La nostra selezione
LIMONOV
Emmanuel Carrère
Limonov non è un personaggio inventato. Esiste davvero: «è stato teppista in Ucraina, idolo dell'underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcani; e adesso, nell'immenso bordello del dopo comunismo, vecchio capo carismatico di un partito di giovani desperados. Lui si vede come un eroe, ma lo si può considerare anche una carogna: io sospendo il giudizio» si legge nelle prime pagine di questo libro. E se Carrère ha deciso di scriverlo è perché ha pensato «che la sua vita romanzesca e spericolata raccontasse qualcosa, non solamente di lui, Limonov, non solamente della Russia, ma della storia di noi tutti dopo la fine della seconda guerra mondiale». La vita di Eduard Limonov, però, è innanzitutto un romanzo di avventure: al tempo stesso avvincente, nero, scandaloso, scapigliato, amaro, sorprendente, e irresistibile. Perché Carrère riesce a fare di lui un personaggio a volte commovente, a volte ripugnante – a volte perfino accattivante. Ma mai, assolutamente mai, mediocre. Che si trascini gonfio di alcol sui marciapiedi di New York dopo essere stato piantato dall'amatissima moglie o si lasci invischiare nei più grotteschi salotti parigini, che vada ad arruolarsi nelle milizie filoserbe o approfitti della reclusione in un campo di lavoro per temprare il «duro metallo di cui è fatta la sua anima», Limonov vive ciascuna di queste esperienze fino in fondo, senza mai chiudere gli occhi, con una temerarietà e una pervicacia che suscitano rispetto. Ed è senza mai chiudere gli occhi che Emmanuel Carrère attraversa questa esistenza oltraggiosa, e vi si immerge e vi si rispecchia come solo può fare chi, come lui, ha vissuto una vita che ha qualcosa di un «romanzo russo».
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MALANIMA
Rosita Manuguerra
Sull’isola non tutti vanno e vengono allo stesso modo. Ci sono quelli che arrivano con il sole di maggio e ripartono con le prime piogge di settembre. C’è chi fa avanti e indietro ogni giorno, senza più chiedersi a quale riva appartenga davvero. E poi ci sono quelli che, messi dalla vita davanti a un bivio, hanno dovuto scegliere se restare o imbarcarsi per una partenza che può valere un addio. Entrambe le scelte lasciano un segno invisibile e profondo. Mia lo ha imparato da bambina attraverso la storia della sua famiglia – la madre Teresa è rimasta, nella convinzione che l’isola fosse l’unica realtà possibile, mentre la zia Nietta è andata via appena ha potuto – e continua a vivere questi conflitti da adolescente insieme a Giulia, Anna e Nello, gli amici di sempre. Adesso però a portare scompiglio è arrivata Marina, la ragazza di città che non se ne andrà con le piogge di settembre. Così diversa e a tratti scostante, Marina attira su di sé sentimenti contrastanti: dalla curiosità al disprezzo, dall’attrazione all’invidia. Mia, invece, in lei vede soprattutto il fascino di chi proviene da un altrove lontano. Eppure Marina si trascina dietro legami ancestrali – sua madre Lia è legata a filo doppio con l’isola da un trauma e dall’antica amicizia con Teresa – e sembra destinata a riportare a galla segreti inconfessabili. Con una prosa avvolgente e un ritmo solenne, Rosita Manuguerra ha scritto un romanzo di formazione luminoso, che a partire dall’ambientazione in una piccola isola è in grado di esplorare temi universali. "Malanima" è la storia di due ragazze in cui riverbera e si compie il racconto di emancipazione delle loro madri, una storia capace di scavare a fondo nel cuore di tutti noi e di rammentarci che le mete di partenze e ritorni, di arrivederci e addii, non sono altro che luoghi dell’anima.
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ABILISTI FANTASTICI E DOVE TROVARLI
Marina Cuollo
Con abilismo si intende "l'atteggiamento discriminatorio e pregiudizialmente svalutativo verso le persone con disabilità", o, per dirlo con le parole di Marina Cuollo, "quella sottile e squisita pratica sociale che trasforma la vita delle persone con disabilità in una gita all'inferno".
Il mondo è stato progettato come se esistesse un unico tipo di corpo.
Se il tuo non rientra nei canoni, preparati a sentirti inadeguato, tra scale nascoste dietro ogni angolo e parcheggi riservati mai liberi, aiuti non richiesti e pacche sulle spalle. Pensiamo che, se la discriminazione non viene nominata, farà meno male o sparirà. Non è così, purtroppo. C'è bisogno di parlarne.
