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I MEZZEMANICHE, Georges Courteline

Di libri e di letture



«Burlone! Tutto questo durerà più di noi?»

Georges Moineau, alias Georges Courteline, ultimati gli studi di filosofia entrò come recluta nel Reggimento dei Cacciatori a cavallo di Barle-Duc. Fu presto riformato e congedato. Grazie alla raccomandazione di alcuni amici, il padre riuscì a farlo assumere come impiegato all’ufficio dei culti del Ministero dell’Interno. Vi rimase quindici anni, fino all’uscita di Messieurs les ronds-de-cuire, I mezzemaniche.

Ronds-de-cuire, “cerchi di cuoio”. Rond-de-cuir indicava, inizialmente, la ciambella di cuoio da posare sulla sedia per alleviare il dolore di chi era affetto da emorroidi o per chi doveva trascorrere molto tempo seduto. L’utilizzo beffardo che ne fece Courteline finì per rendere il termine rappresentativo della classe dei funzionari. Dei mezzemaniche, giustappunto.

Georges ultimò il romanzo nel pomeriggio del 21 aprile 1893. Dopo cena raggiunse all’Auberge du Clou lo scrittore Alphonse Allais, lo scrittore e paroliere Jules Jouy e il pittore Émile Bonnard. Avevano appena iniziato a giocare a carte quando, d’un tratto, Courteline scattò dalla sedia, agitatissimo. Corse all’ingresso, chiese se avesse lasciato in custodia la borsa, poi tornò dai compagni e comunicò d’aver smarrito la sua cartella con dentro il manoscritto. L’amico Bonnard gli venne in soccorso. Émile era famoso per le sue fandonie. Si lanciò in una narrazione a dir poco fantasiosa: raccontò come Dio avesse dotato Antonio da Padova del potere di ritrovare gli oggetti smarriti, quindi suggerì a Georges di rivolgersi al santo, e di mostrarsi generoso, se voleva essere aiutato. Doveva nondimeno lasciare che fosse lui, Saint-Bonnard, a fare da intermediario. Georges doveva solo preparare il denaro. Il giorno seguente, al consueto appuntamento con gli amici, Émile si presentò con la cartella; la depose sulle ginocchia di Courteline e, tolto il manoscritto, allungò la mano in attesa della ricompensa. Cinquanta franchi.

La Direzione Generale dei Doni e Lasciti diffonde desolazione, traspira solitudine glaciale. Trenta mezzemaniche affogano in questo girone gremito di archivi stracolmi, stipato di pacchi d’incartamenti ricoperti di polvere, dove vi trovano soggiorno addirittura sedie rotte e scarpe ammuffite.

C’è chi arriva perennemente in ritardo con un repertorio di scuse infinito e un inesauribile parentado morente, chi s’immischia nei fatti altrui; chi striscia e lecca, chi sparla e colpisce; chi s’inferocisce e chi non si squassa. Lalalà! Lalalà! Lalalà!

Ci sono furbi, scioperati e scimuniti. C’è chi ha la penna in aria e l’occhio scuro, e chi si attarda sul lavoro; c’è chi arriva alle tre e se ne va dopo un’ora, chi si fa il pediluvio e chi devasta l’ufficio. C’è chi odia e chi ride, chi dorme e chi latra. Ma sì! Ma sì!

Il giro riparte. Da farsa a tragedia, il passo è breve. Cu cù, cu cù!


I tempi cambiano, e cambiano le mode. Certi costumi, invece, non tramontano mai.

Ah, la ferocia di certa gaiezza!


Surreale romanzo dai denti aguzzi. Di quelli che piacciono. O forse no. Dipende su cosa si sta seduti.

©Librisuldivanodeipigri

 

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  • Copertina flessibile: 207 pagine

  • Editore: UTET (11 settembre 2008)

  • Collana: Letterature

  • Lingua: Italiano

  • ISBN-10: 9788802080208

  • ISBN-13: 978-8802080208

  • ASIN: 8802080208

 

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