non fossero già di per sé un peso troppo grande per la superficie terrestre - pensa Erika, che è una solitaria. Lumache informi prive di guscio, senza carattere e spina dorsale, inconsapevoli! Mai sfiorati o sopraffatti dalla magia d’un incanto, dalla magia della musica. Stanno attaccati tra di loro con il pelo che nessun alito di vento scompiglia.
(da: La pianista)
21 ottobre 1929 - 22 gennaio 2018
URSULA LE GUIN
C’era un muro. Non pareva importante. Era fatto di ciottoli uniti senza pretese, con un po’ di malta. Gli adulti potevano guardare senza sforzo al di là del muro, e anche i bambini non avevano difficoltà di scavalcarlo. Dove incontrava la strada, invece di avere un cancello degenerava in una pura geometria, una linea, un’idea di confine. Ma l’idea era reale. E importante. Da sette generazioni non c’era nulla di più importante, al mondo, di quel muro.
Come ogni altro muro, anch’esso era ambiguo, bifronte. Quel che stava al suo interno e quel che stava al suo esterno dipendevano dal lato da cui lo si osservava.
(da: I reietti dell'altro pianeta)
23 ottobre 1920 - 14 aprile 1980
GIANNI RODARI
Da un lapsus può nascere una storia, non è una novità. Se, battendo a macchina un articolo, mi capita di scrivere «Lamponia» per «Lapponia», ecco scoperto un nuovo paese profumato e boschereccio: sarebbe un peccato espellerlo dalle mappe del possibile con l'apposita gomma; meglio esplorarlo, da turisti della fantasia.
Se un bambino scrive nel suo quaderno «l'ago di Garda», ho la scelta tra correggere l'errore con un segnaccio rosso o blu, o seguirne l'ardito suggerimento e scrivere la storia e la geografia di questo «ago» importantissimo, segnato anche nella carta d'Italia. La Luna si specchierà sulla punta o nella cruna? Si pungerà il naso?...
(da: La grammatica della fantasia)
25 ottobre 1966
LISA GINZBURG
Il dolore è fuoco, brucia. Il dolore è acqua, scivola. Il dolore non si ferma. Le palpebre si chiudono pesanti, e sotto le palpebre, nel buio, un mondo intero. Dieci anni di immagini non cessano di scorrere. Nessuna voce basterà. Né proposito, né sfida. Dire per vivere. Poter comunicare: «È accaduto, è stato questo. Mio marito è morto ammazzato, nel nostro letto, perché...» Dare parole a qualcosa di così atroce da enunciare. Non trova il modo, lei. Solo ogni tanto ha l’impressione di sì, ma è giusto un momento.
(da: Per amore)
27 ottobre 1932 - 11 febbraio 1963
SYLVIA PLATH
Guarda un po' che cosa può capitare in questo paese, dicevano. Una ragazza vive per diciannove anni in qualche città fuori mano, tanto povera da non potersi permettere neppure il lusso di comprarsi una rivista, ed ecco che ottiene una borsa di studio per un college, vince un premio qua e uno là e finisce per guidare New York come la sua auto personale.
(da: La campana di vetro)
29 ottobre 1905 - 13 dicembre 1973
HENRY GREEN
Che cosa strana e spaventosa camminare nell’oscurità quando erano solo le quattro e mezzo, era davvero increscioso che avessero parlato di partire tutti insieme, e lo aveva proposto lui per primo. Come se la cavavano gli altri quando dicevano che avrebbero fatto una cosa e poi non la facevano? Che stupida era stata a dire che si sarebbe unita al gruppo, adesso era obbligata ad andare, non poteva tornare a casa adesso che aveva fatto le valigie, non avrebbero capito. Ma come facevano a essere così vaghi quando si trattava di andare all’estero, con tutte quelle complicazioni di passaporti e itinerari?
(da: Partenze in gruppo)
30 ottobre 1935 - 27 luglio 2011
ÁGOTA KRISTÓF
Avevo nove anni quando abbiamo traslocato. Siamo andati ad abitare in una città di frontiera in cui almeno un quarto della popolazione parlava la lingua tedesca, anzi un dialetto della lingua tedesca. Per noi ungheresi si trattava di una lingua nemica, poiché faceva venire in mente la dominazione austriaca, ed era anche la lingua dei soldati stranieri che in quel periodo occupavano il nostro paese.