Ed è questo che fa Marina Cuollo in Abilisti fantastici e dove trovarli: tratteggia una fenomenologia dei "dotati di norma". Nella galleria dei personaggi troverete esemplari come l'Homo misericordiosus, il Tuttologo, il Punisher e la FemministaTM, corredati da una lista di rimedi per neutralizzarli.
Racconta anche la realtà dei "carrozzati" sul lavoro, in famiglia e nelle relazioni, fino ad arrivare a temi universali come l'amicizia, il sesso e la morte.
Marina Cuollo smantella le incoerenze e le ipocrisie della società abilista, con la sua arma d'elezione, l'ironia, per "seminare in velocità, che i tuoi siano piedi o ruote, tutto il triste della vita".
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LA NEBBIA E IL FUOCO
Roberto Cotroneo
Sotto il cielo grigio di Alessandria, il narratore incontra Gepi, un vecchio amico che gli si avvicina spingendo a mano la bicicletta e, con l’indifferenza tipica di quella città, gli racconta una vecchia storia dimenticata: Aldo, l’amato e stimato professore d’inglese del liceo, aveva fatto parte della Resistenza. “Era una testa calda,” continua Gepi. “Si dice che partecipò a una spedizione dove venne ucciso un colonnello. Anche se doveva essere solo un’azione dimostrativa. Le cose andarono diversamente. Aldo aveva diciannove anni.” Inizia così per il narratore – che se n’è andato da Alessandria ormai da molti anni e nel frattempo è diventato uno scrittore e un intellettuale – un viaggio nella memoria, storica e personale. In quella città antieroica, quasi priva di misteri, il passato del professore sembra invece inafferrabile. Aveva davvero fatto parte di quella spedizione? Impossibile ricostruire con certezza, eppure in fondo ciò che importa non è tanto arrivare a quella verità, quanto ripercorrere i luoghi della memoria per arrivare alla memoria dei luoghi. Il cuore dell’indagine letteraria di Cotroneo in "La nebbia e il fuoco" è la figura di un professore capace di insegnare senza retorica, di trasmettere un pensiero critico restando sempre defilato. “Se oggi penso a uomini come come Aldo,” scrive l’autore, “penso che si era in una vera e propria antropologia diversa. Quelli come lui erano un’altra specie di uomini.” Uomini capaci di infondere la passione civile attraverso la misura e il silenzio.
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CARTAGLORIA
Rosa Matteucci
Torna Rosa Matteucci, «impietosa, feroce cantatrice del “nonostante”», come la definì una volta Carlo Fruttero, accostandola ai mani di Céline, Beckett e Thomas Bernhard. Questo nuovo romanzo, in bilico, come gli altri, sull’illusorio crinale fra comico e tragico, inizia con l’affannosa, tormentosa aspirazione di lei bambina a ricevere, come tutte le sue antenate e le sue simili, la Prima Comunione, per proseguire con la morte di un padre molto amato – sebbene molto scapestrato – e la sua sciamannata sepoltura. Nella scrittura, straziata e al tempo stesso grottesca, di Rosa Matteucci diventa comico perfino il viaggio, non solo interiore, che tale morte susciterà, alla ricerca di quell’antico Trascendente che il nostro tempo sembra aver smarrito: dall’India dei santoni ai Pirenei di Bernadette, dai gruppi di preghiera della Soka Gakkai a un’ardimentosa visita a un frate esorcista che, asserragliato in un eremo, vende messalini con audiorosario incorporato. Un vagabondaggio che culmina con la scoperta del rito tridentino, dove imparerà il protocollo delle genuflessioni, sempre rincorrendo una salvazione che pare rimessa in forse a ogni frase, a ogni respiro. Sino alla definitiva consapevolezza che è necessario accettare, e forse anche amare, la propria croce.
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CONGIUNTIVI SBAGLIATI
Chiara De Silva
Jessica insegna italiano alla scuola media, nella periferia campana. Adora i suoi studenti e vive con una gatta sorda color mozzarella e Joshua, il fidanzato gioielliere dal dna scomodo. Tutto sembra andare nel migliore dei modi: si amano, lei dialoga con la nonna morta attraverso un diario e corregge i congiuntivi di lui. Joshua è il figlio di un camorrista chiamato lo Sputatore, di cui però non ha seguito le orme. Vittima di un agguato, l’uomo lascia a Joshua un debito da ripagare, nel quale rimane coinvolta, suo malgrado e per amore, anche Jess. Dove trovare, allora, la soluzione per risolvere tutto se non nella musica che si insinua in ogni vicolo della città? Come restare uniti se non mescolando l’alta letteratura alle voci del popolo, scrivendo canzoni? Con il nome di Adamo e Eva, i due entrano così nell’arena dei cantanti neomelodici, esibendosi alle feste di battesimi, matrimoni e comunioni, accompagnati, come nella tradizione classica greca, da un coro di personaggi allo stesso tempo eterni e originali, un sottobosco comico e tenero di parrucchiere, estetiste, malavitosi, assassini, prostitute, cantanti falliti e nonni tabagisti. Una novella neomelodica sull’amore, sull’affetto, sulla famiglia, sulla grammatica e sulla lingua.
