Di libri e di letture
Sono stati compagni di scuola, Adele Guidi e Atide Bianciardi. Alle normali, dove si diventa maestri. La sua mamma è nata maestra. Il suo papà non è nato nulla. Nel ’14 lei inizia a fare la maestra; lui, suo padre dal nome assurdo, va militare di leva senza aver finito gli studi. Lei maestra da sempre e per sempre. Lui portiere di calcio, fattorino, segretario, cassiere di banca.
Quella di Luciano non è una famiglia povera. Povera è la società italiana. Così Alide lustra la bicicletta, i suoi vestiti smessi vengono recuperati e rifatti per il figlio, le scarpe si risuolano cinque, sei volte. Quando Atide compra un atlante geografico a rate, Adele lo accusa di voler la fine della famiglia.
Luciano, da bambino, non ama sua madre. Se a scuola è maestra, a casa lo è di più. Perfezionista, pretende dagli alunni come dal figlio. E il figlio della maestra Bianciardi all’età di sei anni inizia a recitare la parte del primo della classe. Al ginnasio il voto massimo è otto. Ovvio che mamma Adele pretenda sempre l’otto. E poi è questione d’orgoglio familiare. I due figli della zia Isa sono più o meno coetanei di Luciano. Bravissimi a scuola. Non solo, suonano uno il pianoforte, l’altro il violoncello. Allora avanti, violoncello e media dell’otto per non sfigurare con la zia.
Se a scuola prende otto va bene. Sette un po’ meno. Sei, è un ceffone assicurato. Arrivato da scuola, dopo aver mangiato, inizia a studiare fino all’ora di cena. Ogni giorno così fino al sabato, giorno in cui gli è concesso d’uscire.
Se tarda, mamma Adele lo va a scovare armata di un robusto mestolo di legno nascosto sotto il cappotto. Ogni sabato.
La domenica va alla partita con papà Alide. Al ritorno sua madre gli presenta il conto per le ore di svago. Libro e studiare.
Prende sempre otto, il Luciano. Qualche volta persino nove.
Poi la guerra, la Seconda, chiama il giovane. E la madre opprimente e protettiva nulla può. Al ritorno, il ragazzo, ragazzo non è più. S’è fatto uomo. Deciso a liberarsi dalla catena materna sposa una coetanea che la madre contesta. Figurarsi, ha persino avuto un fidanzato prima di lui. Alla nascita dei nipoti la mamma si fa meno maestra e più nonna. Gli equilibri cambiano.
E si finisce per volersi bene.
Un Bianciardino fa bene. Un po’ d’amara ironia. Un po’ di nostalgia.
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