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LA CANZONE DI ACHILLE, Madeline Miller

Di libri e di letture


Inizio la lettura con entusiasmo. Da bambina lessi un libro dal titolo Achille e Patroclo, rimasi talmente affascinata dalla figura di Patroclo che ne conservo ancora il ricordo.

Patroclo narra:

Mio padre era un re, figlio di re. Come la maggior parte di noi, non era molto alto e aveva la corporatura di un toro, era tutto spalle. Sposò mia madre quando lei aveva quattordici anni, dopo che la sacerdotessa gli aveva assicurato che sarebbe stata feconda. Era un buon accordo: lei era figlia unica e tutte le fortune del padre sarebbero andate a suo marito.

L’incipit promette bene. Le pagine scorrono. L’intensità, invece, va sfumando. Fino a che la mia mente vagheggia sdraio e ombrellone. A righe. Proseguo. Patroclo racconta. Mi piacerebbe regalare il libro a una persona cara, appassionata di epica e miti antichi. E per principio non dono libri che non conosco. Epperò, i personaggi si fanno meno credibili, la narrazione più cedevole. Arrivo all’episodio in cui Diomede suggerisce a Licomede di chiedere a Odisseo di raccontare la storia di sua moglie. Odisseo raccoglie l’invito e comincia a parlare. Quando, con una smorfia di disgusto, il re di Argo lo interrompe: «Sono stufo marcio di ascoltare la storia del tuo letto nuziale.» Odisseo replica: «Allora forse non avresti dovuto suggerirmi di raccontarla.»

E qui il sobbalzo. Il re prorompe con: «E forse tu dovresti inventare qualche nuova storia del cazzo, così non sarei costretto a morire di noia.»

Mi sorge spontanea e improvvisa la domanda: ma il termine “cazzo” quando è entrato in uso? Sarà scritto così anche nella versione in lingua originale? Sarà una botta di colore per rinvigorire la narrazione che s’è un po’ ammosciata? Controllo. L’etimo è incerto, pare che derivi dal nome del maschio dell’oca: l’ocazzo. Liquidata la o, ecco il nome che rappresenta il ben noto organo. Il suo ingresso in società è tuttavia successivo al tempo dei nostri eroi.

Cerco allora il testo originale: «And perhaps you should get some new stories, so I don’t fucking kill myself of boredom.» Che tradotta terra terra, la frase suona: “E forse dovresti inventare qualche nuova storia (virgola!), così non mi ucciderei per la noia”. Un volo d’uccello che da là è migrato di qua. Diciamo che s’è trattato di un fenomeno di fucking translation.

Mi fermo qui. Tanto basta. E non dite che a me basta poco. Leggete l’Iliade.

©Librisuldivanodeipigri

 

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  • Copertina flessibile: 382 pagine

  • Editore: Marsilio (10 gennaio 2019)

  • Collana: Universale economica Feltrinelli

  • Lingua: Italiano

  • ISBN-10: 8831780980

  • ISBN-13: 978-8831780988

 


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