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IL BORDO BUONO, Virginia Less

Pagine da scoprire

«Dove lo vuoi il tangone?»

L'ha già chiesto, Roberto, e adesso la faccia aguzza palesa un accenno di spregio. Il timoniere, pur nascosto dietro gli occhiali, esibisce un'accigliata concentrazione. Mio cognato, che dopotutto è l'armatore, azzarda:

«Ci siamo... Qual è stavolta il bordo buono?»

Da giocarsela a testa e croce o scriverci un trattatello filosofico. Esiste una dotta Ontologia del telefonino, perché non una sapida “ermeneutica del bastone”? Potrei utilizzare l'approccio ontologico oppure quello esegetico, interessanti entrambi. Lo sputtanamento velico: garantito, quello professorale chissà...

Ma da che parte aprire lo spi debbo deciderlo qui e ora, cavolo, e l'errore tattico sarebbe irreparabile. Le barche che hanno già passato la boa poco mi aiutano. Gioconda ha preso a dritta e ha potuto dare spi senza strambare, ma se il vento girerà a ovest, come dovrebbe, rischia che sia troppo al traverso per tenerlo su fino all'arrivo. Caputi non vale granché al timone, però la barca super attrezzata e le splendide vele attirano i ragazzi più esperti. Sandro invece è bravo, l'unico del nostro circolo ad aver fatto regate nazionali. Il suo vecchio Satanasso occupa sempre le posizioni di testa, pur imbarcando chiunque sia disponibile a banchina. Una bella strambata e via a sinistra, scelta del tutto condivisibile qualora la brezza si decida a far girasole. Per ora non ne dà segno ed è già capitato che cali senza mutare direzione, lasciandoci indecorosamente appozzati.

Volgo lo sguardo al mare soleggiato, con le sue allegre crestine spumose, poi ai miei, silenziosi e tesi. Già, la vela non consente l'esercizio della democrazia. Immaginate una sorta di assemblea condominiale prima di ogni virata! Dispotismo, illuminato si spera. E se a un marinaio capace avviene di trovarsi in mezzo a degli imbranati? Mal per lui. Eseguirà senza proteste i comandi dell'imperito skipper, a meno che non sia a rischio la vita.

La boa è ora a sette lunghezze, tocca dare l'ordine. Mi pare già di risentirla l'eterna esegesi sul bordo a terra (o al largo), ricca di vani “se “e “ma” neanche si discettasse intorno alla battaglia di Waterloo. Il giudizio storico è problematico, quello velico altrettanto. Hai voglia a conoscere i fondamentali, le tue categorie allineate in bell' ordine nella zucca (da regatante domenicale qual sono, mica Torben Grael...): ecco il particolare trascurato o l'imponderabile che scombina tutto. Raziocinio e intuizione, fantasia e metodo. Così è la vela. Affascinante, anche quando perdi.

«Allora, 'sto tangone?» ripete freddo il prodiere.


©Virginia Less

 

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