top of page

L'AMANTE GIAPPONESE, Isabel Allende

Di libri e di letture

L’amante giapponese: agile sorvolata su tutti i flagelli del XX e XXI secolo. Nessuno escluso. Fra un looping e un tonneau c’è di mezzo l’amour! Innocente, proibito, tradito, vissuto, incestuoso, azzardato, rubato, segreto, acquisito, omosessuale, infantile, senile, amicale. Epperò, quello di Alma Belasco, amore, arriva fino alla soglia delle convenzioni. Lì si ferma. Non va oltre. Per non perder le certezze. E il povero Ichimei rimane in modalità “amante”. Ichimei (il cui nome significa “sopravvissuto”), nato prematuro e dato per spacciato, “per i primi mesi non ebbe un nome”. ‘Tanto non campa’, avranno detto i genitori (che così a lungo l’avevano desiderato), indicando gozzanamente l’infante come “il coso con due gambe”.

Irina Bazili, moldava, ventitré anni, con trauma porno-infantile da superare, sostiene un colloquio per l’assunzione presso l’istituto geriatrico Lark House, nato per accogliere anziani non abbienti, ma abitato da duecentocinquanta benestanti. Tutti bianchi. Sono “liberi pensatori, persone in cerca di un cammino spirituale, attivisti sociali ed ecologisti, nichilisti e qualcuno dei pochi hippie rimasti nell’area della Baia di San Francisco.” Direttore della struttura certo Hans Voigt, cinquantaquattrenne che confonde il Che Guevara (stampato sulla maglietta di Irina) per Malcom X. E sì che siamo in America. California. Berkeley. Anno 2010. Van bene le favole. Anche eccessive. Però, è più verosimile il fantasma (che non manca) del direttór.

Negli intrecci esistenziali di e fra l’ottantaduenne Alma e la giovane Irina una miriade di temi focali, spessi e pesanti, rotola come piselli sbaccellati davanti alla TV. Così, con nonchalance.

Fra una piaga e l’altra, pesci fuor dell’acqua “rantolano”, cani affamati vagano in “mute”, scarafaggi “nottambuli” scorrazzano. La voce narrante fa “barbellare” (termine dialettale lombardo) anziché tremare, “bidonare” invece che dar buca o piantar in asso. Mi chiedo perché. E perché mi chiedo “Nathaniel TEMEVA CHE i due uomini, già in possesso del denaro, POTEVANO benissimo sparar loro…”. Inezie, che non giovano al già fiacco procedere.

La scorrevolezza della scrittura non basta a reggere una narrazione poco consistente e ancor meno credibile; narrazione che attraversa temi di grande rilievo storico e sociale senza mai soffermarsi per approfondire. È come buttare tanti semi senza coltivarne alcuno. Rimane un romanzo debole, non certo all’altezza di un nome tanto celebrato.

©Librisuldivanodeipigri

 

Vai al libro su Amazon: L'amante giapponese

  • Forniture assortite: 281 pagine

  • Editore: Feltrinelli (15 ottobre 2015)

  • Collana: I narratori

  • Lingua: Italiano

  • ISBN-10: 8807031604

  • ISBN-13: 978-8807031601

 


bottom of page