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BUGIE SU MIA MADRE
Daniela Dröscher
Germania, anni Ottanta. Ela ha sei anni e «come una piccola investigatrice privata» osserva la vita domestica trasformarsi in un campo di battaglia: la madre è troppo grassa e deve dimagrire a tutti i costi. Così ha decretato il capofamiglia, ossessionato dal corpo della moglie, che ritiene responsabile di ogni suo fallimento, dalla mancata promozione alle ambizioni sociali frustrate. Giorno dopo giorno, attorno a quel corpo si stringe un assedio fatto di ammonimenti, vergogna e controllo. Ormai adulta, l'autrice ritorna su quegli anni con uno sguardo capace di districare finalmente verità e menzogne, elementi essenziali di quel dominio quotidiano a cui da bambina assisteva impotente. Alternando il passato di vivaci capitoli narrativi al presente di fulminanti analisi, Daniela Dröscher ricostruisce le tensioni di un'infanzia segnata dai non detti, svelando con precisione i meccanismi invisibili attraverso cui il patriarcato modella il corpo e la vita delle donne. Best seller in patria e acclamato successo internazionale, Bugie su mia madre è la storia ironica, spietata e coraggiosa di una liberazione dal peso dello sguardo maschile.
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NON TI INNAMORARE DEGLI AMANTI
Anna Dalton
"Quando si soffre non c'è tempo per stupirsi, per riflettere. Quando si soffre si soffre e basta." E nulla sembra poterci salvare, nemmeno i libri: lo sa bene Eva Marsili, che sta lavorando a una nuova traduzione del Conte di Montecristo ma è continuamente distratta dalla sua fame d'amore, che la porta a cercare ciò che desidera nelle persone sbagliate. Quando si soffre si avrebbe bisogno di qualcuno che guidi, ascolti, protegga… Forse è per questo che quando lo incontra, una sera d'estate, nel parco di Villa Sciarra, Eva non ha dubbi: è un Angelo, ed è lì per lei. A differenza di tutti gli altri non vuole nulla se non ascoltarla, appassionarsi alla sua vita, esortarla a cercare, a volere di più.
Le dà solo un consiglio, che suona come un ordine: non ti innamorare degli amanti.
E lei, ovviamente, non sa rispettarlo… Perché Eva è una donna coraggiosa, disposta a percorrere le tappe del cammino che dall'inferno della dipendenza e della gelosia ci riporta alla cura di noi stessi. È un cammino difficile, ma l'Angelo ancora una volta le dà un consiglio prezioso: leggere poesia. "La poesia non giudica e concede spazio a tutti. La poesia si può comprenderla solo dopo che le cose si sono rotte. Prima no. Prima scivola. Ci vogliono le crepe per farla entrare."
In queste pagine Anna Dalton gioca con le parole e con gli archetipi, scrive un apologo lieve e affilato sul desiderio, sull'amore, sui nostri corpi dei quali non possiamo fare a meno e sulle nostre anime che nonostante tutto anelano a qualcosa di più grande. E mette in scena un Angelo che ha i tratti faustiani di un Lucifero innamorato, capace di salvare dalle onde del disamore la giovane donna che incontra perché "ci sono delle cose che un Angelo fa e che non sapevi si potessero fare. Le fa al tuo corpo ma anche alla tua anima e scopri che, forse, sono la stessa cosa."
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L'ARTE DEL MATRIMONIO
Stephanie Bishop
Lucie e Patrick hanno deciso di festeggiare il loro anniversario di matrimonio con una crociera che dall’Alaska li porterà oltre lo stretto di Bering e al largo della costa russa, fino al Giappone. Lei è una scrittrice; lui il suo ex professore, un regista di culto, ed è molto più vecchio. Quando si sono conosciuti, davanti agli occhi adoranti di una giovanissima Lucie, Patrick era una figura leggendaria. Ma adesso che lei si è fatta strada nel mondo editoriale, pubblicando un romanzo dopo l’altro e ottenendo un discreto successo, l’aura di lui sta quasi sbiadendo, l’asimmetria tra di loro sta lasciando il posto a un pericoloso equilibrio. O peggio: l’arte di J.B. – lo pseudonimo con cui Lucie è arrivata a migliaia di lettrici e lettori – rischia di mettere in ombra quella di Patrick. Per giorni, marito e moglie navigano sotto il sole. Bevono, leggono, dormono, fanno sesso. Intorno c’è solo acqua scura. Poi arriva una tempesta, Patrick finisce in mare e J.B., rimasta sola, inizia a indagare su cosa sia realmente successo – non solo a suo marito, ma anche al suo matrimonio. Un romanzo intrigante e sensuale sul rapporto di coppia, il lavoro culturale e le dinamiche di potere che minano le relazioni. Un’affilata riflessione sull’arte e la finzione che contiene un avvertimento: «Tutto quello che si scrive nei libri può essere usato contro chi l’ha scritto.»
