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IT, Stephen King

Pagine d'autore

George sbatté forte le palpebre e guardò di nuovo. Faticava a credere a quel che vedeva: sembrava il personaggio di una storia, o di quei film nei quali si sa che gli animali balleranno e parleranno. Se avesse avuto dieci anni di più, non avrebbe creduto a quel che vedeva, ma George non aveva sedici anni. Ne aveva sei.

C’era un clown nello scarico. La luce là dentro era molto fioca, ma bastava perché George Denbrough fosse sicuro di quel che vedeva. Era un clown, come quelli del circo o della TV. Per la precisione, era un incrocio fra Bozo e Ciambella, quella (o quello? George non aveva mai capito se era maschio o femmina) che vedeva in un programma per bambini, il sabato mattina. La faccia del clown nello scarico era bianca e c’erano buffi ciuffi di capelli rossi ai lati della testa pelata e c’era un gran sorriso da pagliaccio dipinto sulla sua bocca. Se tutto questo fosse avvenuto solo qualche anno dopo, George avrebbe certamente pensato a Ronald McDonald prima che a Bozo o Clarabella.

Il clown aveva in una mano un mazzo di palloncini, di tutti i colori, come succulenti frutti maturi.

Nell’altra teneva la barchetta di carta di George.

«Vuoi la tua barca, Georgie?» Gli sorrideva.

George rispose al suo sorriso. Non poté farne a meno, perché quello del clown era un sorriso contagioso. «Certo», rispose.

Il clown rise. «‘Certo.’ Mi piace! Ma bene! E un palloncino?»

«Oh... certo!» Allungò la mano... e la ritrasse malvolentieri. «Non devo accettare regali dagli sconosciuti. Me l’ha detto papà.»

«Molto saggio, il tuo papà», si complimentò il clown nello scarico, sorridendo di nuovo mentre George si domandava: Come ho potuto credere che avesse gli occhi gialli? Erano di un blu vivace e limpido, il colore degli occhi di sua madre e di quelli di Bill. «Molto, molto saggio. Vuol dire che mi presenterò. Io, Georgie, sono il signor Bob Gray, altrimenti noto come Pennywise, il Pagliaccio Ballerino. Pennywise, ti presento George Denbrough. George, questi è Pennywise. Ecco, adesso ci conosciamo. Non sono più uno sconosciuto per te e tu non sei uno sconosciuto per me. Giii-iusto?»

George ridacchiò. «Immagino di sì.» Allungò di nuovo la mano... e la ritrasse anche questa volta. «Come sei sceso laggiù?»

«La tempesta mi ha soffiiii-ato via», rispose Pennywise, il Pagliaccio Ballerino. «Tutto quanto il circo ha spazzato via. Lo senti, l’odore del circo, Georgie?»

George allungò il collo. A un tratto sentì odore di noccioline! Noccioline arrostite e ancora calde! E aceto, di quello bianco che si spruzza sulle patatine fritte dal forellino nel tappo! E il profumo dello zucchero filato e delle ciambelle che friggevano nell’olio, insieme con l’odore più debole, ma penetrante, di sterco di animali selvatici. Sentiva anche l’aroma allettante della segatura; tuttavia...

Tuttavia, sotto sotto, c’era olezzo di alluvione e di foglie in decomposizione e di scure ombre di fogna. Questo odore era fradicio e marcio. Odore di cantina.

Ma gli altri erano più intensi.

«Puoi scommetterci, che lo sento», rispose.

«Vuoi la tua barchetta, Georgie?» domandò Pennywise. «Te lo chiedo di nuovo perché non mi sembra che ti stia poi tanto a cuore.» Gliela mostrò, sorridendo. Indossava un costume largo, di seta, con grandi bottoni arancione. Una vivace cravatta color blu elettrico gli ricadeva mollemente sul davanti e alle mani aveva un paio di guantoni bianchi, come quelli di Topolino e Paperino.

«Sì, certo», ripeté George, guardando nello scarico.

«E un palloncino? Ne ho di rossi, verdi, gialli, blu...»

«Volano?»

«Se volano?» Il sorriso del clown si allargò. «Oh sì, eccome. Volano! E c’è zucchero filato...»

George allungò la mano.

Il clown gli afferrò il braccio.

E George vide la faccia del clown trasformarsi.

Ciò che vide allora fu tanto orrido che a confronto le sue più tetre fantasie sulla «cosa» in cantina perdevano ogni consistenza: la sua sanità mentale ne fu distrutta in un sol colpo.

«Volano!» cantilenò la creatura nello scarico con una voce rauca e ridacchiante. Trattenne il braccio di George nella sua presa ferma e viscida e cominciò a tirarlo verso quella terribile tenebra dove l’acqua turbinava e ruggiva tumultuando con il suo carico di detriti verso il mare. George torse il collo per allontanare la faccia da quell’oscurità senza ritorno e cominciò a strillare nella pioggia, a strillare pazzamente nel bianco cielo autunnale che s’incurvava sopra Derry in quel giorno del 1957. I suoi strilli erano stridenti e acuti e in tutta Witcham Street la gente accorse alle finestre.

«Volano», ringhiò l’essere, «certo che volano, Georgie, e quando sarai quaggiù con me, tu galleggerai...»

La spalla di George urtò violentemente il cemento del marciapiede e Dave Gardener, che quel giorno non si era recato al suo posto di lavoro a The Shoeboat a causa dell’alluvione, vide solo un ragazzino in impermeabile giallo, un bambino che strillava e si dibatteva contro il ciglio del marciapiede, nell’acqua fangosa che ogni tanto gli lavava la faccia e faceva ribollire le sue grida.

«Tutto quaggiù vola», bisbigliò la lurida voce sghignazzante e a un tratto ci fu lo schiocco di una lacerazione e contemporaneamente una vampata accecante di dolore, poi George Denbrough non seppe più nulla.

 

da: IT

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  • Titolo: IT

  • Titolo originale: IT

  • Autore: Stephen King

  • Tradutore: Tullio Dobner

  • Copertina rigida: 1206 pagine

  • Editore: Sperling & Kupfer (27 giugno 2017)

  • Collana: Pandora

  • Lingua: Italiano

  • ISBN-10: 8820062909

  • ISBN-13: 978-8820062903

 

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