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LA VEDOVA SOCRATE, Franca Valeri

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Franca Valeri in La vedova Socrate

Ho scritto tanto per il teatro, da Le catacombe in poi. Non ho mai avuto la forza di abbandonarti, mio caro amico, e so che tu me ne sei stato grato.

Ricordi quel giorno in cui mi chiamò Peppino Patroni Griffi, durante la sua direzione artistica del teatro Eliseo, dicendomi che stava leggendo il libro di Friedrich Dürrenmatt La morte di Socrate? Peppino mi disse: «Vorrei un testo che parlasse di sua moglie… chi meglio di te…»

Ne ho fatto un monologo che ho recitato a lungo: La vedova Socrate.

Era importante che s’intitolasse cosí e non La vedova di Socrate. Mi sembrava giusto che il nome del marito, staccato, rimanesse a suggello della sua vedovanza, come un segno di appartenenza.

Ho sempre avuto la fortuna di trovare chi mi elargiva idee. Per esempio il caso.

Ricordo quando seguii a Mosca la troupe del Teatro alla Scala. Stavo spesso con una coppia di coniugi ricchi ed elegantissimi. Partecipavano al viaggio con apparente piacere, e si chiamavano tra loro in continuazione «questa qui» «quello là». Mi sono sempre chiesta quali fossero i loro nomi, che non ho mai saputo, però ho trovato che il modo in cui si chiamavano l’un l’altro fosse un titolo geniale per una commedia. Sí. Un buon titolo per un curioso contenuto. E Questa qui quello là è diventato infatti il titolo di una mia commedia.

Da noi che viviamo una sola volta non ci si deve aspettare mai troppo, tranne forse nella capacità di ricordare. Del resto i ricordi fanno parte di quelle cose che si fissano in un angolo della memoria, mai in tutta.

(da: La stanza dei gatti)

 

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  • Editore: Einaudi (19 settembre 2017)

  • Collana: Supercoralli

  • Lingua: Italiano

  • ISBN-10: 8806236121

  • ISBN-13: 978-8806236120

 

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