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CRONACHE DELL'ETÀ FERTILE
Barbara Di Gregorio
Sei racconti iperrealisti e a tratti surreali, sei donne negli anni "deputati" alla maternità, sei pannelli neri, disturbanti e ruvidi per raccontare i nostri tempi. "Sin dai suoi esordi in antologie e riviste, le storie di Barbara Di Gregorio hanno rappresentato un modello di narrativa originalissimo nel panorama italiano. Inquietanti e ironiche, caustiche e amare, nascondono dietro la filigrana del fantastico un mondo dalla apparente disumanità ma in realtà umanissimo. Un sentiero unico fuori da ogni rotta battuta dagli scrittori di questi anni che rende la narrazione di Barbara Di Gregorio poco definibile – distopie? racconti d'umore nero? album di perversioni? (citando Garboli quando provò a definire i testi della Jaeggy). Forse sono apologhi fantastici proiettati su un personalissimo, divertito orizzonte morale. Non è un caso che tra l'esordio e questo libro passino più di dieci anni e in mezzo ci sia solo qualche racconto. Il viaggio con la scrittura di Barbara Di Gregorio è un'avventura complessa, ma conturbante come tutti i cammini in una caverna misteriosa." Mario Desiati, Vincitore Premio Strega LXXVI.
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IL RITORNO DEL RONIN
Dale Furutani
Tallonato da uno strano manipolo di samurai, accompagnato da Kiku e dal saccente pastorello ‘Rana’, lungo la via per Osaka Kaze si imbatte nel corpo di un ispettore ‘khrishitano’, molto probabilmente assassinato. Gli inquirenti locali sono certi che gli artefici di questo e altri analoghi delitti siano "i Cristiani" curiosi credenti giunti da qualche tempo in Giappone. Ma Kaze non la pensa così… Ogni capitolo si apre con un haiku, ha la grazia e l’energia di un piccolo affresco pieno di suspense, umorismo e un pizzico di spiritualità. Ogni episodio della tetralogia è un "mystery" a sé stante, rappresenta in modo lieve e avvincente il Paese del Sol levante del 1600.
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STORIA DAL DOPOGUERRA A OGGI
Paul Ginsborg
I momenti cruciali della Resistenza, la nascita della Repubblica sotto il dominio della Democrazia cristiana, il miracolo economico, il centrosinistra e il Sessantotto, le lotte politiche e sindacali degli anni Settanta, il terrorismo: un affresco storiografico ricco di suggestioni e spunti critici che sottolinea il drammatico passaggio da un Paese fascista distrutto dalla guerra a una grande e opulenta nazione democratica. Nella complessa architettura del libro fatti politici, dati economici e analisi della famiglia e della società si intersecano, dando vita a un quadro globale dell'Italia contemporanea.
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GIUDIZIO ABBREVIATO
Walter Cardamone
Giorgio, giudice quarantenne in una città pugliese, viene designato per il processo di un brutale omicidio, che ha scosso l’intera comunità. La vittima si chiamava Carlita, ragazza tredicenne di origine cubana, dalla vita difficile e costretta a prostituirsi. Sulla base delle testimonianze e delle analisi scientifiche viene indagato Paolo, affermato cardiochirurgo. L’accusa ha in mano prove schiaccianti e incontrovertibili e il verdetto sembra già scritto. Giorgio inizialmente vorrebbe rinunciare all’incarico, ma titubante accetta. Quello che non può rivelare a nessuno è di essere stato amico di Paolo: i due si sono conosciuti quando avevano quattordici anni durante una gita scolastica. Anche se non si sono più rivisti, per Giorgio è stato un incontro provvidenziale: all’epoca era vittima di bullismo e Paolo è stato l’unico suo coetaneo ad aiutarlo. La ricerca della verità inizia così a mescolarsi con le vicende del passato, alle ombre degli eventi accaduti durante la gita scolastica e a segreti mai confessati.
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IL MARATONETA
William Goldman
La sera si allena a Central Park: Babe sogna di correre la maratona come il suo idolo, Abebe Bikila.
Di giorno studia la Storia per imparare a sconfiggere la tirannia.
Ma si innamora di una donna troppo bella per essere sincera, e persino l’amatissimo fratello non è quello che sembra.