(da: L'analfabeta)
3 ottobre 1886 - 22 settembre 1914
ALAIN-FOURNIER
Ma è venuto qualcuno che mi ha strappato a tutti questi piaceri di bambino tranquillo. Qualcuno ha soffiato sulla candela che rischiarava per me il dolce viso materno chino sul pasto della sera. Qualcuno ha spento la lampada intorno alla quale durante la notte eravamo una famiglia felice, dopo che mio padre aveva fissato le imposte di legno alle porte a vetri. E questi fu Augustin Meaulnes, che gli altri ragazzi ben presto chiamarono il grande Meaulnes.
(da: Il grande Meaulnes)
4 ottobre 1949 - 16 aprile 2020
LUIS SEPÚLVEDA
Sognavo che tutti quei libri rinchiusi volevano parlare, che aspettavano il giusto interlocutore, e quello ero io. Sognavo che i libri mi parlavano con il loro linguaggio silenzioso, mi mostravano tutte le parole stampate sulle loro pagine, a una a una, ed esigevano da me una promessa: dovevo trasformarmi nel depositario, nel custode, nell'amoroso protettore delle parole. Allora io promettevo di vigilare che non perdessero mai il loro valore intrinseco, la loro capacità di dare un nome a tutte le cose e, a partire da questo, di farle esistere.
(da: Il potere dei sogni)
5 ottobre 1917 - 19 novembre 2007
MAGDA SZABÓ
La mamma l’aveva portata lì il giorno stesso in cui era stata stipulata la permuta diretta degli appartamenti.
Erano arrivate sotto il palazzo al tramonto, e la mamma aveva indicato il terzo piano, proprio la finestra dietro la quale si trovava adesso, spiegandole la disposizione delle stanze nella casa nuova. Sofia, invece di guardare le finestre dell’appartamento, si fissava le scarpe, ascoltando appena le parole della mamma, la quale però non ci aveva fatto caso perché impegnata in una spiegazione. Quando esponeva qualcosa era tutta presa dal suo discorso
(da: Ditelo a Sofia)
3 ottobre 1922 - 26 giugno 2022
RAFFAELE LA CAPRIA
La spigola, quell’ombra grigia profilata nell’azzurro, avanza verso di lui e pare immobile, sospesa, come una fortezza volante quando la vedevi arrivare ancora silenziosa nel cerchio tranquillo del mattino. L’occhio fisso, di celluloide, il rilievo delle squame, la testa corrucciata di una maschera cinese – è vicina, vicinissima, a tiro. La Grande Occasione. L’aletta dell’arpione fa da mirino sulla linea smagliante del fucile, lo sguardo segue un punto tra le branchie e le pinne dorsali. Sta per tirare – sarà più di dieci chili, attento, non si può sbagliare! – e la Cosa Temuta si ripete: una pigrizia maledetta che costringe il corpo a disobbedire, la vita che nel momento decisivo ti abbandona.
(da: Ferito a morte)
7 ottobre 1951
NATSUO KIRINO
Adesso sono una scrittrice qualunque, una scrittrice alla quale è stata sottratta ogni gloria. Il mio reddito annuo, malgrado la popolarità di un tempo e denaro sufficiente ad acquistare ben piú di una villetta, non differisce granché da quello degli impiegati che ogni santo giorno, la schiena ingobbita, si precipitano alla stazione ferroviaria per recarsi al lavoro. E questo non perché mi piaccia starmene con le mani in mano, né tanto meno perché con l'età adulta mi sia lasciata andare e mi sia stufata di scrivere romanzi. Purtroppo, nonostante un nome che tutti conoscono, sono diventata una scrittrice come un'altra, una delle tante, relegata in un angolino del mondo letterario.
(da: Una storia crudele)
15 ottobre 1919 - 2 maggio 1992
STEFANO D'ARRIGO
Qualcosa, in Sicilia, che per la coloritura violacea riflessa dall’acqua, sembrava una grande troffa di buganvillea pendente sulla linea dei due mari, brillò per un attimo dal mezzo della nuvolaglia, poi il brillio cessò e lo seguì un risplendere breve breve e bianco di pietra, e allora, nel momento in cui spariva nella fumèa, riconobbe lo sperone corallino che dalla loro marina s’appruava, quasi al mezzo, come per spartirli, fra Tirreno e Jonio.
