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DISSIPATIO H.G., Guido Morselli

Di libri e di letture


«gli uomini ubbidiscono alla chiamata della Morte». Io, per esempio, non ho ubbidito. Ero refrattario alle «chiamate», evidentemente; virtù o viltà, sopravvivo.

Forse né virtù né viltà. Mediocrità catafratta, che come tale ha trovato grazia.



Dissipatio H.G. Dissipatio Humani Generis. Dissipazione della razza umana.

Quando il protagonista desiste dal togliersi la vita, uscito dalla grotta non trova più segno dei suoi simili. Dissolti, svaporati, nebulizzati. Gli esseri umani sono svaniti senza lasciare traccia, chiudendo «l’intermezzo breve» che per l’umanità «aveva il nome di Storia». E lui, che voleva morire, rimane l’ultimo uomo sulla terra, Adamo senza Eva, testimone allucinato in un allucinante paradiso terrestre. L’orrendo prodigio s’è compiuto in silenzio, senza fragori né folgori né squilli di trombe. Gli oggetti, ieri divinizzati oggi divinità, rimangono, e rimane la natura.

La natura non si è accorta della notte del 2 giugno. Forse si rallegra di riavere in sé tutta la vita, chiuso l’intermezzo breve che per noi aveva il nome di Storia. Sicuramente, non ha rimpianti né compunzioni”.

Dissipatio humani generis.


La terra è ancora viva, le montagne continuano a esistere, l’acqua dei fiumi a scorrere; gli uccelli continuano a cantare, le mucche a muggire, i cani a abbaiare, i gatti a giostrare per le vie; gli animali a vivere, a riprodursi; le piante a crescere, i fiori a sbocciare. L’erba è verde e rigogliosa. La pioggia scende, il sole splende. Dell’uomo, il mondo può fare a meno. Tanta filosofia sulla sovranità degli uomini è cancellata. Dissipatio humani generis.

La fine del mondo? Uno degli scherzi dell’antropocentrismo: descrivere la fine della specie come implicante la morte della natura vegetale e animale, la fine stessa della Terra. La caduta dei cieli. Non esiste escatologia che non consideri la permanenza dell’uomo come essenziale alla permanenza delle cose. Si ammette che le cose possano cominciare prima, ma non che possano finire dopo di noi. Il vecchio Montaigne, sedicente agnostico, si schierava coi dogmatici, coi teologi: «Ainsi fera la mort de toutes choses notre mort». Andiamo, sapienti e presuntuosi, vi davate troppa importanza. Il mondo non è mai stato così vivo, come oggi che una certa razza di bipedi ha smesso di frequentarlo. Non è mai stato così pulito, luccicante, allegro”.

Tuttavia, l’uomo non è fatto per la solitudine. Il protagonista agogna il suono d’una voce umana, la presenza di un corpo. Dissemina manichini dall’eterno sorriso nella città disabitata. L’illusione è un lampo, la solitudine duratura, terrifica e angosciante. Non resta che l’attesa. E mentre attende, guida la sua «vetturetta apocalittica, su asfalti silenti, inodori, asfalti dell’eternità». Infine, siede sulla panchina di un viale a guardare «la vita che in questa strana eternità si prepara» sotto i suoi occhi.

Perché, lui che voleva lasciare la vita terrena, è sopravvissuto? C’è stato un errore? È forse l’eletto? O il ripudiato? È forse una condanna? Una possibilità di rinascita? O il prodromo d’un agonico tramonto, dopo l’ultima sigaretta?


Il 26 novembre 1948, nel suo diario, aveva scritto: «Nessuno si è mai tolto volontariamente la vita. Il suicidio è una condanna a morte della cui esecuzione il giudice incarica il condannato».

Il 31 luglio 1973, rientrato da una villeggiatura a Magugnaga, Morselli trovò due plichi di altrettante case editrici: entrambe avevano respinto il manoscritto di «Dissipatio H.G». La stessa sorte che era toccata alle altre sue opere. Parlò col custode della casa, consumò la sua cena a base di formaggio e latte fresco. Scrisse un biglietto: «senza rancore». Poi, si affidò alla ragazza dall’occhio nero, chiudendo così il tempo dei «cerimoniali di agonia» com’egli definiva la consegna delle sue opere agli editori. Il giorno seguente, la donna delle pulizie lo trovò privo di vita, in bagno, accasciato su una sedia da giardino. Nessun giornale diede notizia della sua morte: Guido Morselli, per il mondo, era uno sconosciuto.

Un anno dopo la sua scomparsa, la casa editrice Adelphi iniziò, con «Roma senza papa», a pubblicarlo, eludendo l’oblio cui pareva destinato.

Guido Morselli, scrittore geniale. Scrittore postumo.

Leggetelo.

©Librisuldivanodeipigri

 

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  • Editore: ‎ Adelphi (27 giugno 2012)

  • Lingua: ‎ Italiano

  • Copertina flessibile: ‎ 142 pagine

  • ISBN-10: ‎ 8845927156

  • ISBN-13: ‎ 978-8845927157

  • Peso articolo: ‎ 18,1 g

  • Dimensioni: ‎ 12.3 x 1.5 x 19.8 cm

 

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