Vittima inconsapevole di intrighi e tradimenti, Babe finisce nelle grinfie di un crudelissimo nazista, che ha fatto fortuna estorcendo diamanti agli ebrei.
La scena della tortura con tecniche da dentista è entrata nella storia del cinema; la passeggiata di un nazista clandestino tra gli ebrei, nel distretto dei diamanti di New York, è la visione che ha spinto Goldman a scrivere questo romanzo e poi il film.
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PRAGA MAGICA
Angelo Maria Ripellino
Il libro mostra, al di là del cliché turistico di Praga, «città d'oro», tutta l'arcana sostanza, le ambiguità, il tenebrismo, il torpore, il fascino nascosto della città boema. Il capolavoro di un saggista profondamente innamorato della sua materia, ma anche struggentemente poeta in proprio. Praga narrata non solo nei suoi splendori, ma anche nelle sue ombre non meno fascinose: quelle del Quartiere ebraico, del Golem, delle taverne, degli stranieri che vi abitarono, della letteratura tedesca che vi fiorí, di Hasek e di Kafka, di Apollinaire, di Meyrink e dei dadaisti boemi.
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STORIE - LA GUERRA DEL PELOPONNESO
Erodoto, Tucidide
La nostra civiltà è nata in Grecia. Leggere le opere di Erodoto e Tucidide significa risalire alle origini della cultura occidentale, ripercorrere le tappe dell'evoluzione di concetti come città, politica, democrazia; ma significa anche contemplare la parabola di una nazione che, piccola e divisa, riuscì a sconfiggere il più potente impero dell'epoca e, divenuta ricca e potente, finì con l'annientare un'intera generazione in una disastrosa guerra fratricida. Le Storie di Erodoto (485-425 a.C. ca.) fanno rivivere il fascino del favoloso Oriente, l'eterno mistero dell'Egitto e la grandiosa saga delle guerre persiane, attraverso pagine indimenticabili che rievocano l'epopea dei Trecento di Leonida alle Termopili, l'empia arroganza del re persiano Serse, l'audacia di Temistocle a Salamina. Raccontando la guerra del Peloponneso che, cinquant'anni dopo le guerre persiane, spaccò a metà il mondo greco, Tucidide (460-400 a.C. ca.) si interrogò sui meccanismi che muovono la storia, sulla moralità del potere, sulla giustizia dei forti e la giustizia dei deboli: questioni sempre attuali perché, "essendo la natura umana quel che è, torneranno prima o poi a ripetersi con modalità simili". Il saggio introduttivo di Domenico Musti, scritto appositamente per questa edizione, traccia un profi lo della storiografi a greca e analizza i princìpi e i criteri ideologici delle opere qui presentate.
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IL PENDOLO DI FOUCAULT
Umberto Eco
Questo romanzo si svolge dall’inizio degli anni sessanta al 1984 tra una casa editrice milanese e un museo parigino dove è esposto il pendolo di Foucault. Si svolge dal 1943 al 1945 in un paesino tra Langhe e Monferrato. Si svolge tra il 1344 e il 2000 lungo il percorso del piano dei Templari e dei Rosa-Croce per la conquista del mondo. Si svolge interamente la notte del 23 giugno 1984, prima in piedi nella garitta del periscopio, poi in piedi nella garitta della statua della Libertà al Conservatoire des Arts et Métiers di Parigi. Si svolge la notte tra il 26 e il 27 giugno dello stesso anno nella stessa casa di campagna che Jacopo Belbo, il protagonista, ha ereditato da suo zio Carlo, mentre Pim, il protagonista, rievoca le sequenze temporali di cui si è detto sopra. In sintesi: tre redattori editoriali, a Milano, dopo avere frequentato troppo a lungo autori “a proprie spese” che si dilettano di scienze occulte, società segrete e complotti cosmici, decidono di inventare, senza alcun senso di responsabilità, un Piano. Ma qualcuno li prende sul serio.
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COLUI CHE È NELL'OMBRA
Hans Tuzzi
Quattro generazioni di una nobile famiglia nel Friuli dal 1937 a oggi. La narrazione, per bocca dell'intendente dei conti Avogadro, non si svolge lenta giorno dopo giorno, mese dopo mese, ma procede per momenti significativi, piccoli o grandi, che spiccano nel succedersi degli anni, e ha come sfondo il progressivo mutare di una regione negli anni Trenta periferica, agricola, feudale e per certi aspetti magica, con l'improvvisa accelerazione del dopoguerra, dal boom economico al benessere diffuso e alla perdita di tradizioni e riferimenti.
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IL DIVANO DI ISTANBUL
Alessandro Barbero
L'impero Ottomano. Un impero immenso, bellicoso e dispotico, un regime tirannico; eppure una straordinaria invenzione di governo multietnico e multinazionale a cui alcuni in Occidente guardarono addirittura come a una desiderabile alternativa.
