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IL LIBRO DELL'ESTATE, Tove Jannson

Di libri e di letture

“… una pianta la si sposta dove può stare meglio, per una settimana ce la fa a sopravvivere sulla veranda. Se si sta via più a lungo, la si affida a qualcuno che la bagni, e può essere un po’ complicato. Perfino le piante diventano una responsabilità, come tutto quello di cui si ha cura e che non è in grado di decidere da sé.”

Una vita germoglia, un’altra appassisce. Nel mezzo tutte le tempeste e i bisogni e le assenze tessuti in un’organza di mestizia, ricamata con vaporosa levità e rarefatta ironia.

Non c’è trama nella pagina quotidiana dell’esistenza, ma va a comporre il romanzo della vita il cui disegno è noto: nascere, vivere, morire. Questo sa la vita sfiorita. Questo va scoprendo la novella vita.

Delicato come un acquerello, con qualche guizzo di china fra i colori, Il libro dell’estate è una favola gentile. Contenuta e garbata, sfiora senza toccare, scalda senza accendere. Poeticamente algida.

Algidamente poetica.

“Aha”.

E allora voglio tradurre l’insopportabile petulanza di Sofia come richiesta, prepotente e gridata, di quel mancato slancio istintivo e umano capace di attenuare, per quanto possibile, il dolore della perdita e il senso di smarrimento e rabbia.

Un modo per chiedere qualcosa di più. Alla nonna. E alla penna di Tove.

Fuoco e sale anziché algida poesia.

“Aha”, direbbe Sofia.

“Aha”, ripeterebbe la nonna.

“Aha”, aggiungo io. Perché? C’è una bambina di sei anni alle prese con l’elaborazione del lutto, e mai un abbraccio.

©Librisuldivanodeipigri


 

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  • Editore: Iperborea; 9 edizione (2 luglio 2013)

  • Collana: Narrativa

  • Lingua: Italiano

  • ISBN-10: 8870910075

  • ISBN-13: 978-8870910070

 


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