(da: Horcynus Orca)
15 ottobre 1926 - 16 luglio 2005
ED McBAIN
Di notte, chi percorre la River Highway si trova a un tratto immerso in una mobile galassia di soli splendenti. Un ricamo di luci sorge dal fiume e imprigiona la città in una scintillante parata di magia elettrica. Le luci della Highway brillano vicine, lambendo la città, e lontane, riflettendosi nelle acque scure del fiume. Le finestre degli edifici, rettangoli luminosi, si arrampicano verso le stelle e raggiungono l’onda di neon che tinge il cielo di rosso e verde e giallo e arancione. I semafori ammiccano coi loro occhi enormi.
La città si estende simile a una gigantesca vetrina di pietre preziose, sfavillante di luce viva.
(da: Odio gli sbirri)
16 ottobre 1927 - 13 aprile 2015
GÜNTER GRASS
Premio Nobel per la Letteratura 1999
E dunque scalpellavamo colpo su colpo. E insieme inghiottivo ciò che si sprigionava in nuvolette dal granito belga e puzzava di zolfo come il peto di un vecchio. All'ultima lucidatura ci pensava la smerigliatrice. Ma nel fine settimana tutta la polvere di pietra si depositava: dal sabato fino alle prime ore della domenica si ballava.
(da: Sbucciando la cipolla)
16 ottobre 1954
PINO ROVEREDO
Caracreatura, se la vita fosse un gioco giuro che ritirerei immediatamente i dadi e li rilancerei daccapo, e poi infilerei la testa dentro l’imbocco dei tuoi tormenti, per scoprire dove moriva la tua gioia di vivere. Sì, lo so che ho detto una sciocchezza, ma quando si ha una disperazione in corpo le cose intelligenti hanno la facoltà di non girare.
Oggi che non c’è più niente da giocare, per accorgermi che io ci sono e che tu mi manchi, pesto i piedi sul pavimento, batto i pugni sulla tavola, e urlo la mia rabbia contro le pareti, senza far succedere niente. Qui, nessuno legge più il giornale, il telefono ha smesso di suonare, e gli inquilini di sotto, di sopra e di lato non osano disturbarmi con la protesta.
(da: Caracreatura)
19 ottobre 1913 - 12 gennaio 1991
VASCO PRATOLINI
Ha cantato il gallo del Nesi carbonaio, si è spenta la lanterna dell’Albergo Cervia. Il passaggio della vettura che riconduce i tranvieri del turno di notte ha fatto sussultare Oreste parrucchiere che dorme nella bottega di via dei Leoni, cinquanta metri da via del Corno. Domani, giorno di mercato, il suo primo cliente sarà il fattore di Calenzano che ogni venerdí mattina si presenta con la barba di una settimana. Sulla Torre di Arnolfo il marzocco rivolto verso oriente garantisce il bel tempo. Nel vicolo dietro Palazzo Vecchio i gatti disfanno i fagotti dell’immondizia. Le case sono cosí a ridosso che la luce lunare sfiora appena le finestre degli ultimi piani. Ma il gallo del Nesi, ch’è in terrazza, l’ha vista ed ha cantato.
(da: Cronache di poveri amanti)
19 ottobre 1962
TRACY CHEVALIER
I lampi. Mi hanno sempre colpita i lampi. Ma una volta è successo davvero. Non dovrei ricordarlo perché ero poco più di una poppante, invece me lo ricordo, eccome! Ero in un prato e c'erano dei cavalli, dei cavalieri... Poi scoppiò un temporale e una donna — non era la mamma - mi prese in braccio e mi portò sotto un albero. Mi teneva stretta stretta e io guardavo in alto le foglie scure contro il cielo bianco.
Ci fu un gran rumore, come se tutti gli alberi fossero crollati di colpo intorno a me, e una luce, una luce abbagliante, come il sole quando lo guardi troppo a lungo. E un ronzio mi passò attraverso il corpo. Mi pareva di aver preso in mano un pezzo di brace... c'era odore di carne bruciata e una specie di dolore, eppure non faceva male; ma mi sentii rovesciare come un calzino.