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FONTAMARA
Ignazio Silone
La vita di desolazione e sfruttamento di una comunità contadina nell'Italia meridionale. Una saga dolorosa di uomini che subiscono l'ingiustizia e la sopraffazione come ineluttabili, fino all'inevitabile ribellione. Un romanzo-testimonianza di grande forza poetica, capolavoro di Silone (1900-78).
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ISABELLA E LUCREZIA, LE DUE COGNATE
Alessandra Necci
Questa doppia biografia tratteggia le vite di due delle più famose protagoniste del Rinascimento italiano, Isabella d’Este marchesa di Mantova e Lucrezia Borgia duchessa di Ferrara, che divengono cognate in virtù del terzo matrimonio di Lucrezia con Alfonso d’Este.
Erede di una grande dinastia, sottile stratega capace di vincere le più difficili partite dello scacchiere italiano, mecenate e collezionista, Isabella incarna il prototipo della donna politica cerebrale e ragionatrice, che antepone l’interesse dello Stato agli affetti. Lucrezia, figlia di un papa controverso e “carnale” come Alessandro VI, è invece capace di intense passioni e forti sentimenti, ma all’occorrenza si dimostra un’accorta governante e arriva a contendere a Isabella il primato di mecenate più celebrata della penisola. Le due cognate incrociano le loro esistenze con quelle dei maggiori personaggi del tempo, incarnando due diversi e significativi prototipi di “dame di potere e di corte”. Attraverso Isabella e Lucrezia, inoltre, il libro racconta nel dettaglio l’Italia dell’Umanesimo e del Rinascimento, mettendone in evidenza la grandezza e la tragicità, gli splendori e le miserie, la complessità e le contraddizioni, gli individualismi e i particolarismi che le impediranno per molti secoli ancora di divenire uno stato unitario. È, dunque, una biografia ma anche un’analisi politica, che attraverso lo studio del passato, delle Signorie, del papato, dell’impero, dei regni nazionali, serve a comprendere meglio l’Italia di oggi. Perché la storia, come direbbe Benedetto Croce, «è sempre storia contemporanea».
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GLI OTTOMANI
Marc David Baer
L'impero ottomano (XIII-XX secolo) è stato a lungo descritto come l'antitesi islamico-asiatica all'Occidente cristiano-europeo. Ma la realtà è nettamente diversa: il dominio multietnico, multilingue e multireligioso degli ottomani durato oltre sei secoli arrivò a toccare il cuore dell'Europa. E infatti i governanti ottomani si consideravano i nuovi romani. Marc David Baer racconta la straordinaria ascesa degli ottomani da principato di frontiera a impero mondiale; sottolinea la filiazione turca, mongola, islamica e bizantina; l'utilizzo della tolleranza religiosa e della conversione per integrare i popoli conquistati; e ricostruisce come, solo dal xix secolo, a seguito dei colpi di stato, delle rivoluzioni, controrivoluzioni e guerre, la tolleranza fu tragicamente sostituita dalla pulizia etnica e dal genocidio, con la conseguenza ultima della fine della dinastia. Il ritratto magistrale di un potere dinastico che, capovolgendo i concetti fondamentali quali Rinascimento, età delle scoperte, Riforma e rivoluzione scientifica, sfida al contempo i nostri luoghi comuni su temi come millenarismo e messianismo, sessualità e piacere, assolutismo e governo limitato, schiavitú e orientalismo, nonché guerra mondiale. Un libro scritto con uno stile avvincente e ricco di prospettive originali, e che per primo riesce a rappresentare davvero l'incrociarsi di Oriente e Occidente.
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ROMANZO ROSSO
Pino Corrias
Piero Villa, detto Biondo, è stato un ribelle, un militante politico nel pieno degli anni settanta, gli anni del furore e del piombo. È stato un soldato del Mucchio, uno dei più spericolati gruppi di quella galassia sovversiva chiamata Autonomia Operaia, estrema eresia di un’eresia. Lui e i suoi compagni hanno combattuto lo Stato delle stragi, i partiti dei compromessi e i sindacati degli accordi al ribasso, hanno combattuto i padroni e i padroncini, la polizia e i pretoriani della sicurezza privata, i fascisti e gli spacciatori di eroina. Hanno praticato il contropotere e l’illegalità di massa, perché – se il comunismo esiste – non sta nel prendere il Palazzo d’Inverno: “Sta nel prendersi la merce / Sta nel prendersi la mano / E tirare i sampietrini nell’incendio di Milano”. A vent’anni, Piero vuole assaltare il cielo, ha il mondo in mano e la sua mano è armata.
