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UN ADDIO COME TANTI, Emina Ristovic

Aggiornamento: 28 ago 2021

Pagine da scoprire


Emina Ristovic è un’autrice serba, italiana di adozione dal 2000. Ha esordito in Serbia col romanzo Balkanski virus (Il virus balcanico), pubblicato da Alma, 2009.

Si è classificata semifinalista al concorso letterario La Giara, edizione 2016, con il romanzo in lingua italiana L’identità velata.

Racconti:

Sulle ali della libertà, AA.VV. Premio Prato città aperta 2016, Poesie e racconti, Marco del Bucchia Editore

Al confine, AA.VV. I racconti di Cultora 2016, Nord Historica edizioni

Un addio come tanti, AA.VV. I racconti di Cultora 2017, Nord Historica edizioni




È successo di nuovo. Qualcosa si è spezzato tra noi. Cuci e ricuci, lo strappo è sempre lì.

Questa volta però non si torna indietro. La nostra barca è naufragata. Non ci saranno scialuppe di salvataggio. Non ci saranno coperte che tengono il corpo al caldo.

Non ci sarà nulla di nulla. Siamo arrivati al capolinea. Il viaggio per noi finisce qui.

Sofia interrompe la scrittura e appoggia la penna sul tavolo. Il viso rabbuiato, la fronte corrugata. Sospira, con una mano tremante prende il foglio, lo appallottola e poi lo lancia a terra.

È il suo decimo tentativo fallito di lasciare Cesare: un grande nome, un uomo così piccolo. E non si riferisce alla statura.

Perché le costa tanto dirgli che è uno stronzo? Le ha rovinato la vita, e nonostante tutto sente di amarlo ancora.

Stupida.

Un altro sospiro. Il rumore di carta strappata. La penna graffia il foglio con tutta la forza di cui è capace.

Scusa, ma non ho il coraggio di dirtelo guardandoti negli occhi. È banale lasciarsi con una lettera, non sarebbe nemmeno nel mio stile. Ma se parlo, sento che finiremo per fare ancora pace e non lo voglio.

A te forse una minestra riscaldata piace, a me no, non più.

Rilegge con attenzione, per niente convinta di aver scelto le parole giuste. In pratica, gli sta dimostrando che è una debole. Con quel “far pace” pensa chiaramente ai loro corpi avvinghiati.

Stupida.

Un altro sospiro. Accartoccia la carta con rabbia e la getta in un angolo. Cosa le costa scrivergli un semplice addio e basta?

Non è il coraggio che le manca, nemmeno il momento adatto per farlo. C’è però qualcosa di sbagliato in lei se continua a rimandare l’inevitabile.

Deve lasciare Cesare. La scusa dell’amore che prova per lui non regge più. Ma lo ama davvero o è solo l’abitudine che li lega?

Il sesso, Sofia — pensa ma non lo esprime a voce alta — semplice sesso. Si chiama così, basta con il romanticismo da quattro soldi.

Sì, deve lasciare Cesare oggi stesso.

Dal vivo.

Dopo aver fatto la doccia, Sofia si osserva allo specchio. I segni delle mani robuste di Cesare non si notano tanto come prima. Le vere ferite sono altre; le hanno lasciato un segno profondo nel cuore e nell’anima.

Per fortuna non hanno figli, almeno a loro è stato risparmiato il dolore di vedere in azione (un) padre violento.

A volte si chiede come sia riuscita a sopportare i suoi malumori e le grida. Perché taceva? Perché faceva di tutto per evitare l’imbarazzo che sentiva ogni volta che Cesare combinava guai? Per il quieto vivere, si era persino inventata mille scuse pur di difenderlo.

Fosse servito a qualcosa.

Con il tempo sono diventati due estranei. Si ritrovano solo a letto.

Perché l’ha permesso? Per amore? Chi ti ama non ti regala lividi ma rispetto.

S illudeva che cambiasse.