(da: Strane creature)
20 ottobre 1953
BRUNELLA SCHISA
Quando l’anziana Rosalia mi aprì la porta e mi introdusse in salotto attraverso il lungo corridoio, non ebbi alcun presentimento. Il parquet scuro lustrato a specchio rifletteva le nostre figure. Zia Carolina era seduta su una poltrona di velluto con i braccioli di legno. Aveva le gambe incrociate alle caviglie e leggeva con gli occhiali sulla punta del naso. Il profilo era quello di tutti i Cortesi, mia madre Alessandra compresa. Naso dritto e sottile, viso magro, capelli folti e grigi che non si arrendevano al bianco, tirati su con delle forcine e chiusi in una leggerissima retina.
(da: La scelta di Giulia)
21 ottobre 1959
MAURO RACCASI
Per il cacciatore il cuore era solo ciò che si divorava dell'animale, crudo e caldo, con ingordigia, per assimilarne il coraggio. Non ci fu rimorso mentre scagliava l'arma contro la scrofa selvatica intenta ad allattare i piccoli.
Dovendo colpire alla schiena, ebbe fortuna: si trovò sottovento. Fu rapido e mortale: la bestia era sdraiata e non riuscì a rialzarsi in tempo per difendersi. Follach poté appoggiare il colpo con tutto il peso del corpo e trafiggere l'animale penetrando il basso del garrese sino a martoriare con la punta la spina dorsale, immobilizzandolo. Non si curò del sangue che schizzava dappertutto imbrattandogli le rozze vesti di pelle di lupo.
(da: La spada del Druido)
24 ottobre 1954
CARMINE ABATE
Era un rumore più inquieto del vento che frusciava nel bosco di lecci, alle mie spalle. Proveniva dal vecchio mulino e, quando mi avvicinai per capire meglio cosa fosse, si affievolì lentamente fino a spegnersi del tutto.
Risentii lo scroscio della cascata in lontananza e la voce spaccona di mio padre che le risate della mamma e dei parenti non riuscivano a sovrastare. A tratti, nel coro indistinto di echi, rimbalzava il mio nome: «Francesco, Francesco!». Mi chiamavano dal prato del Giglietto, dove stavamo trascorrendo la Pasquetta.
(da: Il bacio del pane)
26 ottobre 1960
CARLO LUCARELLI
C’erano solo due lampadine appese al soffitto che illuminavano il centro della stanza lasciando i bordi nel buio, ma era abbastanza. Salami lunghi e nodosi come dita impiccati alle travi assieme a piccoli prosciutti che saturavano l’aria con un odore che faceva gorgogliare lo stomaco. Sacchetti di sale e di zucchero. Panetti di lardo. Mortadelle sovrapposte come proiettili da mortaio. Damigiane che dalla paglia unta attorno al vetro robusto si intuivano piene d’olio. Sapone impilato in barre tozze e gialle come lingotti.
(da: Peccato mortale)
29 ottobre 1881 - 11 agosto 1958
ENRICO PEA
Parlava della vita e della morte, di Dante, dell’amore e del fieno primaticcio, concitatamente, socchiudendo e spalancando gli occhi, come se fissasse delle immagini, quando si accalorava in cose di poesia.
Se parlava invece della sua vita passata, di Cleofe, del manicomio, o delle stranezze dei pazzi, in mezzo ai quali aveva passato il meglio della sua gioventù, si faceva dolce, e spiegava le cose, come se parlasse d’altri. Aveva la medesima intonazione e lo stesso stupore di quando mi raccontava di Aladino smarrito nella caverna del mago tra le pietre preziose.
(da: Il romanzo di Moscardino)
29 ottobre 1957
GIAN LUCA FAVETTO
Là sotto, il mare. Qui sotto, adesso. Il mare sotto il suo culo, che un po’ traballa. Traballano insieme il suo culo e il mare, il grande mare Oceano, undicimila metri sotto di lui in volo sopra l’atlante del mondo, che si può sollevare da un momento all’altro e presentarsi gigante qual è, atlantico, e ruggire d’orgoglio, scatenare la forza dei venti e delle correnti, e annientarlo con un’unica ondata. Gliene basta una, di onda, per disfare i cieli come modeste coltri di nubi.
(da: Premessa per un addio)
30 ottobre 1947
ANTONIO MORESCO
Non esisto piú per nessuno. Non esiste piú nessuno.
Non esiste piú nessuno che scriva lettere, non esiste piú nessuno che legga lettere e non esistono neppure lettere.