Questa è Milano, nella stagione delle aspettative crescenti. Questa è la capitale senza nessuna morale dell’insurrezione: pioggia di sassi e lacrimogeni, ululati di sirene, barricate agli incroci della Storia, automobili in fiamme a illuminare una rivolta che scheggia la cronaca tra assalti, feriti, agguati, espropri, irruzioni nelle armerie e nelle banche. Il bollettino dei morti, intanto, si allunga.
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RACCONTI
Cechov
Voi mi rimproverate l'obiettività, chiamandola indifferenza verso il bene e il male, mancanza di ideali. Vorreste che quando dipingo i ladri di cavalli dicessi: è male rubare i cavalli! Ma questo è affare dei giudici, il mio lavoro consiste nello spiegare che cosa essi sono Maestro del racconto breve, amato e imitato da moltissima letteratura del Novecento, Èechov ha affascinato generazioni di lettori e scrittori per la concretezza della narrazione, ma anche per il senso tragico di cui sono intrise le sue storie più minute e per quella sorta di ovattata drammaticità in cui affondano le vite dei personaggi. Un solo gesto banale o un episodio senza importanza sono talvolta sufficienti a svelare un uomo nella sua nudità, a costringerlo a uno sguardo diverso sulle cose del mondo e su se stesso. Nei suoi racconti è presente un'amplissima gamma di sfumature e tonalità narrative: dalla grottesca comicità delle prime raccolte giovanili alla feroce e malinconica descrizione di una borghesia russa sull'orlo del baratro. Il curatore, tra i massimi slavisti italiani, ci restituisce la scrittura del grande maestro russo in tutta la sua complessità.
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LE BENEVOLE
Jonathan Littell
Nato in Alsazia da padre tedesco e madre francese, Maximilien Aue dirige sotto falso nome una fabbrica di merletti nel nord della Francia. Svolge bene il suo lavoro, è un uomo preciso ed efficiente.
Preciso ed efficiente, del resto, lo era stato anche negli anni del nazismo, quando fra il 1937 e il 1945 aveva fatto carriera nelle SS in Germania. Pur essendo un nazionalsocialista convinto, il giovane e brillante giurista era entrato per caso nel corpo, punta di diamante del Reich hitleriano: fermato dalla polizia dopo un incontro omosessuale, aveva accettato di arruolarsi per evitare la denuncia. Nel 1941 Max è sul fronte orientale, dove dà il suo contributo al genocidio di ebrei, zingari e comunisti. Trasferito nel Caucaso e poi nella Stalingrado accerchiata dall'Armata rossa, sopravvive miracolosamente a una grave ferita. Dopo il rientro in Germania, lavora a stretto contatto con tutta la gerarchia nazionalsocialista. La guerra è ormai persa, tuttavia, e la Wehrmacht arretra su tutti i fronti. Al crepuscolo del nazismo, viene in aiuto a Max il suo bilinguismo: assumendo l'identità di un francese deportato in Germania, riesce a fuggire.
Trascinato dalla corrente della Storia e inseguito da fantasmi che, come le furie «benevole» dei Greci, le Eumenidi, cercano vendetta, Max Aue è parte di noi, la parte piú nera.
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VITA, VECCHIAIA E MORTE DI UNA DONNA DEL POPOLO
Didier Eribon
Quando il medico di famiglia decreta che l'anziana madre «non è più autosufficiente», Didier Eribon deve trovare una struttura che le assicuri assistenza continua. Lo scrittore di Ritorno a Reims non immagina che il giorno in cui l'accompagna nella casa di riposo sarà l'ultimo in cui la vedrà. La donna, reduce dalla fine di un amore e sradicata dal suo mondo, muore dopo poche settimane.
Il lutto spinge il filosofo francese a ripercorrere la parabola esemplare di una «donna del popolo»: dall'infanzia in orfanotrofio al lavoro, prima come domestica e poi come operaia, una vita costretta per decenni in un matrimonio con un uomo opprimente e brutale. Il racconto biografico si tramuta in un'indagine sull'intera società contemporanea e ci obbliga a fare i conti con le dinamiche invisibili che relegano malattia e invecchiamento ai margini dell'esistenza.
In Vita, vecchiaia e morte di una donna del popolo Eribon mescola memoria personale e riflessione filosofica chiamando in causa i suoi autori d'elezione – da Simone de Beauvoir a Pierre Bourdieu, passando per i grandi narratori di ogni tempo – per erigere un monumento commosso e profondo a chi nella Storia non ha mai potuto prendere la parola.