Stupida, stupida, e ancora stupida.

Nel riflesso vede il corpo martoriato di sua madre. Ha ereditato da lei la stessa sorte.

Suo padre è forse riuscito a diventare un uomo migliore?

No.

Gli uomini non cambiano.

Sofia apre l’armadio e sceglie un vestito qualsiasi. Non ci tiene a essere bella per Cesare. Per quello che ha da dirgli, potrebbe andare bene anche una semplice tuta da ginnastica.

Deve solo comunicargli che è arrivato il momento di separare le loro strade. Senza rancore. Inutile tenere in piedi una relazione che non funziona ormai da tanto tempo. Hanno entrambi il diritto di innamorarsi di nuovo ed essere felici.

Lei ha il diritto di amare veramente.

Cesare non la prenderà bene. Sofia ha preparato un discorso sotto il potente getto d’acqua gelida. Deve essere lucida se vuole riuscire nell’impresa.

Gli ha dato appuntamento in un piccolo caffè vicino al suo ufficio. Mancano due ore all’incontro.

No, forse la tuta non è una buona idea. Ne ha solo nere, ma non è in lutto. Oggi ricomincerà a vivere. Meglio scegliere un vestito a colori sgargianti, da festa.

Sì, Sofia ha molto da festeggiare. La vita è bella nonostante tutto.

Si veste cantando, in allegria. Un filo di trucco, poco. Cesare non deve capire subito che è un giorno particolare.

Il giorno in cui finalmente lo manderà al diavolo.

Cesare arriva puntuale, in mano un bouquet di fiori. Sorride. Sofia pensa che è molto elegante, e anche bello.

Stupida.

Un bacio lieve. Non sente nulla in particolare. Da molto prova solo pena per Cesare. Non lo ama, forse non l’ha mai amato. Ha semplicemente visto in lui il padre che le è mancato.

Stupida.

Le dava sicurezza. Si sentiva protetta e amata come mai prima di allora. Non era particolarmente istruito, ma non era stupido. La faceva ridere di continuo. per non dire dei regali, pensati apposta per lei. Era molto attento ai dettagli e questo a Sofia piaceva davvero tanto.

Stupida.

Perché ci pensa? Quel che è stato ormai appartiene al passato remoto. Farebbe meglio a tenere ben presente tutto il male che Cesare le ha procurato negli ultimi quattro anni.

Deve solo sputargli in faccia un semplice addio.

Perché ci mette tanto?

Dopo l’aperitivo, Sofia finalmente prende coraggio. Dice che gli deve parlare. È urgente e non può aspettare.

Va bene, risponde, la faccia rabbuiata.

— Così non si può continuare — comincia Sofia — non andiamo da nessuna parte.

Cesare tace. La guarda dritto negli occhi.

Lei lo prende come un incoraggiamento, forse non è tutto nero come temeva.

— Non provo più nulla per te — continua Sofia, la voce trema un pochino — è inutile continuare a fingere. Scopare non è la soluzione.

Non parla d’amore, ma di sesso. Inutile girare intorno cercando parole dolci.

Tra loro è finita.

Per lei è finita.

Cesare scatta in piedi e rovescia il tavolino con gran fracasso. Sofia grida e si porta i palmi delle mani sulle orecchie. Lui la prende per un braccio e la trascina via nonostante le proteste della gente.

In un vicolo cieco, all’ora di cena, si perdono le tracce della coppia.

Il mattino seguente, la madre di Sofia è in cucina e fa colazione. Dal salotto si sentono i rumori della tv accesa. La giornalista parla di un delitto passionale avvenuto nella notte. Quando sente il nome di Cesare, seguito da quello di sua figlia, la tazza di caffè che stringe tra le mani scivola, cade sul pavimento frantumandosi in mille schegge insieme al suo cuore.

©Emina Ristovic

 

Per contattare l'autrice:

Profilo Facebook: Emina Ristovic

Sito personale: Il mondo intorno a me

 

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