Se si vuole scrivere a qualcuno, bisogna per forza di cose scrivere a nessuno.
… Sarà colpa di quella dannata questione dei punti in geometria. E io, nonostante gli sforzi, non sono ancora riuscito a diventare pura forma.
(da: Lettere a nessuno)
4 ottobre 1835 - 4 febbraio 1915
Si estendeva in una zona prativa bassa, ricca di boschi e di pascoli, e vi si giungeva per un viale di tigli, fiancheggiato da prati su entrambi i lati. Al di sopra delle alte siepi, il bestiame osservava con curiosità chi passava, chiedendosi cosa mai potesse volere, perché non esistevano strade di transito e, a meno che ci si recasse al Castello, non vi era motivo di trovarsi lì.
(da: Il segreto di Lady Audley)
3 ottobre 1925 - 31 luglio 2012
GORE VIDAL
Ieri mattina, mentre stavo per entrare in aula, sono stato fermato da uno studente cristiano che mi ha chiesto con tono malizioso: «Hai saputo dell’imperatore Teodosio?».
Mi sono schiarito la gola, apprestandomi a scoprire la ragione di quella domanda, ma lui è stato più svelto di me. «Si è fatto battezzare. È cristiano».
Mi sono astenuto dal commentare. Al giorno d’oggi chiunque può essere un agente segreto. Inoltre, non ero particolarmente sorpreso dalla notizia. Quando, l’inverno scorso, Teodosio si è ammalato e i vescovi sono corsi come avvoltoi a pregare al suo capezzale, ho capito che, se si fosse salvato, loro si sarebbero presi tutto il merito della guarigione. Ebbene, si è salvato. E adesso abbiamo un imperatore cristiano d’Oriente, a fare il paio con Graziano, il nostro imperatore cristiano d’Occidente. Era inevitabile.
(da: Giuliano)
9 ottobre 1892 - 13 marzo 1975
IVO ANDRIĆ
Per la maggior parte del suo corso il fiume Drina s’apre la strada attraverso anguste gole tra scoscese montagne o attraverso profondi canyon dai fianchi a picco. Soltanto in alcuni tratti le sue sponde si allargano in aperte pianure per formare, su una o su entrambe le rive, distese solatie, in parte piane, in parte ondulate, atte a essere lavorate e abitate. Un ampliamento di questo genere si trova anche qui, presso Vishegrad, nel punto in cui la Drina scaturisce con un’improvvisa svolta dalla profonda e stretta gola formata dai Massi di Butko e dai monti di Uzavnica. La curva della Drina è oltremodo angusta e le montagne ai due lati sono talmente ripide e ravvicinate che sembrano un massiccio compatto, dal quale il fiume scaturisce come da una cupa muraglia. Ma qui le montagne si allargano improvvisamente in un anfiteatro irregolare, il cui diametro, nel punto più ampio, non supera la quindicina di chilometri in linea d’aria.
(da: Il ponte sulla Drina)
12 ottobre 1949
RICHARD PRICE
Billy Graves guidava lungo la Seconda Avenue, diretto al lavoro, la mente rivolta ai capannelli di gente: era l’una e un quarto del mattino e le persone che si accalcavano per entrare nei bar erano più di quelle che uscivano; andavano e venivano in massa facendosi largo tra i capannelli di fumatori mezzo ubriachi che ciondolavano subito fuori dagli ingressi. Billy detestava le leggi antifumo. Creavano solo problemi – baccano fino a tarda notte per i vicini, più spazio a disposizione per i corpulenti avventori assiepati nei bar, finalmente liberi di azzuffarsi, uno sciame di limousine e radiotaxi che, dopo aver staccato dal turno di servizio, passavano strombazzando per procurarsi i clienti.
(da: Balene bianche)
14 ottobre 1952 - 6 settembre 1995
SERGIO ATZENI
È notte, nevica, e la neve copre il fango, i cortili, gli alberi, ogni cosa. L’alba colora le colline a oriente, le fa lucenti, rosa e sangue. La terra di Papale Porcu invece resta nera, come se la notte non volesse lasciarla, volesse strapparla e portarla via. Ma a mezzogiorno il sole la conquista, e anche su quella terra la neve è rossa.