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COSTRUIRE LA VITA
Neil Shubin
Quando nel 1986, durante una serie di lezioni sui «grandi enigmi dell’evoluzione», vede proiettata una diapositiva in cui un pesce è collegato da una freccia a un «anfibio primitivo», il paleontologo specializzando Neil Shubin resta folgorato come da «un amore a prima vista». È l’innesco di una ricerca che lo porterà alla scoperta relativa al «Tiktaalik roseae» (l’«inner fish», il «pesce che è in noi») e poi all’analisi di tutte le transizioni anatomo-morfologiche più sofisticate, in primis proprio quella dai pesci agli ominidi bipedi. Alla base di tale ricerca c’è un’illuminazione aforistica attinta da Lillian Hellman – «Ovviamente nulla comincia nel momento in cui pensi tu» –, ed elevata ad audace idea-guida: le innovazioni biologiche «non insorgono mai nel corso della grande transizione a cui sono associate», ma «hanno antecedenti nel tempo profondo». Intrecciando piano storico e piano concettuale, Shubin riconduce le più recenti stazioni di questa messa a fuoco (dove paleontologia e biologia evolutiva vengono integrate da genetica e biologia dello sviluppo) ai tanti pionieri misconosciuti, visionari ed eterodossi, che le hanno anticipate, e chiarisce tutti gli snodi dialettici – a partire da quello tra «gradualismo» e «saltazionismo» nell’evoluzione – soggiacenti alla fantasmagoria di «assemblaggi» richiesti agli organismi per adattarsi a ogni ambiente. E non cessa, in questo libro spiazzante e densissimo, di alimentare una domanda cruciale, che investe il rapporto tra caso e necessità nella «scultura dei viventi»: se cioè la nostra esistenza sulla Terra sia (anche) un effetto accidentale o solo l’esito di un percorso inevitabile.
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LA PRIGIONE
Georges Simenon
«Quanti mesi, quanti anni ci vogliono perché un bambino diventi un ragazzo, e un ragazzo un uomo?». Ad Alain Poitaud, direttore appena trentaduenne di un settimanale di enorme successo, bastano poche ore per smettere di essere l’uomo che è stato e «diventare un altro». Accade in una piovosa sera di ottobre, allorché, tornando a casa per cambiarsi in vista di una cena in compagnia della moglie Jacqueline e della piccola corte di cui è solito circondarsi, trova ad aspettarlo davanti al portone un ispettore della Polizia giudiziaria. Poco dopo, al Quai des Orfèvres, si sentirà dire che Jacqueline ha ucciso la sorella minore, Adrienne, con un colpo di pistola, chiudendosi poi in un mutismo assoluto. La stampa ci metterà poco a scoprire che con Adrienne, per parecchi anni, Alain è andato a letto regolarmente, e parlerà di «dramma della gelosia», ma lui – l’uomo cinico, superficiale, mondano, il donnaiolo incallito sempre pronto a fare dell’ironia – comincerà a chiedersi quale sia stato il vero motivo di quel gesto. E mentre la polizia conduce la sua indagine, si interrogherà su quella giovane donna accondiscendente e discreta (tanto che fin dall’inizio l’ha chiamata Micetta), che ha sposato quasi per gioco, che gli è sempre stata accanto senza chiedere niente – ma, soprattutto, in un crescendo di smarrimento e di angoscia, si interrogherà su se stesso.
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LA PRIMAVERA DEGLI SCOMPARSI
Anna Kantoch
Katowice, Bassa Slesia. Krystyna, poliziotta in pensione, conduce una vita monotona, dividendosi tra camminate, giardinaggio e indigestione di serie tv. A distanza di molti anni un avvenimento però continua a tormentarla: la scomparsa del fratello Romek, avvenuta in circostanze misteriose durante una gita sui Monti Tatra nel 1963. Della sfortunata comitiva di cinque amici era tornato solo Jacek che, sospettato di aver causato la morte dei compagni, aveva fatto perdere le sue tracce. Un bel giorno Krystyna lo rivede e scopre che l'uomo ha assunto una nuova identità. Decisa a farlo confessare, lo segue e si introduce in casa sua armata di coltello.
Una protagonista caustica e lontana dagli stereotipi per un giallo coinvolgente che parla anche di vecchiaia, solitudine e famiglie che vanno in pezzi.
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ROMANZO NATURALE
Georgi Gospodinov
Un matrimonio finisce. La vita di un uomo all'improvviso precipita e viene misteriosamente a coincidere con quella di altre due persone: l'io narrante, redattore di una rivista letteraria, e un giardiniere pazzo. Una storia che è mille storie, come spesso succede nella realtà. Un'opera sfaccettata, come l'occhio di una mosca, che è anche un trattato di nostalgia.
Uscito in Bulgaria nel 1999, torna in libreria il primo romanzo di Georgi Gospodinov, unanimemente considerato un "piccolo e geniale capolavoro".
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