(da: Bellas mariposas)
14 ottobre 1888 - 9 gennaio 1923
KATHERINE MANSFIELD
Il vento, il vento. Che paura essere soli nella propria stanza. Il letto, lo specchio, la brocca e il catino bianchi risplendono come il cielo fuori. E' il letto che fa paura. Eccolo lì, profondamente addormentato... La mamma è proprio sicura che lei rammenderà quel groviglio di calze sulla trapunta simile a un nido di serpenti? No che non lo farà. No, mamma. Non vedo perché dovrei... Il vento, il vento! Dalla cappa del camino scende uno strano odore di fuliggine.
(da: Racconti neozelandesi)
16 ottobre 1854 - 30 novembre 1900
OSCAR WILDE
Siam soliti denominare la nostra età utilitaria e non c'è una cosa sola di cui noi sappiamo esattamente gli usi. Abbiamo dimenticato che l'acqua può forbire, il fuoco purificare e che la terra è la madre di noi tutti. Per conseguenza – la nostra arte è priva di luce, come la luna, e si diverte con delle ombre, mentre l'arte dei Greci ha i lampeggiamenti del sole e interpreta direttamente le cose. Sono convinto che c'è una purificazione nelle forze elementari e voglio ritornare ad esse e con esse vivere.
(da: De profundis)
16 ottobre 1961 - 8 dicembre 2018
LOREDANA LIMONE
Trovava che i libri offrissero una sponda all’esistenza, che servissero a ridefinire gli orizzonti, tutti senza distinzione. Aveva però una predilezione per le biografie, principalmente di donne: sovrane, eroine, tiranne o favorite che fossero. In quei giorni la stava appassionando la storia di Anna Bolena; in altre occasioni avrebbe approfittato con immensa gioia delle ore del volo di ritorno per inebriarsi di lettura, ma in quel momento non ne aveva proprio voglia; preferiva restare a occhi chiusi, in compagnia di pensieri errabondi, nel tentativo di fare chiarezza tra le sue caotiche sensazioni. E così la seconda moglie di Enrico VIII, con le sue all’incirca cinquecento pagine di vita, amore, dolore e morte, rimase in fondo alla borsa per tutto il viaggio.
(da: Borgo Propizio)
17 ottobre 1873 - 24 aprile 1955
ALFRED POLGAR
Ora che il bambino è venuto al mondo, tutti, tranne il neonato, sono colmi di gioia. Parenti e conoscenti si volgono sorridendo all'omuncolo grinzoso, rosso come un tizzone, che dovrebbe risvegliare piuttosto un sentimento di pietà perché nell'attimo stesso in cui è entrato nella vita è anche entrato nella morte, e ogni secondo che lo allontana dall'istante del suo principio lo avvicina all'istante della sua fine. Ancora immortale nove mesi prima come un'idea eterna, come un principio divino, egli è già ora in balìa della morte; del capitolo del tempo di cui dovrà dirsi pago, ha già consumato un giorno intero «Mè genésthai!» dice il saggio, la cosa migliore è non essere generati. Ma a chi tocca questa fortuna? A stento a uno, su milioni e milioni.
(da: Piccole storie senza morale)
19 ottobre 1931 - 12 dicembre 2020
JOHN LE CARRÉ
Quello che pensiamo del coraggio è sempre molto soggettivo. Ognuno di noi si chiede quale sia il suo limite, quando e come arriverà al punto di rottura, e soprattutto come si comporterà rispetto agli altri. Se penso a me, so solo che il momento in cui ho dimostrato più coraggio è stato quando sono riuscito a reprimere il suo opposto, la paura, il che, d’altra parte, potrebbe essere inteso come la definizione perfetta della codardia. Questo si è verificato soprattutto quando chi mi stava attorno si rivelava più coraggioso di me, e il suo esempio finiva per contagiarmi.
(da: Tiro al piccione)
20 ottobre 1914 - 28 febbraio 2005
MARIO LUZI
Siesta sotto il masso.
È estate. È lei,
sente, lo è,
erta, perdutamente. Le fonde,
dentro, nell’imo,
il proprio istante.
Pure tutto cuoce,
carbonizza, flagra.
Ombra a picco, avara,
nuda terra crettata
si sgretola, si polverizza.
Vampa, bocca di fornace,
non per annientare,
per rigenerare
vita dalla cenere.
E noi dentro quel fuoco
resine stillanti, oh
liberazione dalle scorze.
(da: Poesie ultime e ritrovate)
20 ottobre 1960
ROBERTO FERRUCCI
Ogni volta che ritorno qui, al decimo piano del Building,il vecchio tavolino è incastrato fra la colonna e la parete della terrazza, la superficie ripiegata in due. ha addossolo lo sporco del tempo, che mi sono convinto coincida ormai con le mie assenze. Nonostante le dimensioni, è pesantissimo, il che, con il vento che tira da queste parti, non nuoce affatto se non quando arriva il momento di spostarlo. Ogni volta che ritorno qui, prendo il tavolino, lo apro, lo pulisco, lo ricopro con la stuoia da spiaggia che ho trovato nell'armadio dell'ingresso, e trasformo l'insieme in un perfetto scrittorio che utilizzo più che posso.
(da: Sentimenti sovversivi)
22 ottobre 1919 - 17 novembre 2013
DORIS LESSING
Premio Nobel per la letteratura 2007
Potevo imparare ad assaporare veramente, lentamente, pienamente il divertimento dai vecchi, che restano seduti su una panchina a guardare la gente che passa, a osservare una foglia in equilibrio sull'orlo del marciapiede. Un vento leggero la solleva: cadrà, verrà spinta sotto le ruote di un'automobile, verrà schiacciata? No, resta lì, una bella foglia verde e spessa, lucente e piena di linfa, probabilmente strappata dal ramo da qualche piccione. Le ruote di un carrello per la spesa arrivano girando, e mancano la foglia di un millimetro. Il carrello appartiene a una ragazza che ci ha messo dentro il bambino.
(da: Il diario di Jane Somers)
25 ottobre 1941 - 26 luglio 2015
SEBASTIANO VASSALLI
Io, Partenope, sono nata a Sepino nelle montagne del Molise, quarta di cinque figli, da un mostro Cola contadino senza terra, cioè bracciante, e da una comare Abbondanza che era l’esatto contrario del suo nome, il ritratto della miseria: grande di statura e ossuta e vestita sempre di nero come la maggior parte delle donne che vivono in quei paesi. Le poche volte che penso a mia madre la ricordo così e ricordo che aveva fama di essere una “chianta malanne”, come dicono a Napoli: una piantagrane, perché di tanto in tanto si prendeva a parole con qualche vicina di casa o con qualche altra donna e strillava così forte che credo la sentissero fino alle Tre Fontane, dall’altra parte della valle.
(da: Io Partenope)
27 ottobre 1961
MARGARET MAZZANTINI
Era il figlio del portiere. Suo padre aveva le chiavi di casa nostra, quando partivamo innaffiava le piante di mia madre. Per un periodo ci furono due nastri azzurri sullo stesso portone, il suo più scolorito del mio perché era più vecchio di qualche mese. C’incontrammo durante tutta l’infanzia, lui scendeva io salivo. C’era il divieto di giocare in cortile dove una grande palma spazzolava la quiete dei vecchi inquilini. Un casamento d’epoca fascista accanto al Tevere. Lo vedevo dalla finestra, mentre scivolava con il pallone sotto il braccio nel canneto lungo il fiume.
(da: Splendore)
29 ottobre 1954
LEE CHILD
Gli eventi che trasformarono James Penney in una persona completamente diversa iniziarono all’una di pomeriggio di un lunedì di metà giugno a Laney, California. A un’ora calda del giorno, in un periodo caldo dell’anno, in una parte calda del paese. La città è adagiata sul lato orientale della strada che si snoda da Mojave a Los Angeles, ottanta chilometri a sud della prima e ottanta a nord della seconda. A ovest si vede la dorsale meridionale delle Coast Ranges Mountains, mentre a est il deserto del Mojave si perde nella caligine. A Laney succede ben poco. Dopo quel lunedì di metà giugno di dieci anni fa, ancor meno..
(da: Identità sconosciuta)
30 ottobre 1871 - 20 luglio 1945
PAUL VALÉRY
FEDRO
Cosa fai là, Socrate? Ti cerco da tanto. Ho percorso il nostro pallido soggiorno, ho chiesto di te ovunque: qui tutti ti conoscono, ma nessuno ti aveva visto. Perché ti sei allontanato dalle altre ombre e quale pensiero ha raccolto la tua anima, lontano dalle nostre, ai confini di questo impero trasparente?
(da: Eupalinos, o l'architetto)